Presentazione del libro “Per l’uguaglianza – come cambiare i nostri immaginari “ di Lilian Thuram.
Sarà presente l’autore. Moderatore dell’incontro Emiliano Visconti di Rapsodia – Libri Eventi
Ingresso libero.
LILIAN Thuram è un grande campione.
La sua carriera sportiva è iniziata in Francia nel Monaco proseguendo poi in Italia, indossando dapprima la maglia del Parma e successivamente della Juventus, e si è conclusa nel Barcellona a 36 anni a seguito di problemi di salute.
Durante la sua carriera ha vinto molto titoli fra i quali campionato del mondo, d'Europa e in Italia, due scudetti e tre supercoppe.
Contemporaneamente alla carriera sportiva Lilian Thuram si è speso nel sociale promuovendo l’integrazione contro ogni forma di discriminazione contro ogni forma di razzismo.
Per questo ha costituito una Fondazione, che porta il suo nome con la quale svolge numerose attività in ambito educativo nell’ambito giovanile.
Questa esperienza ha voluto raccontarla in un libro, scritto in collaborazione con intellettuali e studiosi quali Todorv e Viewiorka anch’essi membri della Fondazione, dal titolo “Per l’uguaglianza”.
Il testo in parte è autobiografico in parte, analitico e riflessivo.
L’autore racconta, nei primi capitoli, la propria vicenda personale.
Thuram, nato in Guadalupa, penultimo di una famiglia con cinque figli nati da padri diversi, condizione normale nella terra d'origine, ma non in Francia, dove si trasferisce a nove anni ed è in questa momento che comincia a porsi delle domande essendo un bambino curioso.
Tutto il libro è una sequenza di interrogativi che nascono dall’esperienza personale e riguardano, dapprima, la "differenza" - vistosa - fra il suo modello di famiglia e quello dei compagni di scuola e di gioco.
Nella sua famiglia, la madre è il genitore di riferimento per tutti i figli, e per questa motivazione Thuram afferma di aver voluto figli "molto presto, forse, inconsciamente, per essere il padre che non avevo avuto".
La questione del razzismo Thuram la scopre in Francia in quanto sostiene che "è stato al mio arrivo a Parigi che sono diventato nero" prima non si era mai posto il problema.
Ma a Parigi il colore della pelle è causa di stigmatizzazione. La differenza diventa diversità.
Tuttavia, "non si nasce razzisti, lo si diventa", sottolinea Thuram ritenendo che è una costruzione sociale che si trasmette di generazione in generazione fino a divenire "un'abitudine, un riflesso inconscio".
Il calcio, nella visione di Thuram, può servire a spezzare quest'abitudine, questo pregiudizio, data per scontata in quanto "dopo la scuola, il campo è il luogo più importante dove si educano i figli".
Ma il calcio è anche uno spazio pubblico, un teatro che permette di comunicare valori, in modo "esemplare".
Thuram, in diverse occasioni ha denunciato l’intolleranza, nel 1998, polemizzò con Jean Marie Le Pen, il quale criticava il numero eccessivo di "neri" presenti nella nazionale di calcio, e al quale replicò che per far parte della nazionale, non contava essere neri o bianchi. Ma francesi.
Di recente è intervenuto criticamente contro l'allenatore del Bordeaux, Willy Sagnol, che aveva recriminato contro il ricorso al "giocatore tipico africano, che ha il vantaggio di costare poco, al momento dell'acquisto, e di essere pronto alla lotta, sul terreno di gioco". Ma non sarebbe altrettanto intelligente e tecnico. Parole in libertà, ha osservato Thuram, che rinforzano pregiudizi antichi e resistenti.