Il lavoro e il bilancio di questi 24 mesi di promozione di uno strumento che in qualche modo supplisce idealmente a un vero e proprio buco legislativo nazionale sono positivi. Sia sul fronte dellampliamento del raggio dei sottoscrittori del Protocollo (oltre a numerose agenzie pubblicitarie e di grafica, anche, da Provincia di Rimini, RiminiFiera, Start Romagna, Hera, Anthea, Romagna Acque, UniRimini, Corriere Romagna, Icaro Communication, Il Ponte, Chiamami Città, Rompi il Silenzio, Arcigay) che su quello della visibilità del progetto riminese, adottato anche dal Comune di Milano che ora, insieme a Rimini, Ravenna, Reggio Emilia, Enna e Genova e altri, sta tessendo lipotesi di una rete di Amministrazioni pubbliche che stanno tentando di normare il tema.
Ma in questi due anni non ci si è fermati allattività di sensibilizzazione. Grazie al protocollo, come Comune di Rimini sono stati 10 i casi segnalati di pubblicità di prodotti (nazionali e/o locali) che utilizzavano il corpo delle donne come veicolo del bene di vendita con metodologia a nostro avviso lesiva delle persone. Va detto che alcune di queste sono state segnalate dagli stessi riminesi che hanno evidenziato ai nostri uffici tali comunicazioni improprie, inoltrate poi allIstituto dellAutodisciplina Pubblicitaria per i provvedimenti inibitori del caso.
Il futuro del Protocollo non può prescindere dalla linea già tracciata: promozione degli obiettivi, cercando di allargare ulteriormente il panel dei firmatari, e procedere a unattività di verifica e ricognizione sempre più sistematica e coinvolgente i cittadini.