Dialogo partecipato, non solo tra le diverse sensibilità rappresentate in consiglio comunale, ma anche con la comunità, le sue associazioni, le realtà di quartiere, i cittadini.
Comincia, con il confronto avvenuto questa mattina nella prima commissione consiliare, il percorso verso la realizzazione, a Rimini, di nuove modalità di partecipazione civica. L’impegno che, già dalla campagna elettorale, ci eravamo presi era quello di lavorare per istituire dei luoghi di confronto tra il territorio e l’Amministrazione comunale, che andassero a sopperire all’assenza delle Circoscrizioni, abolite per legge nel 2010. Non vogliamo però che questo passaggio così importante per la città venga calata dall’alto ma, anzi, l’obbiettivo è che diventi oggetto di un dialogo partecipato, non solo tra le diverse sensibilità rappresentate in consiglio comunale, ma anche con la comunità, le sue associazioni, le realtà di quartiere, i cittadini.
Dare valori nuovi a vecchi strumenti, come quelli delle passate circoscrizioni, significa riconoscerne il valore dal punto di vista della rappresentanza territoriale, ma anche la necessità di cambiarne radicalmente il funzionamento. A nessuno interessa ripristinare forme burocratizzate e bloccate di rappresentanza ma, semmai, avviare percorsi di capacitazione – per dirla con le parole della filosofa Martha Nussbaum -in grado di dare risalto e protagonismo sociale nella gestione dei beni comuni e nelle scelte della città ai cittadini intesi sia in forma singola che associata.
Ho affermato che il metodo partecipativo ha generato e genera alcuni dubbi sul suo versante applicativo (il governo della città). Una preoccupazione comprensibile ma non giustificata, in quanto la democrazia partecipativa non intende “espropriare” l’Ente pubblico - e chi lo amministra in forza del consenso elettorale - del potere di decisione, che rimane una sua prerogativa. La partecipazione dei cittadini intesa come cittadinanza attiva non ha, infatti, carattere vincolante per l’Ente. Ma quel potere decisionale che si fonda sulla partecipazione civica ha maggior forza/autorevolezza/credibilità proprio perché frutto del confronto e della interazione con i cittadini.
L’errore che non possiamo permetterci è quello di concedere aperture “di facciata” a procedure inclusive per ragioni di immagine o elettorali o simili, cosa che minerebbe le basi stesse della democrazia partecipativa. Per questo motivo occorre un ripensamento del ruolo dell’Amministrazione, che sarà (anche) quello di promotore e garante dei processi partecipativi. Un metodo capace di sviluppare, valorizzare e calibrare il ruolo di decisore dell’Amministratore coniugandole con le istanze espresse dai cittadini nell’ambito dei processi partecipativi: quanto più l’Amministrazione sarà capace di fare ciò, tanto più saprà ottenere risultati non soltanto di facciata, ma pienamente conformi al significato autentico di democrazia partecipativa.
Certo il tema della rappresentanza dei quartieri esiste ma, più che riproporre quelli passati, servono strumenti nuovi in grado di poter incidere su una città che, negli anni, è profondamente cambiata, avendo come modelli le esperienze virtuose sviluppate in altre città della nostra regione, così come a livello europeo ed internazionale.
D’altronde la cultura della partecipazione non si sviluppa da sola: per questo l’Amministrazione comunale ha scelto di fornire tutti gli strumenti possibili - giuridici, amministrativi, tecnici e tecnologici - della partecipazione, coordinandoli nell’ambito di un assessorato preposto e di un ufficio tecnico relativo. Una scelta frutto della consapevolezza che, in un quadro di rinnovato interesse verso le forme rappresentative di prossimità appaiono oggi maturate le condizioni per l’elaborazione di nuove forme partecipate di rappresentanza cittadina.
L’approccio che ho proposto questa mattina è quello di favorire il più ampio confronto possibile con la città su questi nuovi organismi di partecipazione territoriale. L’idea è quella di impostare questo percorso non come una proposta a scatola chiusa della Giunta o del Consiglio comunale stesso, ma come un ragionamento plurale e aperto nell'idea che siano le persone che animeranno questi strumenti a doversi esprimere sul loro funzionamento. Saranno promosse una serie di opportunità miste tra modalità di interazione online e incontri di approfondimento e confronto dal vivo, attraverso cui sarà possibile leggere i vari punti salienti della proposta, commentarli ed eventualmente proporre emendamenti da riportare alla Commissione consiliare, che avrà il compito poi di recepire, fare sintesi e di redigere un testo finale da proporre al Consiglio comunale.
L’obiettivo è di arrivare ad una stesura definitiva del testo da sottoporre al Consiglio comunale in tempi utili per avviare i nuovi organismi territoriali nel 2022.