La vita di Gianmaria Carasso ha intersecato da protagonista l’epopea dello sport e della pallacanestro riminese. Caratterialmente sanguigno, burbero ma capace di enormi slanci di affetto e umanità, dal punto di vista strettamente tecnico è stato uno dei dirigenti che più hanno contribuito a fare grande il basket italico dagli anni Settanta in poi. Anche quella di Gianmaria è stata la storia di un ‘provinciale’ che, in forza di passione e competenza, ha saputo parlare un linguaggio universale . E non capita di rado da queste parti. Proprio la provincia è stata la linfa vitale del boom della pallacanestro tra gli anni Settanta e Ottanta, con veri e propri miracoli sportivi che si chiamavano Rimini, Cantù, Varese, Mestre, la stessa Bologna che tracciarono il percorso per campioni, grandi vittorie, il successo di questo meraviglioso sport, la passione popolare che riempiva e incendiava ognuna di queste piazze. Carasso ne fu interprete perfetto, con il gusto di un carattere allo stesso tempo spigoloso e rotondo e l’occhio competente per scoprire fuoriclasse e generazioni indimenticabili di atleti locali, usciti da un vivaio leggendario.
Oggi, che non c’è più, di Gianmaria Carasso resta intatta e luccicante l’energia, che non è solo quella dei ricordi. E’ presente con la stessa forza irridente nel palazzetto, nelle palestre, nei playground in spiaggia o al parco. E di lì non si muoverà mai”.