Gli undici lavori del PSBO, che hanno già portato alla chiusura di 4 sfioratori (un quinto è imminente) e a un avanzamento dei cantieri ormai al 70 per cento rispetto al totale, hanno nel collegamento tra le grandi vasche di prima pioggia e laminazione di piazzale Kennedy e la dorsale urbana uno dei cardini dell’intero programma.
Nell’affrontare la progettualità di questo intervento, si è tenuto conto della delicata questione dell’attraversamento in ambito urbano e dell’impatto sulle alberature presenti, per consentire la realizzazione dei lavori di posa. Gli abbattimenti sono previsti là dove necessari, tenendo conto della fattibilità tecnica di tutte le eventuali alternative, nonché di ogni azione sinergica al fine di evitare il rischio di abbattimento. Nel progetto definitivo che ha avuto l’approvazione da parte della specifica Conferenza di Servizi, è già indicata la ripiantumazione di un numero consistente di nuove alberature, superiore a quelle abbattute, piante d’altezza maggiore di 3 metri, con la consulenza e il monitoraggio puntuali di un tecnico agronomo incaricato di seguire nella fase esecutiva i lavori così da decidere in ogni specifico caso le misure che dovranno essere adottate a salvaguardia delle alberature esistenti, interessate dal passaggio del tracciato del PSBO.
Nell’attuale fase, raccogliendo la sensibilità e le istanze di cittadini e associazioni rispetto al tema della tutela delle piante presenti nei parchi, sono state valutate le ipotesi e le soluzioni da adottare, nel passaggio dal progetto definitivo a quello esecutivo vero e proprio, per armonizzare le tempistiche di realizzazione di un intervento ambientale straordinario come il PSBO con la massima salvaguardia del patrimonio arboreo esistente. Più nel dettaglio era già stata fatta un’analisi tecnica delle eventuali alternative. A partire dal cosiddetto microtunneling.
L’utilizzo del “microtunneling” come modalità di posa alternativa allo scavo a cielo aperto se presenta da un lato un apparente minor impatto superficiale, dall’altro presuppone l’utilizzo di tecniche, modalità e materiali dagli impatti localizzati non indifferenti. Una modalità che – spiegano i tecnici – richiede infatti la realizzazione di vani interrati di rilevanti dimensioni e profondità detti “pozzi” con due funzioni distinte: “Spinta” e “Arrivo”.
Il “Pozzo di Spinta” è necessario per introdurre dapprima lo scudo fresante denominato “talpa” che avanza nel terreno in virtù della potente spinta esercitata da una apparecchiatura oleodinamica su conci di tubazioni speciali a mano a mano introdotti nel medesimo pozzo al progredire della trivellazione; la trivellazione avviene attraverso un impianto idrico ad alta pressione che prima mette in rotazione la fresa e poi trasforma il terreno in fango in modo che possa essere trasportato verso il pozzo di spinta e raccolto in superficie in appositi serbatoi per la successiva disidratazione e smaltimento. Il secondo pozzo, anch’esso di dimensioni considerevoli seppur minori del primo, ha la funzione di postazione di “Arrivo” per il recupero della talpa e costituisce il termine della condotta posata. Inoltre le caratteristiche dimensionali della condotta di progetto richiederebbero la realizzazione di più pozzi di “Spinta” e “Arrivo” in quanto l’operazione di trivellazione presenta dei limiti massimi sulla lunghezza in relazione al diametro della condotta.
Va sottolineato inoltre che l’integrità dei parchi non sarebbe del tutto preservata nel caso di utilizzo di “microtunneling” a conseguenza del fatto che le condizioni e i materiali utilizzati per la tecnica di posa con modalità “microtunneling” poiché sarebbero comunque necessari la realizzazione dei pozzi sopracitati con diaframmi di profondità ben superiore a 10 metri e risultano incerti gli effetti sugli apparati radicali dovuti alla compattazione del terreno e/o all’azione dei fanghi bentonitici immessi.
Un’altra soluzione non percorribile è quella di modificare il tracciato progettuale, addossandolo alle mura storiche di via Bastioni Orientali. Una soluzione che incontrerebbe problemi legati da un lato al quasi certo rinvenimento di reperti archeologici e dall’altro dalla presenza di numerosi sottoservizi.
La proposta percorribile è invece quella del monitoraggio tecnico nel passaggio dal prospetto progettuale definitivo a quello cantierabile, con l’assistenza sia dei tecnici sia di un agronomo, che già sulla base di una prima ipotesi porterà a conservare oltre un terzo delle alberature il cui abbattimento era previsto nel progetto autorizzato. Il lavoro sul campo dei tecnici e dell’agronomo, che verificheranno passo a passo lo svolgersi del cantiere in ordine alle alberature presenti, analizzando lo stato dell’apparato radicale di ogni pianta, porterà auspicabilmente e evitare l’abbattimento di altre piante.
Questo è un impegno che l’amministrazione comunale e chi eseguirà i lavori si prende con cittadini e associazioni, insieme alla piantumazione di nuove alberature (non cespugli) nei medesimi Parchi e a un monitoraggio costante e trasparente circa l’andamento dei lavori di un intervento strategico per la sostenibilità futura della città di Rimini