La parte lesa è soprattutto la comunità riminese, i suoi cittadini, il suo tessuto socioeconomico.
“Il quadro che emerge dalle indagini dell’operazione ‘Free Credit’ assume contorni penali gravi e preoccupanti, nonché socialmente pericolosi e disgustosi. Le accuse nei confronti degli imputati, che dovranno naturalmente essere provate nelle sedi preposte, mettono in luce uno scenario criminale profondo e cinico allo stesso tempo, una miseria prima umana e poi professionale che martoria il corpo già debole delle comunità, dell’economia e del lavoro per la pandemia. C’è un aspetto terribile in questa vicenda ed è quello profondamente diseducativo di un pezzo di imprenditoria, sicuramente minoritario e marginale ma comunque esistente, che immediatamente, quasi per riflesso ancestrale, si appropria di una ciambella di salvataggio offerta per il bene comune, trasformandola in una sorta di zattera per la propria avidità, la propria insana voglia di appropriazione. Senza neanche il pur minimo senso di colpa, un lacerto di buongusto. ‘È pazzesco, il Governo vuole essere fregato’ è l’intercettazione resa pubblica, uscita dalla bocca di uno degli imputati. È l’inversione grottesca di qualsiasi morale o etica: evidentemente per questi signori se c’è un colpevole delle loro truffe è proprio lo Stato italiano, ‘inopportunamente’ generoso verso la comunità nazionale messa in ginocchio dal virus e necessitante con misure finanziarie straordinarie di essere rimessa in piedi. C’è una convinzione perversa, che forse non è solo auto giustificazione, nel considerare colpevole ‘il buono’, colui che dà, quasi che esso stesso volesse farsi ‘fregare’ e dunque per questo non c’è reato né colpevolezza, al limite ‘furbizia’.
Indagini come questa mettono bene in chiaro come le misure eccezionali rese operative dai diversi Governi dalla primavera 2020 ad oggi siano state considerate alla stregua di un assalto alla diligenza. E’ implicito che la straordinarietà e l’entità di questi provvedimenti ad hoc abbia attratto anche una serie di soggetti nuovi e improvvisati, una bolla che è circolata nel corpo dell’imprenditoria sana, giustamente adesso scioccata e arrabbiata per il danno presente e futuro che ora verrà a seguito di queste ‘mele marce’ anche da parte di uno Stato che, come accade sempre dopo certi fatti, irrigidirà le maglie della procedura e della burocrazia, rendendo più complessa l’attività delle imprese sane, oggi più che mai vere e proprie parti lese. Ma parte lesa è soprattutto la comunità riminese, i suoi cittadini, il suo tessuto socioeconomico. L’auspicio nostro è che la Giustizia, questa volta, arrivi rapidamente alla verità, qualunque essa sia, fosse anche la peggiore. In quest’ultimo caso, le pene dovranno essere severe, prive di qualsivoglia attenuante. Oggi le parti lese da questa vicenda sono prima di tutto e di tutti 150 mila riminesi”.