La storia per immagini del cinema e della fotografia, della grafica dei manifesti e delle riviste, che racconta Rimini negli ultimi due secoli.
Ultimi giorni per la videoproiezione immersiva nella corte della Biblioteca Gambalunga che apre le sue porte con "Rimini, cos'è", una storia per immagini del cinema e della fotografia, della grafica dei manifesti e delle riviste, che racconta Rimini negli ultimi due secoli (fino al 6 gennaio, ore 16-19)
Rimini, cos’è. Fellini scrive queste parole nella Mia Rimini senza punto interrogativo. Rimini lui l’ha inventata, prendendola dalla sua memoria, carica di immaginazione e sogno. La Biblioteca, che è il deposito delle memorie cittadine, la racconta proponendo ai visitatori un’immersione in immagini, che, come apparizioni fantasmatiche, restituiscono una storia che ci appartiene, sta nei sotterranei spirituali della nostra comunità.
Nella corte della Biblioteca, trasformata in una sorta di Wunderkammer, andrà in scena il mutamento antropologico di una comunità, che da piccola città di provincia diventa un mito dell’immaginario collettivo. Sotto il segno della duplicità e dell'antinomia: con il suo correre veloce ed il suo ancorarsi con tenacia a un passato secolare. Il suo ritrovarsi città divisa in due (il mare e il centro, l'estate e l'inverno) in creativa tensione verso un'unica identità.
Sono le immagini del cinema e della fotografia (ma anche la grafica dei manifesti e delle riviste) a raccontare la città dei bagni, delle guerre mondiali, le collusioni e le rotture con la società tradizionale, i sogni della way of life americana, le vacanze di massa. Una cultura cittadina che fino agli anni Cinquanta del Novecento cercò di far convivere modernità e cosmopolitismo, che sentì la Romagna come una patria. Un mondo antico, plurisecolare, che si infranse nel mondo nuovo della costa.
Il Novecento è il cinema, e quindi Fellini, che porta l’immagine della città nel mondo. Non solo. Fellini, insieme al poeta santarcangiolese Tonino Guerra, dalla cui collaborazione nasce Amarcord, danno espressione poetica, quindi “universale”, alla città dei borghi. Fino alle nuove narrazioni degli anni Ottanta (Tondelli), che danno voce al trapasso della città nella post-modernità, al contrasto giorno-notte, alla trasformazione della Riviera in un iper-luogo. I segni inequivocabili di quello che sarà definito il “distretto del piacere”. Per poi chiudere il secolo (ed il racconto), emblematicamente, con l’arrivo del Rex in mondovisione nelle immagini del Capodanno 2000.