Questo l’ambizioso e sfidante obiettivo con cui Rimini, Forlì, Cesena e Ravenna, con una candidatura comune, hanno vinto, tra i Comuni del Centro Nord, la selezione fatta da ANCI con il Bando MediAree “Next Generation City”, per finanziare città medie che intendano intraprendere percorsi di pianificazione strategica di area vasta.
Il progetto “Romagna Next. Verso un piano strategico di area vasta Romagna”, che vede il Comune di Rimini quale capofila di un ampio partenariato territoriale, parte dall’esperienza realizzata dal Piano Strategico di Rimini, per arrivare all’elaborazione di un piano strategico integrato tra i tre territori provinciali, che mira a perseguire un nuovo posizionamento nazionale ed internazionale dell’area vasta. L’unica strada per raggiungere questo obiettivo sfidante passa oggi, infatti, dal superare le logiche localistiche per affermare una visione comune e co-progettata dagli attori pubblici e privati e dalle comunità territoriali.
Con “Romagna Next”, la Romagna si candida dunque quale primo “laboratorio” nazionale di pianificazione strategica interprovinciale. Una sfida che risponde alla forte esigenza di coesione territoriale posta in campo anche dalle sfide dell’Agenda 2030 e che vale, a maggior ragione, alla luce della gravissima crisi innescata dalla pandemia.
Il progetto darà avvio ad un percorso concreto e innovativo che, attraverso un mix di azioni di governance, formazione e coaching, partecipazione e coprogettazione, produrrà un rafforzamento ed una integrazione delle amministrazioni pubbliche coinvolte e definirà un set di progetti di scala territoriale romagnola concepiti di concerto tra istituzioni pubbliche e stakeholder privati, in materia di energia, logistica e infrastrutture, cultura e turismo, impresa e lavoro, e altri temi fondamentali per l’attrattività territoriale.
Uno specifico studio di fattibilità verrà, inoltre, condotto su un progetto “bandiera”, ovvero a particolare valenza strategica, che verterà sulla combinazione tra ambiente (inteso non solo come tutela del paesaggio ma come qualità e salubrità del contesto di vita delle persone) e salute (intesa in chiave di prevenzione delle malattie, organizzazione dei servizi ed “educazione sanitaria” della popolazione).
Se, da un lato, il progetto si propone di rafforzare le politiche e i servizi di area vasta già condivisi (come sanità, turismo, acque, trasporti, ecc.), dall’altro, mira ad affiancare ulteriori indirizzi di lavoro comuni per il futuro prossimo. Questo anche con l’obiettivo cruciale di generare una maggiore capacità del territorio romagnolo di attrarre i finanziamenti all’orizzonte, a cominciare dal Recovery Plan nazionale e dai nuovi fondi della Programmazione Europea 2021-27.
Un progetto dirompente, ricco e ambizioso, dunque, che rende la sfida altrettanto complessa e audace ma che, tuttavia, trova un punto di forza nel partenariato molto ampio che lo sostiene, che verrà progressivamente allargato a tutto il territorio romagnolo.
Un percorso, peraltro, in piena linea con le iniziative di accorpamento intraprese sul territorio romagnolo da diverse associazioni di categoria nonché con progetti specifici promossi da importanti attori del territorio sempre in chiave sovraprovinciale.
Per i sindaci Andrea Gnassi (Rimini), Gian Luca Zattini (Forlì), Enzo Lattuca (Cesena) e Michele De Pascale (Ravenna): “Questo è solo il punto di partenza, ancorché prestigioso e che riconosce il lavoro politico e tecnico fatto finora. Abbiamo davanti una occasione mai vista prima: rilanciare dopo il ciclone pandemia un territorio vasto e articolato come la Romagna con una strategia condivisa. È difficile in questi giorni, anche in queste ore, parlare di futuro. Ma è proprio qui e ora che serve affrontare il presente, pianificando il futuro in una chiave di innovativo programma sperimentale di rilancio. Solo in questo modo riusciremo a essere player attivi del Next Generation UE, garantendo ai nostri territori benessere e lavoro sulla base finalmente di analisi di contesto, e relative azioni, senza chiuderci in sterili campanilismi i cui primi danneggiati sarebbero le comunità e i territori stessi".