Che non si tratti di atto vandalico ma di un incidente, dovuto a motivi oggetto di verifiche da parte degli organismi tecnici, è a questo punto l'ipotesi più solida.
In ogni caso quanto accaduto pochi giorni fa alla Vecchia Pescheria, con la caduta di una porzione degli antichi banchi in marmo, merita una riflessione più ampia. Quello, come altri in centro, è un luogo speciale, nel senso che vede convivere ogni giorno attività umane e beni storico architettonici. E la convivenza è un valore da mantenere, visto che una città chiusa o blindata nelle sue singoli parti è quanto di più distante dall'idea di una Rimini aperta, libera, capace di ripensarsi intorno a centri relazionali e ricchi di cultura e storia.
Ciò però significa cercare e ricercare costantemente l'equilibrio tra tutela e fruizione di quei luoghi.
Ci sono e ci saranno gli atti amministrativi ma prima di tutto occorre condividere un corpus di regole civili, fondato su responsabilità e amore per quei luoghi, tra istituzione e chi lì ci vive o lavora.
Per questo nei prossimi giorni incontrerò i gestori delle attività che si affacciano sulla Vecchia Pescheria per definire un modo più equilibrato appunto di conciliare le ragioni delle relazioni e dell'economia con quelle della salvaguardia del patrimonio del passato, che a tutti gli effetti è un bene comune e di comunità.
La soluzione non può essere ricercata nei soli divieti, nelle blindature, nell'appendere cartelli con su scritto 'off limits'. Dobbiamo cercare l'equilibrio tra persone responsabili, che sanno che città tirate a lucido ma senza donne e uomini sono paurose distopie, ma nello stesso tempo sono consapevoli che il caos e una relativa attenzione verso la storia e l'arte sono il sintomo di una società con scarso se non alcun futuro.