«Sono morto una domenica mattina di dicembre, per la precisione l’11 dicembre 2016 verso l’ora di pranzo…»: se fosse l’incipit di un romanzo il lettore sarebbe subito sicuro di trovarsi davanti a una di quelle opere di finzione che richiedono una decisiva “sospensione dell’incredulità”, come la chiamava Coleridge. Morti che parlano? Quando mai…
Ma in Vampiri conosciuti di persona questa frase scioccante compare solo a pagina 215, e mette in crisi in primo luogo l’autore, costretto a un’ammissione dolorosa quanto veritiera. Anzi, se fosse proprio sincero fino in fondo, dovrebbe riconoscere di essere morto due volte: tante quanti gli arresti cardiaci che in nove giorni di coma vigile anche se allucinato l’hanno proiettato alle soglie estreme della vita, a combattere contro le insidie del Dottor Morte in un’atmosfera da horror alla Stephen King, vissuta però come se fosse la realtà vera. Al ritorno, passata la gioiosa euforia del risveglio, l’urgenza di raccontare questa esperienza limite si è intrecciata come per miracolo con un progetto narrativo già sviluppato.
Ne è nato un ircocervo romanzesco salutarmente ibrido: aneddoti e avventure che si srotolano dall’Appennino modenese alla Transilvania, dalla caccia al tesoro d’uno Stradivari sepolto a una visita di cortesia nella città natale di Dracula, senza trascurare un incontro sulla spiaggia di Bordighera con il grande calciatore Puskas esule dalla sua Ungheria. Finché tutto culmina nella sfida al Dottor Morte, infrangendo quella soglia tra vita e finzione che può essere così pericoloso attraversare senza il filtro di un’impavida ironia. Ma forse neppure quella è bastata.
Giunto alla fine del percorso, l’autore non può che interrogarsi assieme all’ hypocrite lecteur, suo fratello e suo simile, attorno all’ambiguità di ogni narrazione. Perché uno scrittore può dire la verità solo mentendo. O viceversa mentire davvero solo quando cerca disperatamente di dire la verità.
Il cretese che affermava: «Tutti i cretesi sono mentitori!» aveva capito tutto.
Roberto Barbolini (Formigine 1951). Tra gli scrittori italiani più riconosciuti, è forse uno dei meno conosciuti. Cesare Garboli, bontà sua, l’ha definito «un Fellini della scrittura». Allievo di Luciano Anceschi all’Università e di Indro Montanelli nel giornalismo, ha lavorato con Giovanni Arpino alle pagine culturali del Giornale, è stato redattore e critico teatrale di Panorama e attualmente collabora al QN-Quotidiano nazionale. Una delle sue soddisfazioni maggiori l’ha avuta scrivendo la prefazione ai Romanzi e racconti di Dashiell Hammett per i Meridiani Mondadori. Ma anche quando ha curato assieme a Guido Almansi La passion predominante, un’antologia della poesia erotica italiana dal Duecento a oggi, s’è divertito mica male. L’erotico, il poliziesco, il bizzarro, il comico e il fantastico sono da sempre al centro delle sue passioni di saggista e di narratore. Con i racconti de La strada fantasma ha vinto il premio Dessì e il premio Valle dei Trulli, con i saggi di Stephen King contro il Gruppo 63 è stato finalista al premio Viareggio. Ha pubblicato presso i principali editori italiani, da Mondadori a Rizzoli, da Longanesi a Garzanti, ma non disdegna i capitani coraggiosi della piccola editoria, da Guaraldi a Greco&Greco. Fra i suoi romanzi ama ricordare Il punteggio di Vienna, Piccola città bastardo posto, Ricette di famiglia, Provaci ancora, Radetzky e L’uovo di Colombo, che secondo lui fa molto ridere. Se dovesse ascrivere a un genere il suo nuovo libro Vampiri conosciuti di persona, edito da La nave di Teseo, lo definirebbe «un romanzo per frammenti, stupori e visioni», come recita la “quarta “ di copertina, che giura di non avere scritto lui.
FRONTESPIZIO
"Come la prima pagina interna, che di un libro fornisce gli elementi essenziali e sostanziali, questa rassegna vuole accompagnare i lettori davanti alla porta di ingresso di nuovi testi. L'etimo della parola "frontespizio" (dal tardo latino frontispicium, composta di frons, frontis ‘fronte’ e del tema di specĕre ‘guardare’), evoca l'atto di guardare un volto, che restituisce la conoscenza delle principali espressioni e dei caratteri peculiari di una persona. Anche queste presentazioni ci faranno incontrare il volto di un libro e insieme quello del suo autore. Presentare equivale anche a declinare al presente, al qui e ora, gli infiniti argomenti legati all'arte della scrittura. La presenza in sala dell'autore è dunque un'occasione per collocare il pubblico in una inedita postazione, aggiuntiva rispetto alla lettura del libro. Conoscere le premesse dalle quali quel testo nasce, gli intenti dai cui lo scrittore è partito per costruirne l'impalcatura, offre un importante arricchimento di senso. Quando si diffuse il termine italiano "Frontespizio", agli inizi del XVII secolo, le pagine di apertura di un libro contenevano, oltre ai nomi e ai titoli, anche un'architettura di immagini: colonne e timpani, figure allegoriche e oggetti simbolici erano disegnati e incisi a decorazione e viatico di quelle porte d'ingresso al testo." Massimo Pulini
Il calendario della quinta edizione su http://www.museicomunalirimini.it/agenda/pagina1042.html
Tutti gli incontri si terranno a Rimini, Museo della Città "Luigi Tonini", via L. Tonini n. 1 - info 0541 793851
Ingresso libero