Le considerazioni sulla lettura dei numeri e della classifica.
Il rapporto annuale che il Sole 24 ore dedica alla qualità della vita assume in questa 32esima edizione una valenza particolare, perché in maniera ancora più approfondita e accurata dello scorso anno prova a fornire indicazioni sull’impatto che la pandemia da Covid ha avuto nei diversi territori del nostro Paese, dando anche chiavi di lettura utili per guardare in prospettiva attraverso le traiettorie indicate dal Pnrr. La ricerca si propone dunque non solo come fotografia della geografia del benessere delle nostre città, ma quasi come una bussola per orientare la programmazione della fase della ripresa su temi come ambiente, impresa, servizi ma anche politiche per l’infanzia e ‘gender equality’.
Andando a guardare i numeri e la classifica, la ricerca conferma alcune caratteristiche e segnala anche controtendenze del territorio provinciale riminese, che resta nella prima metà della classifica (43°), in lieve flessione. Si cresce su alcuni macro indicatori legati all’andamento dell’economia (59° in ricchezza e consumi, +4 e 16° in affari e lavoro, +10) con buone performance per le nuove imprese iscritte e start up, oltre a segnare un miglioramento in quel settore endemicamente più critico, quello della ‘giustizia e sicurezza’, che migliora di 13 posizioni. Stabile e positivo il parametro legato all’ambiente e ai servizi (12°, -1) – dove spicca la crescita della rete ciclabile (+10%), mentre si perde terreno su cultura e tempo libero, dove inevitabilmente ha inciso la pandemia, pur restando nella top ten, grazie all’offerta culturale, museale e legata allo sport.
Al netto però dell’analisi nel ‘micro’, credo sia necessario ampliare la lettura oltre i confini provinciali, guardando all’Emilia Romagna e alla nostra area vasta nel loro insieme e nella loro complessità. L’analisi del ‘Sole’ attesta un’evidenza: la nostra è una regione con un’ottima qualità della vita e alto standard di servizi, con gli aspetti virtuosi che superano le vulnerabilità. Scorrendo la graduatoria però non si può far a meno di notare come tutti i capoluoghi di provincia regionali, seppur ampiamente sopra la media nazionale, perdano terreno rispetto allo scorso anno, che si tratti di scostamenti di poco conto (Reggio Emilia, -2 posizioni) o di cali più marcati (Forlì Cesena, -26). Una flessione leggera e non certo allarmante, che deve essere letta con la cautela e con il beneficio che richiedono questo tipo di classifiche, ma che merita comunque di essere presa in considerazione da chi, oggi, si trova nelle condizioni di poter e dover fare scelte decisive per il futuro delle nostre città, forti delle opportunità aperte dal Pnrr. Partendo da una consapevolezza: oggi la crescita non passa da ragionamenti chiusi e autoreferenziali, ma richiede il gioco di squadra tra territori e istituzioni, mettendo da parte campanilismi e interessi di parte. Un approccio di ampio respiro, che consenta di non cadere in errori del passato, per programmare uno sviluppo sia infrastrutturale sia di servizi capaci di mantenere l’Emilia Romagna tra le regioni leader in Italia. In quest’ottica la Romagna si sta già mettendo in gioco grazie ad esempio all’ambizioso progetto Romagna Next, che si pone come laboratorio per una pianificazione strategica di area vasta che consenta di irrobustire le sinergie tra territori, pur nel rispetto delle diverse peculiarità, e di far fruttare al meglio le risorse del Pnrr. Una strada sicuramente non facile da percorrere poiché richiede dialogo, costruzione e sinergie solide, ma che già nel breve e medio termine potrebbe portare risultati importanti e rappresentare un modello per un nuovo approccio programmatico”.