Il ritorno dopo venti mesi del Rimini nel calcio professionistico è un risultato eccezionale: atteso e fortemente voluto dalla piazza, cercato con determinazione, ma tutt’altro che scontato. Mai, nella lunga e travagliata storia biancorossa di 106 anni, era accaduto che si conquistassero due promozioni consecutive sul campo.
Ed è per questo che all’indomani della vittoria al “Neri” che ha sancito il salto di categoria dei biancorossi, voglio ancora una volta rinnovare i complimenti alla squadra, allo staff, alla dirigenza per aver centrato l’obiettivo al primo colpo, ma soprattutto per aver riacceso la scintilla nella tifoseria e nella città, messe alla prova dalle alterne vicende societarie degli ultimi anni, tra fallimenti, proclami e disillusioni. E’ la vittoria di un progetto serio, che ha posto le sue basi appunto venti mesi fa quando come amministrazione abbiamo scelto di dare fiducia alla proposta di Giorgio Grassi, abbracciando una filosofia spesso estranea - e non sempre popolare - al mondo del pallone fatta di piccoli passi, di bilanci sani, di pragmatismo e realismo, con obiettivi a breve e medio termine realizzabili sia sul piano sportivo sia sul piano gestionale, con appunto conti in ordine e un occhio di riguardo per il settore giovanile, considerato non un bancomat. Possiamo dire che è stata una scommessa, perché come detto nello sport non c’è nulla di certo - ma non un azzardo. Una mosca bianca in un calcio che troppo spesso si lascia ammaliare da promesse e parole roboanti, anticamera quasi certa di rovinosi fallimenti e delusioni.
Rispetto alle motivazioni che nell’estate del 2016 ci ha portato a scegliere la proposta di “un altro calcio è possibile” di Grassi rispetto ad altri attori che si erano affacciati all’orizzonte magari con proclami più suggestivi ma campati in aria o quasi abbiamo già detto tanto nel corso dei mesi. Mi permetto solo di aggiungere che esclusivamente in quel momento, all’atto di un fallimento sportivo, un Comune può avere un ruolo, indicando alla FIGC il progetto sportivo valutato più efficace e solido. Due anni fa esercitammo questo compito in maniera responsabile, nonostante le critiche di chi preferiva farsi tentare da altri tipi di promesse: ripartire da una categoria inferiore, per qualcuno, pareva mettere da parte per sempre il sogno biancorosso. Così non è stato.
Non è il momento di guardare al passato ma è il momento di fare festa e soprattutto di ragionare su come dare prospettive ad un progetto che si è dimostrato valido. In questi 20 mesi, l’amministrazione comunale è stata vicina e ha sostenuto il progetto sportivo di Grassi. Lo ha fatto linearmente e questo continuerà a fare. Il Comune sarà al fianco della società, lavorando sulle stesse direttrici che hanno guidato la strategia vincente, e cioè serietà, realismo e senza fare promesse poco concretizzabili. Questo è il ruolo, oggi, dell’istituzione. E lo dico, mi si permetta, anche mettendo da parte per un attimo la personale passione di chi, come me, ha sempre amato e partecipato con il cuore, nella buona e nella cattiva sorte, alle vicende biancorosse. Non ho mai nascosto a nessuno che io per il Rimini soffro. Ed è difficile rimanere a proprio agio nei soli panni istituzionali quando nello stomaco porti questa passione, che ti fa gioire e arrabbiare.
Guardiamo alle basi, lo stadio. Anche qui tenendo conto dell’anomalia di un Paese che non ha politiche in questo senso, mettendo in fila leggi che non producono un intervento perché non mettono a fuoco il valore sociale, comunitario, inclusivo dello sport. Nei tre anni dal 2015 ad oggi, l’Amministrazione ha investito parecchie risorse per riqualificare il Romeo Neri: gli uffici dei lavori pubblici si sono già attivati in mattinata con i referenti della Lega Pro per concordare i sopralluoghi e definire le procedure per esaudire gli standard necessari per il prossimo campionato; ma al netto di tutto lo stadio sarà pronto per ospitare i prof. Questo anche grazie anche agli interventi effettuati negli ultimi anni, (dal rifacimento del campo a ottobre 2015 omologato dalla Lega Pro, all’adeguamento degli spogliatoi e servizi, passando alla manutenzione e implementazione dell’impianto di videosorveglianza fino agli ultimi interventi di manutenzione nel settore distinti) e a quelli in programma, con il rifacimento della copertura storica a cura di Anthea già autorizzato dalla Soprintendenza e il vero e proprio restauro della tribuna storica, progetto già approvato dalla Giunta per il quale abbiamo attivato il meccanismo dell’Art Bonus. Stiamo lavorando affinché si possano utilizzare al meglio le potenzialità del Neri, potenziandone i servizi. Si possono avere e centrare obiettivi ambiziosi con una politica accorta, come ha dimostrato Giorgio Grassi. Gigantismi e proposte fuori scala sono frutti di altre stagioni e tutti sanno che sono irrealizzabili, non solo a Rimini. Dunque nell’immediato continueremo nella serie di interventi per rendere il Neri sempre più luogo sportivo dignitoso e ospitale. Ma è chiaro che in prospettiva, si possa ragionare di una riqualificazione urbana di quel quadrante di città, che appunto riqualifica lo stadio in senso polifunzionale e il contesto urbano circostante. Per fare ciò è necessario mettere al centro un progetto sportivo; e a fianco uno industriale, di sviluppo urbano e funzionale, un progetto relazionale tutto a favore della comunità riminese. In tutta Europa e non solo, questa è la strada seguita. E su questo l’amministrazione comunale non solo è stata disposta a ragionare, con trasparenza e realismo; ma è pronta a valutare opzioni e proposte.
Guardiamo al domani con ottimismo, con fiducia, anche con la speranza che i risultati ottenuti dal club di Grassi e soprattutto il modo con cui li ha raggiunti, possa smuovere le resistenze di chi avrebbe le possibilità di dare un supporto reale al principale club sportivo della città. Troppo spesso questo appello è caduto nel vuoto, chissà che non sia arrivato il momento di dare una svolta. Ai tifosi che in modo ‘ostinato e contrario’ si sono stretti intorno al Rimini in questi anni va oggi il pensiero e il massimo rispetto. La lezione di Grassi, un altro calcio è possibile, dovrebbe essere virale e non esclusiva di un unico ‘capitano coraggioso’ o di una minoranza, seppur appassionata, di tifosi”.