Presentazione del Piano strutturale comunale

L’intervento del sindaco Ravaioli per il Consiglio comunale
Data di pubblicazione

Siamo di fronte ad un momento di passaggio importante e straordinario: l’adozione di Piano strutturale comunale (Psc) e Regolamento urbanistico edilizio (Rue).

Per contestualizzare occorre rivisitare la nostra storia urbanistica.

Partiamo dal 1999: in quell’anno vennero approvati il Piano regolatore generale e il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp).

Si verificò una grande frizione fra i due piani, fra due filosofie diverse.

L’uno, il Prg, prevedeva criteri rigidi e predeterminati nello sviluppo urbanistico, la città articolata a “spot” e a macchia di leopardo senza un disegno di sviluppo che comprendesse la realizzazione dei nuovi obiettivi e una teoria della sostenibilità ambientale. Uno strumento che però permetteva e aveva puntato molto sullo sviluppo economico della città.

L’altro rappresentava una teoria dello sviluppo negli anni a venire calata dall’alto. Corretto sul piano metodologico, ma scarsamente integrato con la realtà urbanistica cittadina e con la necessità della transizione del modello di sviluppo da quello che aveva preceduto il ’99 a quello che sarebbe seguito.

Nello stesso tempo in quegli anni si era presentata all’Amministrazione comunale la necessità urgente di mettere mano rapidamente al cambiamento profondo delle strutture economiche della città.

Quali erano i problemi?

Il primo, lo abbiamo già accennato, mettere mano allo sviluppo economico. Ricordate: allora eravamo in periodo di espansione, mentre negli anni seguenti siamo entrati in un periodo di crisi economica internazionale all’incirca alla fine 2008.

Se non avessimo provveduto - ed era una necessità – ad agire rapidamente nella direzione dello sviluppo economico, molte delle opere che costituiscono una parte importante del volano economico pubblico e privato non ci sarebbero state così come oggi lo sono. Queste opere le conoscete: la Fiera, il Palacongressi, il Caar, la Darsena, gli investimenti di capitale privato nella città e per le colonie.

appeal di Rimini sarebbe enormemente sceso e la situazione economica si configurerebbe molto peggiore.

Oggi, in un contesto di piena crisi economica, Rimini rappresenta la 17° realtà economica del paese Italia per PIL (oltre 31mila euro in media a famiglia, secondo i dati di Unioncamere) e la seconda, dopo Milano, per indice di sviluppo secondo il rapporto annuale di Confindustria sugli “Indicatori economici e sociali regionali e provinciali”.

Le statistiche, lo ho sempre detto, sono da prendere con prudenza, ma restano pur sempre dati importanti. E oggi, nonostante la crisi e con le difficoltà economiche che pur conosciamo, Rimini c’è.

Abbiamo mantenuto appeal turistico balneare, abbiamo destagionalizzato passando dall’84% di presenze turistiche concentrate fra giugno e settembre al 67% di presenze durante l’estate, mentre il resto si distribuisce su tutto il resto dell’anno. Abbiamo portato nuovi flussi di interesse economico. Con le azioni dell’amministrazione e dei privati abbiamo creato un nuovo punto di equilibrio fra città del mare e centro storico, marina centro e aree sud e nord della città.

Rimini ha sviluppato una sua nuova identità storico-culturale e questo ha determinato un grande passo in avanti: la riqualificazione culturale, l’Università, la riqualificazione del centro storico, la politica degli eventi, da ultimo le mostre di Castel Sismondo, sono state una parte del grande volano di questo sviluppo.

2- Ci siamo chiesti quali erano i problemi. Il secondo era comprendere la filosofia di Ptcp e Prg e la loro possibilità di riordino e integrazione. Si trattava di garantire allo stesso tempo lo sviluppo economico con tutte le sue necessità, gli strumenti urbanistici da mettere in atto, le ricuciture fra Prg e Ptcp e la costruzione dello sviluppo futuro.

Non mi si dica che le norme giuridiche, la regolamentazione urbanistica (Regionale, Provinciale e Comunale) siano strumenti flessibili e semplificati. E’ la favola politica che ci sentiamo raccontare. In realtà le norme sono complesse, spesso contraddittorie, e con percorsi molto spesso paragonabili al labirinto di Minosse di greca memoria.

L’Amministrazione si è dovuta muovere in questo quadro normativo e in questo quadro ha dovuto operare. Alcuni esempi: le grandi opere, la loro viabilità e la loro conformità ai diversi strumenti regolatori, la sostenibilità economica. Sono tutti temi che abbiamo dovuto affrontare e risolvere.

Va poi aggiunta una considerazione: ma quante “teste”, quante persone, quanti organismi vanno messi d’accordo sulle procedure urbanistiche? A Rimini potremmo sbizzarrirci nei giudizi… Si pensi solo alla difficoltà del cammino dell’ex colonia Murri, che voglio per pietà politica risparmiarvi.

Altri esempi che interessano il settore privato. Vorrei citare i Ghetti, la Darsena, la variante alberghi, il Piano spiaggia, l’edilizia sociale, l’attrazione di capitali privati nello sviluppo commerciale, il completamento degli impegni presi dalle precedenti amministrazioni.

3- Esistevano poi – ed è il terzo problema – delle ricuciture che derivavano dalla conoscenza e dallo studio del territorio che non potevano essere tralasciate. Mi riferisco al Piano generale del sistema fognario, nei due atti approvati dal Consiglio comunale (ma chi conosceva bene i problemi dell’assetto idrogeologico e dell’apparato fognario e depurativo del territorio?). Ricordo in proposito l’enormità di provvedimenti urbanistici che richiesero le opere pubbliche fognarie realizzate.

Mi riferisco anche al Piano urbano della mobilità (ricorderete le grandi discussioni su questo tema, che ancora oggi si affacciano sullo scenario politico), al Piano dei cimiteri, al Piano del commercio, alla variante alberghi e al Piano spiaggia.

4- Infine – quarta questione – il Piano strategico. Ovvero, come si poteva ipotizzare un nuovo Piano strutturale senza avere presente strategicamente come si sarebbe sviluppata Rimini nei prossimi 20 anni?

Il Psc recepisce le linee strategiche del Piano approvate dal Consiglio comunale e si integra in maniera equilibrata con lo stesso.

Quelli che ho illustrato finora in quattro punti sono gli elementi di ricucitura di cui vi ho parlato.

“Conoscere meglio, progettare e programmare, realizzare, prospettare lo sviluppo nel rispetto del territorio e dell’ambiente”. E’ questo lo slogan con cui abbiamo iniziato il lavoro circa 3 anni or sono.

Devo ringraziare la dirigenza, fra tutti l’architetto Alberto Fattori e il direttore generale, dottoressa Laura Chiodarelli, il loro staff tecnico tutto, il gruppo tecnico dei consulenti con a capo il professor Giuseppe Campos Venuti e l’architetto Rudi Fallaci per il grande lavoro svolto. E poi tutto il Consiglio comunale.

Il Psc e il Rue rappresentano per la nostra realtà un grande passo in avanti. Sentiremo la descrizione di principi e contenuti. Io vorrei esplicitare alcuni elementi fondanti:

  1. l’adesione ai principi del Piano territoriale di coordinamento provinciale: abbiamo superato la frizione storica che si era determinata.
  2. Il rispetto dei diritti territoriali edificatori ma non la loro “fissità”. Era uno dei limiti del Piano regolatore
  3. Un riequilibrio nello sviluppo territoriale con possibilità di trasferire capacità edificatoria per creare nuovi spazi verdi e servizi
  4. La nuova filosofia ambientale con più verde, risparmio energetico e idrico, nessuna occupazione di territorio oltre a quella stabilita dal Ptcp.
  5. I criteri corretti di perequazione urbanistica, che tradurrei così: l’interesse privato, pur da rispettare, è preceduto da quello pubblico e della collettività
  6. Lo sviluppo dell’edilizia sociale e l’incentivazione per la tutela dell’assetto idrico del territorio
  7. La competizione fra privati per lo sviluppo di Rimini
  8. Le norme transitorie che garantiscono un equilibrato passaggio fra vecchio e nuovo.

Non credo di dover aggiungere altro. Sentiremo nei dettagli l’assessore Roberto Biagini, i tecnici e il gruppo dei consulenti.

Voglio solo terminare dicendo: questo Consiglio comunale ha una grande opportunità. Adottare il nuovo Psc e il Rue. Non farlo creerebbe, a mio parere, un grave danno economico alla nostra realtà. Il mondo è cambiato, i sentimenti della popolazione vanno verso criteri di nuova sostenibilità sociale e ambientale. Fermare questo percorso sarebbe, in un momento di crisi economica, estremamente sbagliato.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:09