Sigismondo d'Oro 2011: il testo del saluto del Sindaco Andrea Gnassi

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Forse è vero che moriamo quando non riusciamo a mettere le nostre radici.

Se le nostre radici non riusciamo a metterle in un luogo in una terra, il rischio e non sapere più chi sei.

Mettere radici nella stessa casa dove siamo nati, o nel quartiere lì vicino. Metterle da soli o accanto ad una persona che si ama o alla famiglia. Oppure metterle nello schermo di un computer acceso a Londra, o in una cucina di un ristorante a Los Angeles.

Non importano i luoghi dove sboccia il fiore o si alza l'albero: contano le radici del fiore e dell'albero, quelle che affondano il loro incastro di nervi e di relazioni nella buona o nella cattiva terra.

E Rimini è una buona terra.

Siamo qui, in una sede inconsueta per la cerimonia di assegnazione del 'Sigismondo d'Oro', perché anche qui sono le nostre radici. In questo complesso antico degli Agostiniani in cui il moderno convive con il contemporaneo. Un luogo magico ma sinora 'invisibile' alla maggioranza dei cittadini riminesi. Come il Teatro Galli. Come il Palazzo del Comune. Come la Domus del Chirurgo. Ci passi davanti, li vedi ogni giorno, pezzi di un quotidiano paesaggio urbano; ma ci entri per un interesse o per caso, non te ne appropri con il cuore e con il cervello perché pensi siano eternamente 'indisponibili'.

Non è così. Da sei mesi a questa parte il nostro impegno, preso con la città, tappa dopo tappa vuole diventare sostanza: azioni per dare voce e spazio alla 'Rimini che si riprende Rimini', alla città che si riconcilia con la consapevolezza della propria identità. Non per vezzo o per puro esercizio accademico. No! L'investimento sulla ritrovata fruizione di questi squarci della "nostra Rimini" è ponderato e rientra a tutto tondo in un progetto avviato fin dall'inizio della legislatura.

Una vera e propria strategia di contrasto verso una crisi economica sociale e culturale di eccezionale intensità. Un progetto di civismo dove il Palazzo scende dal Comune e diventa Casa comune. Riconsegnando tesori ai riminesi o andando dove vivono. Così percorsi protetti per i bimbi rilanciano il Centro per le Famiglie, o i gruppi di volontariato si prendono cura del luogo in cui abitano oggi a Miramare, tra poco a San Salvatore al 5to Peep, con il progetto CI.VI.VO. Civico Vicino Volontario.

Gli ultimi mesi ci hanno restituito un clima e parole d'ordine, così traumatiche e devastanti da farci rimbalzare indietro di 60 anni. Qualche analista non esita a definire questo momento come il più duro e drammatico affrontato dal Paese e, aggiungo io, dagli Enti Locali nell'età repubblicana. Paghiamo, tutto in una volta, il conto salato per le pigrizie, le furbizie, il galleggiare aspettando sempre e comunque 'lo stellone'. Invece dello Stellone c'è un debito Pubblico che fa sprofondare il Paese in una crisi inedita. Paghiamo soprattutto l'incapacità strutturale di riconoscere e far crescere a sistema produttivo e economico i nostri ineguagliabili talenti, paghiamo il non premiare merito e innovazioni ma rendita e corporazioni.

La crisi assale i cittadini e gli Enti locali. Ma la crisi che si sente al Tg , che si legge sul quotidiano nazionale, si tocca con mano dentro e dietro casa, nelle strade che ti portano al lavoro o a scuola. Qui dove di fatto poi abitiamo, è qui, nel perimetro del comune, che si scaricheranno gli effetti reali della crisi. I Comuni, e quindi il Comune di Rimini, diventano gli avamposti dei servizi, della coesione sociale e della tenuta di civiltà entro cui le famiglie, le imprese, i bambini, gli anziani cercheranno rifugio, sostegno, conforto.

Ma, di converso, sono proprio gli Enti pubblici territoriali vittime di un accanimento finanziario che raggiunge il suo apice proprio ora, dopo 10 anni di continui colpi e assalti da parte di un ottuso e irresponsabile centralismo. Esplodono i bisogni, aumentano le aspettative diminuiscono radicalmente le risorse. In questo scarto risiede il principale problema di chi fa amministrazione.

Non voglio dire che il vento della estrema difficoltà non abbia mai spirato a queste latitudini. La storia della città è maestra in questo senso. Guardando gli infiniti crepacci dai quali siamo risaliti più forti, più determinati, vedi che di crisi e problemi a Rimini ce ne sono stati. Solo nell'ultimo secolo- breve per modo di dire- Rimini è stata cancellata due volte. Un terremoto la mise in ginocchio nel 1916, un cielo oscurato di aerei ne spazzò via edifici e anima nel 1944. Ogni volta la nostra gente si è rialzata, ha pianto i suoi cari, ha contato i danni materiali e morali. Ma non ha mai lasciato sotto ai cumuli di macerie, orgoglio e dignità. Ogni volta non ha ricostruito se stessa o i luoghi attorno, animata da puro istinto di conservazione di ciò che c'era prima. La nostra gente, davanti a quelle terribili svolte della cronaca e della storia, ha scelto di cambiare con l'ambizione di fare meglio. Ha scelto, messa davanti alla traumatica necessità, di modificare radicalmente il proprio modello di sviluppo non dimenticandosi le radici. Ha cioè scelto di non fermarsi a rimpiangere ciò che c'era o si faceva prima. Ma ha deciso di trovare nuove opportunità scommettendo, rischiando, avventurandosi nudi sul terreno delle incognite, abbattendo abitudini e consuetudini che parevano eterne e inamovibili.

Oggi non è molto diverso. Non abbiamo davanti agli occhi, per fortuna, il desolante panorama materiale post bellico ma a terra restano innumerevoli preoccupazioni per il lavoro, per il welfare, per le famiglie, per i figli, le prime generazioni a non poter contare su un'aspettativa di vita migliore rispetto a quella dei propri padri. Prospettive drammatiche che dobbiamo certamente affrontare con gli assalti del cuore, ma con altrettanta intelligenza e una cristallina onestà di giudizio.

La passione del cuore e la lucidità della ragione.

Il battito d'ala della farfalla rappresentato dal deprezzamento sul mercato americano degli immobili nel 2006 ha prodotto il temporale dei sub prime, della caduta di wall street nel 2008 e la tempesta dell'Euro nel 2011. Crolla un sistema economico e finanziario, aumentano i poveri come ci dicono i rapporti della Caritas

Oggi non basta pensare ad un nuovo modello di sviluppo. Chi amministra deve dichiarare come praticarlo. Noi vogliamo partire dal rimodellare il canale delle relazioni nella città, scommettendo sui meriti e sui talenti su chi ha idee e coraggio. Per rispondere ai bisogni, e non ad interessi autoreferenziali. Vogliamo siglare quello che a tutti gli effetti deve essere un nuovo patto tra città e cittadini.

Se pensiamo di uscire dalla crisi pensando che tutto tornerà come prima, tradiremmo noi stessi, la nostra storia e soprattutto saremmo condannati al fallimento. Proprio l'emergenza ha definito ancor più i contorni di un modello che ha dato molto a tutti ma che ha preteso tanto. Un modello di sviluppo anche a Rimini da storicizzare senza perdersi in meriti, rancori o condanne ma un modello da non replicare perché non è più in sintonia con la sensibilità e le esigenze della contemporaneità.

Il respiro lungo della città romana, della città rinascimentale, della guerra e della ricostruzione, della città dell'internazionalizzazione, ha lasciato i suoi segni. Dall'Arco al Palas. Queste radici e questi segni spingano i tanti riminesi che ci sono, chi ha coraggio e merito a fare il nuovo patto sul futuro di Rimini, un patto sancito sul segno che lasceremo a chi verrà: il segno del passaggio dal quantum al qualis.

La qualità non la quantità. La qualità di un futuro che getta le radici attingendo nel nostro passato più solido.

L'ultimo anno si è rivelato tra i più cruciali e paradigmatici della storia della nostra città. Come ha sottolineato anche il presidente della Provincia Vitali pochi giorni fa, il tappeto fatica a contenere quelle scorie che ci si era illusi di celare alla vista, per una equivocata ragion di Stato. Le lacerazioni etiche del corpo socio/economico- il tentativo e l'infiltrazione stessa della criminalità organizzata, il tasso di evasione fiscale- non si suturano con il silenzio e il 'non detto', con le ambiguità, con prese di distanza evidentemente deboli. Ne scaturisce l'urgenza di una svolta che, parzialmente e magari anche solo sul versante emotivo, è cominciata. Le istituzioni che per la prima volta raccolgono i preoccupanti segnali e lavorano insieme, la Camera di Commercio che investe e mette a disposizione delle forze dell'ordine strumentazioni avanzate di verifica e controllo delle imprese, le categorie economiche stesse e le tante associazioni civiche e di volontariato impegnate quotidianamente nella lotta a comportamenti illeciti e pratiche illegali. E' il tempo della difesa del tessuto sano delle nostre imprese, dei diritti individuali e collettivi, di una partecipazione popolare alimentata dai valori piuttosto che dai soli progetti e atti amministrativi.

Cambiamento e coraggio, nuova direzione dello sviluppo devono offrire in cambio anche una nuova macchina Comunale che li favorisca. Disponibilità all'innovazione, meno burocrazia, maggior chiarezza e risposte veloci.

Chi guarda all'innovazione, e il Comune lo vuole fare, è credibile se è il primo a praticarla.

In questi mesi abbiamo introdotto il metodo dell'approccio integrato ai progetti e ai problemi. Può apparire poco o scontato, Vi assicuro che è iniziata una piccola rivoluzione.

Inoltre questa Amministrazione comunale ha cercato di dare, con i fatti, concretezza a concetti come reciprocità, sussidiarietà, sinergia. Concetti e prassi che di fronte alla crisi e all'ambizione di stare nel cambiamento non possono avere paura di ideologie e chiusure. Il nuovo patto fondante tra città e cittadini ha al primo punto un cristallino assunto: si passa da un Ente pubblico che alimenta la domanda e la capacità di spesa a uno che promuove la cultura delle opportunità. Il pubblico non è più in grado di essere l'unico o il principale investitore seppur in opere che fanno da volano. Promuovere le opportunità, un sistema di opportunità sociali, culturali, economiche e urbanistiche per un nuovo modello di sviluppo è passaggio dettato dalla crisi economica, ma che sarebbe stato necessario a prescindere dalla crisi stessa. Le sorti di una città non stanno sulle spalle di un solo soggetto.

Del bene e del male, delle difficoltà e dello sviluppo, degli ostacoli e delle soluzioni, rispondiamo tutti. Senza accreditarci meriti ma neanche senza premunirci di alcun alibi.

Ciò implica un salto di qualità nella classe dirigente diffusa di questo territorio. Istituzioni pubbliche, categorie economiche, sindacati, associazionismo civico e sociale, sistema creditizio e bancario, ordini professionali sono chiamati a fare un passo in avanti, l'uno in direzione dell'altro e paritariamente, abbandonando corporativismi e il riflesso della rendita. Scommettendo su una rigenerazione culturale e di pensiero prima che anagrafica. Il tentativo della Fondazione Cassa di Risparmio per salvare la Banca va visto in questa ottica e va aiutato e affiancato. Ora e concretamente senza riflessi del passato. Perché il futuro senza una banca solida e con le radici avrà conseguenze per tutti.

Nella Rimini che vince la sfida della qualità per sè e per il rilancio turistico e internazionale dell'intera Provincia, nella Rimini città che più delle altre ha saputo riqualificare e innovare la sua architettura infrastrutturale, restano muri. Adesso da abbattere.

La nostra è una città fratturata. La città balneare, sotto la ferrovia, non dialoga con il resto del corpo urbano e con i luoghi dell'identità storica della città. C'è poi un tessuto urbano, fuori dal Centro storico, che, per come è avvenuta la crescita della città, non è collegato naturalmente, anche dal punto di vista della mobilità (specie quella protetta ciclo-pedonale), con la cerchia delle mura malatestiane. C'è infine l'altra grande frattura costituita dalla SS16. Questa cacofonia urbana determina anche una sconnessione "sociale". Questo modo di crescere della città, per strati successivi schiacciati verso la spiaggia, che non comunicano, ha anche dei riflessi sulle relazioni che i cittadini costruiscono tra loro e con la città stessa. Un Riminese che abita a Rivazzurra o a Viserba non dice vado in centro, dice vado in città, a volte dice addirittura vado a Rimini, come se i luoghi identitari, le "radici" della città non fossero anche le sue. Non voglio qui fare un trattato di sociologia, ma è facile capire che, se un cittadino che abita in uno di questi quartieri avverte il resto di Rimini come luogo "altro" rispetto a dove lui conduce la propria vita, difficilmente avvertirà come propria o a proprio favore ogni iniziativa distante da casa sua, ogni azione che esuli dal contesto che lui ritiene essere il suo riferimento territoriale e sociale principale. E questo indebolisce la coesione sociale e il nuovo patto di cittadinanza che riteniamo necessari per fronteggiare questa crisi.

Questa Amministrazione comunale si spende quotidianamente in progetti, iniziative, azioni, relazioni con quest'unico obiettivo: ricomporre le divisioni che separano il centro dalle frazioni, la costa dall'entroterra, il nord dal sud, l'area urbana da quella interna.

Ma non sono solo fratture fisiche, visto che una buona parte del lavoro di questi primi 200 giorni si è rivolta a quei problemi che abbiamo affrontato con un linguaggio di verità. E' inutile negare che il passato ci consegna anche una distorta consuetudine al minimizzare quei problemi che ora esplodono per circostanze diverse. E qui nessuno può onestamente pensare di acquietare la propria coscienza guardando ad altri o alla sola Amministrazione. L'obsolescenza del sistema fognario cittadino, figlio di una mentalità sbagliata che vuole più redditizi gli investimenti sopra terra che quelli nel sottosuolo, è un problema endemico sulla cui soluzione abbiamo scelto di incardinare il piano triennale degli investimenti e molta parte del nostro lavoro. Fino ad approvare nell'ultimo Consiglio Comunale il Piano Operativo per la realizzazione del Sistema Fognario (PSB) cosa che farà si che il 2012 sia l'anno dei primi nuovi interventi. E ci vorrà, e bene dirlo, ancora molto tempo e fatica.

Lo stesso si può dire per i vettori dello sviluppo: oltre alla consolidata Fiera, il Palacongressi, l'Aeroporto, l'Università e l'Ospedale ci hanno visto in questi in prima linea per sostenerne potenzialità e ambizioni sapendo anche far valere nel contesto regionale quelle che sono le nostre dimostrate capacità e competenze. 5 Caposaldi 5 ASSI da difendere in tempi di burrasca e su cui rilanciare proprio nella crisi.

Analisi seria dei problemi, studio, proposta tecnica, piano operativo, ricerca delle fonti di finanziamento, tempi rapidi: questo l'approccio integrato che ha caratterizzato e caratterizzerà, come si diceva, l'attività dell' Amministrazione comunale, alla prese con il compito di ricomporre le distanze e fratture che dividono Rimini.

Ma anche coinvolgimento, partecipazione, corresponsabilità nel portare a termine i progetti e nel cogliere gli obbiettivi. Una corresponsabilità che va dalla soluzione di problemi grandi, come le fognature, a quelli della riorganizzazione dei servizi per l'infanzia, a quelli per l'organizzazione della promo-commercializzazione del nostro territorio, a quelli della sicurezza.

In tempi di scarse risorse e scanrsa considerazione dal livello centrale dello Stato la Collaborazione tra le forze di Polizia, tutte, ha dato risultati importanti.

Il merito delle soluzioni proposte, la sua coerenza con l'idea dello sviluppo della città, sarà il criterio con cui l'Amministrazione attingerà dalla ricca comunità riminese e dall'intero Consiglio Comunale.

Mi sia consentito a proposito un saluto e un omaggio al Vice Presidente del Consiglio Oronzo Zilli che ci ha lasciato da poche settimane e che del Consiglio è stato autorevole protagonista.

La Rimini che serve per le prossime sfide è una città coesa e armonica, che vista dall'alto, puntino dello stivale italiano sull'asse dell'Adriatico si sviluppa per centri e anelli concentrici, che ricompone le fratture.

Quello storico del centro con il progetto nuove piazze e delle mura malatestiane. Un centro che si allarga ai borghi, dove con progetti di finanza si costruirà una cerniera di parcheggi. L'anello più largo che passa per Miramare, risale da Viserba a Torre Pedrera, individuando funzioni e vocazioni per le frazioni, passa per la campagna connessa, con l'abbattimento di valichi stradali, con il resto della città. In questo senso, abbiamo reimpostato il Rapporto con Società Autostrade perché grazie ai cantieri della terza corsia vengano realizzati i sottopassi di ricucitura tra forese e zona urbana.

Ricucire gli strappi, perché così un luogo della città può usufruire del valore aggiunto rappresentato da un altro luogo della città. Lo si deve fare realizzando percorsi di mobilità leggera, ciclopedonale che colleghino il centro con quell' 80% del territorio urbanizzato che oggi non ha questo tipo di collegamenti. E' questo l'obbiettivo che vogliamo cogliere con la realizzazione di un anello interno verde che lambisce il forese, dai Padulli alla Grotta Rossa arriva al mare girando intorno al centro. Anello verde a cui si arriva da nord a sud, da Torre Pedrera a da Miramare. Provate a pensare come inciderebbe una cosa simile per la popolazione. Poter andare in sicurezza con un bambino a vivere le tante parti della propria città e quanto questo contribuirebbe a far superare quella frattura anche identitaria che c'è dentro la nostra città.

Proveremo a filtrare ogni aspetto dell'amministrare e delle relazioni attraverso la lente della qualità urbana. Lo faremo non con la sciocca arroganza dell'autosufficienza o sventolando il drappo dello sterile campanile. Sono convinto che l'ingrediente segreto di Rimini stia nell'impasto tra ambizione europea e provincialismo a misura d'uomo. Rimini è la più europea delle città della miglior provincia italiana. E' l'inglese che si mischia al dialetto nei fil di Fellini e che sa accogliere ogni provenienza.

Proprio questo abbiamo scritto al Presidente Napolitano quando l'abbiamo invitato nella nostra Città. E quando un italiano che ti vede da fuori, un italiano così grande come il Presidente ci dice quanta forza coraggio e valori ha questa città, diventano piccole le polemiche ostili nelle quali spesso da riminesi ci "impelaghiamo" e ci blocchiamo. In tal senso Rimini, che è riferimento nel mondo in diversi settori, deve avere il coraggio di mutuare misure e progetti che da altre parti del mondo hanno portato a sensibili miglioramenti della qualità di vita urbana e sociale. La città cui Rimini non dovrebbe mai somigliare sarebbe appunto quella che pensa di essere autosufficiente e che scambia l'arroganza per orgoglio.

Ci vogliamo incamminare su nuove strade verso la qualità di una nuova Rimini. Certo, tutta da conquistare, ma verso la quale tenderemo, con il giusto passo e una forte determinazione. Senza ingessare, senza bloccare, senza il dirigismo. Ma con la semplicità da un lato di un'abitudine personale che cambia, ad esempio nel muoversi dentro la città, e dall'altro con l'autorevolezza nell'indirizzare verso un nuovo processo.

Non moriremo per non essere riusciti a irrorare le nostre radici. Nel futuro- a Rimini come a Bologna, come a Berlino, come a Los Angeles- andremo con la nostra creatività, con la nostra capacità di adattamento, con la nostra S scivolosa, con la nostra capacità di trasformare in arte luoghi e procedimenti industriali, con il profumo delle nostre tagliatelle, con la nostra memoria e il nostro vissuto passando accanto all'arco, al ponte, al Galli, agli Agostiniani, alla Marina. Saremo riminesi in piazza Cavour o a Viserba. Sotto la Madonnina o a Venice Beach.

Ci riconosceremo e ci riconosceranno per una buffa pronuncia o per un modo di dire.

O per l'abilità di trasformare una tastiera di computer o un cibo, in un'esperienza vicina al sublime.

Ci riconosceremo e ci riconosceranno per la nostra fantasia e capacità relazionale.

"Siete di Rimini, vero?" sarà la frase che porteremo nel cuore, nostro principale propellente e bene prezioso da esportare nel mondo.

Grazie a tutti che siete qua, grazie da questo luogo che si apre alla città. E da questo luogo vogliate accettare gli Auguri a Voi e ai vostri cari. Un Grazie ai due grandi riminesi a cui passo la parola.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:08