Sono passati esattamente 45 anni da quella terribile domenica pomeriggio del 20 maggio 1973, e ancora quelle immagini, che il bianco e nero delle televisioni d’allora rendeva ancor più indelebili e crude, sono davanti agli occhi di chi, invece di un gran premio, stava assistendo esterrefatto ad una tragedia.
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Una tragedia umana e sportiva insieme, che in un sol attimo, a pochi secondi dal via di quel Gran premio di Monza, ha cancellato due campioni nell’atto di scrivere con la loro classe, la loro arte, il loro coraggio, la storia del motociclismo lasciando in tutti quel vuoto incolmabile in chi non si rassegna alla morte. “Non mi volevo arrendere di fronte alla realtà” – dice il dottor Claudio Costa in un’intervista raccontando degli ultimi istanti di vita del campione riminese.

Renzo Pasolini e Jarno Saarinen lasciarono in quel momento solo i ricordi in chi li aveva ammirati e amati, i pochi filmati e le tante immagini e parole spese a raccontare la loro straordinaria classe.

Oggi probabilmente quel terribile incidente non sarebbe potuto succedere: airbag, caschi - Pasolini stava correndo con un jet dopo averlo fatto per anni con una ‘scodella’ in sughero – vie di fuga. La moto non sarebbe mai potuta rimbalzare sul guardrail e come una falce tornare in pista colpendo Saarinen. “Un uomo coraggioso è colui che ha paura di fare una cosa, ma la fa lo stesso!” avrebbe detto Renzo Pasolini, che per quella passione che l’aveva catturato con il pugilato fin da giovanissimo non si è mai risparmiato nemmeno di fronte alla paura. La morte, allora, era una componente non estranea al mondo delle corse in moto – “non mi mette in soggezione – dice in un’intervista televisiva - riguardo allo sport che faccio” –.

Ma se la fortuna, quella sportiva, non gli fu mai buona amica, in quel pomeriggio del 20 maggio gli volse per sempre le spalle. Lo fece proprio nell’anno “buono”, quello in cui su una moto performante – quella con cui Walter Villa, anch’egli coinvolto nell’incidente di Monza, vinse negli anni successivi ben quattro mondiali – poteva finalmente coronare una lunga carriera con un titolo mondiale strameritato.

Sì, perché se c’è una cosa indiscutibilmente vera è che non è per il palmares che Renzo Pasolini è ancor oggi così fortemente amato e ricordato. Piuttosto per il suo essere motociclista in tutta la sua essenza, per il suo modo di correre e di spendersi con generosità e senza calcoli se non quello di essere più veloce dell’avversario.

 

Il 2018 però non si vuole ricordare per il dolore per l’anniversario della scomparsa di uno sportivo, di un amico, di un vero e proprio mito moderno. Piuttosto il momento giusto affinché, l’Amministrazione comunale insieme al Motoclub che porta con orgoglio il suo nome, valorizzi e promuova la leggenda di un grande campione che continui a vivere nel cuore di tutti gli appassionati che l’hanno conosciuto o che nel suo mito, come i più giovani campioni riminesi che si stanno facendo onore nel campionato mondiale, sono cresciuti.

Il 18 luglio prossimo Renzo Pasolini avrebbe compiuto 80 anni e per onorarlo diverse sono le iniziative in programma, o in fase di ultima definizione, nel 2018 che potranno restituire un valore ed un sentimento comune alla città come il ricordo della leggenda Pasolini rappresenta per i riminesi.

Momenti sportivi, ma anche segni simbolici e tangibili capaci di rendere perpetuo l’esempio di un grande riminese, di un grande sportivo per far sì che la sua storia continui ad essere raccontata di cui il Gran Prix Riviera di Rimini per minimoto, in programma il 26 e 27 maggio prossimo sul lungomare di Rimini, sarà solo l’appuntamento più prossimo.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:44