"Sono molto fiero di essere riminese":

Con una seduta solenne, il Consiglio comunale ha conferito la Cittadinanza Onoraria a Marc Augé, antropologo e sociologo di fama internazionale.
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"A Marc Augè, antropologo e sociologo di fama internazionale viene conferita la cittadinanza onoraria con la seguente motivazione:

  • per aver dato fertili contributi di pensiero all'interpretazione della società contemporanea
  • per aver definito strumenti adeguati alla lettura del nuovo paesaggio umano, di quelle agorà turistiche, commerciali e mediatiche, che hanno caratterizzato anche la Rimini del dopoguerra
  • per aver fornito un generoso apporto alla valorizzazione del patrimonio culturale e artistico della Città
  • per aver dato un adeguato indirizzo concettuale alla ridefinizione del Museo degli Sguardi, all'allestimento della collezione etnografica riminese che ha ricevuto riconoscimenti di livello europeo.

Un riconoscimento che Rimini attribuisce a Marc Augé per il profondo legame che unisce il grande studioso francese alla Città, per essere stato la guida culturale e scientifica del lavoro che ha portato alla nascita del Museo degli Sguardi inaugurato nel 2005, che deve proprio al suo impegno e al suo pensiero non solo l'indirizzo concettuale che ha portato alla ridefinizione del museo, ma anche l'allestimento della collezione etnografica riminese che ha ricevuto tanti riconoscimenti di livello europeo.
Al pensiero di Marc Augé si deve il singolare innesto semantico tra le relazioni affettive degli individui e il loro paesaggio sociale, nonché la decodificazione del paradosso che vede l'aumento della solitudine percepita posta in parallelo al crescere dei mezzi di comunicazione di massa.

Aperta con il saluto del Presidente Donatella Turci, la seduta solenne ha avuto inizio con l'intervento del Sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che si è aperto con una citazione di Pier Vittorio Tondelli:

"Per questo, ogni anno si torna a Rimini: perché questo è l'unico luogo in cui è ancora possibile vivere e innestarsi nel continuum del romanzo nazionalpopolare. Per cui voi che siete a Rimini, ora, mandate una cartolina e raccontate. Siete già, o fortunati, in pieno romanzo".

Questo è Pier Vittorio Tondelli, siamo nel 1982, e la lezione del celebre intellettuale postmoderno è chiara: Rimini è dunque un grande romanzo. E non è grande perché è una storia di amore o una storia di solitudine o una storia di amicizia o una storia di denaro o una storia di avventura: è tutto questo assieme, un impasto di anima e contraddizioni, luoghi belli e qualche luogo desolato, un grumo di vita e letteratura, banalità e nobiltà, legati da una scrittura che richiama e si richiama a ogni voce, a ogni lingua, a ogni dialetto che da queste parti ha pernottato o lo ha semplicemente portato il vento. La città di Rimini è un enorme capolavoro in cui molti si ritrovano e alcuni si perdono: per questo la città di Rimini deve essere aperta, inclusiva, porta, varco e non semmai chiusa, esclusiva, muro.


Rimini vive se ha relazioni con l'esterno, essendo e vivendo come un cervello che abbisogna di miliardi di sinapsi. Per questo siamo qui oggi, in un soleggiato sabato di marzo: riprenderci il nostro posto di luogo con una 'politica estera'.
Non possiamo accontentarci del solo riconoscimento ai cittadini illustri: esistiamo se abbiamo la capacità di metterci in sintonia con coloro i quali, a diverso titolo e a diverso livello, sono passati su queste latitudini e ci hanno lasciato qualcosa che ci ha permesso di arricchire quel grande romanzo. Marc Augè uno di questi "riminesi inconsapevoli di esserlo".


Di lui sappiamo molto, ne siamo stati attenti lettori o voraci studenti. Paradossalmente forse sappiamo meno che ha dato un contributo prezioso alla costruzione di un modello museale locale proiettato significativamente sullo sguardo verso le culture altre. Marc Augè è la pietra ritrovata di una proiezione esterna che come città di Rimini vogliamo tornare a considerare prioritaria: non ci accontenteremo più di dire tra noi quello che siamo ma avremo l'ambizione di attrarre, farci guardare, ripristinare quei relè atrofizzati per eccesso di municipalismo. Lo facciamo in direzione ostinata e contraria anche per ribadire, politicamente, come sia sciocco, sbagliato, insufficiente, inefficiente, quel localismo figlio della crisi che è poi l'anticamera di un campanilismo codardo. Ripeto, Rimini deve tornare ad avere la sua "politica estera".
E questa politica estera deve essere in grado di riflettere, rappresentare, l'attuale periodo della città. Una Città che vede nella cultura e nell'identità, sia dei luoghi sia della comunità, un nuovo motore per la nostra tradizionale industria dell'ospitalità che da sempre si misura con il tema dell'internazionalizzazione.

Con Marc Augè riconosciamo uno studioso, un amico, un intellettuale e, contemporaneamente, lanciamo un messaggio: non sappiamo solo parlare il dialetto e vendere ombra, le nostre forti radici sono una grande narrazione che non confina a nord con il Marecchia e a sud con il Marano. Il più grande romanzo italiano comincia da un ramo del lago di Como. Perdonate, ma le nostre pagine sono più belle perché sono vere, è vita. E tra i personaggi, permettete, c'è Marc Augè.

All'intervento del Sindaco Gnassi ha fatto seguito l'intervento dell'assessore alla Cultura Massimo Pulini e l'orazione ufficiale del Prof. Roberto Daolio, docente dell' Accademia Belle Arti di Bologna.


"Sono molto fiero di essere riminese - ha detto Marc Augé dopo che il Consiglio comunale ha conferito al professore la cittadinanza onoraria unanimemente per acclamazione -. Innanzitutto ci tengo davvero ringraziare coloro che hanno ritenuto conferirmi questo grande onore.Conosco Rimini da moltissimi anni - ha proseguito - In particolare gli ultimi sono stati molto attivi perché ho avuto la fortuna di partecipare alla realizzazione del Museo degli Sguardi.
Rimini è una città ricca e complessa. Coesistono due Rimini, ma entrambe molto complesse al di là di quanto si possa immaginare.
Mi piace molto passare da una Rimini all'altra, ma c'è anche una Rimini dell'arte e dell'immaginazione. Gli antropologi sono abituati a osservare gli spazi non a agire concretamente. Per questo motivo quando ci viene data la motivazione di passare a uno stato attivo sono occasioni da non perdere.
Spero che questa città -
ha concluso il neo riminese - possa ancora mantenere questo fragilissimo equilibrio tra senso e libertà, tra luogo e non-luogo".

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:08