Con Paolo Graziosi non se ne va solo una parte della nostra città, un pezzo del miglior teatro italiano e un protagonista del cinema d’autore.
“Con Paolo Graziosi non se ne va solo una parte della nostra città, un pezzo del miglior teatro italiano e un protagonista del cinema d’autore. Se ne va un attore. Sembra banale ma la vita di Paolo si è snodata tutta lungo la strada impervia dell’interpretazione, di quello che con felice sintesi qualcuno ha definito ‘il mestiere dell’attore’. In una sua intervista di qualche anno fa, alla domanda ‘Cosa direbbe a un giovane che vuole intraprendere la carriera dell’attore?’, lui rispondeva così: ‘Lo sconsiglierei vivamente, sta diventando sempre più difficile in una situazione come sappiamo talmente disastrosa di questo Paese in questo momento. È chiaro che ci vuole una determinazione, una passione e una capacità di sopportare qualsiasi cosa’.
Risposta senza mezzi termini che però si scontrava con il suo gigantesco, enorme esempio di uomo appassionato del palcoscenico, nato a Rimini nel 1940, al debutto attoriale appena compiuta l’età adulta. Di lì 60 anni alternati tra teatro, televisione, cinema. Ruoli da protagonista e da caratterista ma tutti legati a un unico filo rosso: l’attore è un soggetto ‘sociale’ e dunque l’impegno civile deve essere la molla e il propellente di qualunque ruolo interpretato o vestito indossato, sia che si salga sul palco in una pièce classica oppure nei panni di Aldo Moro nel capolavoro di Sorrentino ‘Il divo’. C’è una coerenza profonda nella vita di Graziosi, legata a doppio filo alla coerenza dell’attore, pur attraversando mezzi e generi, apparentemente diversi e di differente grado di ‘nobiltà’.
L’esempio personale è la risposta più vera e coerente a quella domanda. Perché se è vero che quello dell’attore è un mestiere difficile, spesso impossibile, è altrettanto vero che nulla come esso è sfidante, affascinante, ammaliante.
Sui palcoscenici riminesi è stato varie volte protagonista, lo ricordiamo in particolare nel 2016 al Teatro degli Atti con la moglie Elisabetta Arioso in Edipo in compagnia di Alberto Bassetti, nel 2015 al Novelli ne Il ritorno a casa di Harold Pinter nella produzione del Teatro Metastasio della Toscana e Spoleto Festival dei 2Mondi, e ancora al Teatro Novelli, sempre con la moglie, nel 2005 con La lezione di Ionesco.
Leggiamo che la sua famiglia ha voluto poco fa omaggiarlo con questo pensiero: ‘Vogliamo omaggiare l’artista insieme a tutte le persone che lo hanno conosciuto e amato’. Rimini si unisce a questo omaggio e, nell’ambito della sua attività teatrale e cinematografica, cercherà la migliore iniziativa per valorizzarne l’eredità artistica e umana.”