La data di riferimento per la ripresa delle attività scolastiche attualmente non cambia, e rimane quella prevista dal calendario scolastico presentato ad inizio anno scolastico, venerdì 7 gennaio.
La decisione – che riguarda le scuole di ogni ordine e grado - dipende, è bene ricordare, dai livelli amministrativi superiori a quello locale, ovvero il Governo e le Regioni, da cui non ci è arrivata comunicazione di eventuali altre date, confermando dunque quella già prevista. A questa il Comune di Rimini si sta adeguando, tenendo un monitoraggio quotidiano dello stato di salute del personale addetto alle proprie scuole di infanzia e nidi, e approfittando del periodo di interruzione delle attività didattiche per svolgere interventi a favore della salubrità degli spazi scolastici e piccoli e medi lavori di manutenzione.
“Il nostro scopo – spiega Chiara Bellini, Vice Sindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini – non cambia, ed è quello di garantire il regolare svolgimento di un servizio pubblico essenziale, come quello dei servizi educativi. Al momento abbiamo avuto da Governo e Regione la conferma del 7 gennaio come data di riapertura delle scuole di ogni ordine e grado. È in ogni caso evidente che siamo di fronte ad un quadro fluido e in continua evoluzione, che monitoriamo in tempo reale. Il nostro obbiettivo è quello di farci trovare pronti per ogni tipo di decisione venga comunicata dal Governo o dalla Regione, anche fino la sera del 6 gennaio, in base all’andamento dei contagi. Per questo abbiamo lavorato, sfruttando al meglio la pausa natalizia, per l’implementazione della salubrità degli spazi educativi, che sono già pronti per la riapertura in sicurezza. Un quadro meno definito è invece quello dello stato di salute del personale che, pur essendo monitorato quotidianamente, potrebbe creare qualche problema organizzativo. Aldilà degli aspetti più tecnici, concludo evidenziando come la prudenza, quanto mai necessaria in questi casi, non debba però trasformarsi in paura. Certo, la scuola deve aprire con cognizione ma non a qualunque condizione - quello non sarebbe un buon servizio - ma serve coraggio e la consapevolezza che dalla continuità dei servizi educativi passa buona parte della qualità della vita della nostra comunità”.