L’abbandono di territori interi sta diventando un’emergenza nazionale. E non è più solo questione di turismo.
“Ieri pomeriggio, durante l’incontro organizzato da Visit Rimini con la componente privata della filiera turistica, albergatori soprattutto, ho voluto sottolineare un concetto. Al di là delle questioni prettamente concernenti il turismo costiero, occorre avere presente che Rimini non è un’isola, ma che solo in una logica di territorio più ampio è possibile delineare e sviluppare nuove e vincenti linee di prodotto turistico. È uno sforzo che, ad esempio, Visit Rimini sta facendo e che farà ancor più nel 2022 promuovendo un vero e proprio portale per la commercializzazione di pacchetti turistici che abbiano come meta e oggetto l’entroterra, della Valmarecchia e della Valconca. Ma gli eventi, le rocche, i castelli, i paesaggi naturali e i musei per potere vincere, devono essere raggiunti . Oggi il 95 per cento di questi itinerari esperienziali ha la possibilità di essere ‘scoperto’ solo salendo a bordo di un’auto privata. È un tema non secondario: i paesi della cintura collinare vicina e meno vicina sono evidentemente meno raggiunti da linee di trasporto pubblico, anche specificatamente turistico, rispetto a 30 anni fa. Se non vogliamo considerare questi splendidi paesi esclusivamente come la ‘serra’ per le scampagnate domenicali di chi vive in Riviera o di un turismo costretto a rispecchiarsi esclusivamente nelle fortune o sfortune di quello balneare, occorre dire che il tema entroterra è molto più vasto rispetto allo specifico turistico.
Nei giorni scorsi mi è capitato sottomano il Profilo di Comunità della Romagna, compilato da VolontaRomagna. Tra i tanti dati interessanti mi ha colpito quello riguardante l’alta Valmarecchia. Rispetto a 10 anni fa tutti i Comuni di quell’area, tranne Talamello, sono interessati da un fenomeno di sensibile decrescita demografica, in particolare per le fasce d’età da 0 a 14 anni (- 29 per cento) e da 15 a 39 anni (- 19 per cento). Più o meno lo stesso per quanto riguarda l’economia: il calo di aziende tra 2010 e 2020 si attesta sull’8,5 per cento.
Questi sono numeri ma è sufficiente l’ occhio: basta recarsi in Valmarecchia e in Valconca per registrare come sempre più in queste aree della provincia campeggino i cartelli ‘vendesi’, ‘affittasi’, ‘chiusura attività’. Ci sono eccezioni ma appunto sono eccezioni che riguardano quei luoghi investiti in qualche mese dell’anno da flussi di visitatori superiori alla media e proprio per questo caratterizzati da attività e imprese a chiara trazione turistica piuttosto che residenziale. Si parla di PNRR, si progetta per il PNRR, ma il PNRR ha senso vero solo se interviene su quelli che sono problemi strutturali e di modernizzazione del nostro Paese. E spopolamento dell’entroterra e denatalità sono problemi enormi e strategici come e più del miglioramento della rete ferroviaria. Che si tratti di turismo o che si tratti di residenza, la collina e la montagna hanno bisogno di servizi. Il trasporto, la sanità, il lavoro. Per una lunga fase della nostra storia più o meno recente si sono tagliati o ridotti i servizi in base all’utenza potenziale e dunque i primi a cadere sotto la mannaia non potevano che essere i piccoli Comuni. Il Covid ci ha mostrato in tutta la sua drammaticità l’errore della metropolizzazione fondata sull’eccesso di aggregazione di ogni tipo. Il PNRR deve occuparsi di questo, e magari anche la pianificazione precedente alla pandemia potrebbe essere ridiscussa perché l’abbandono di territori interi sta diventando un’emergenza nazionale. E non è più solo questione di turismo”.