Ciò per una serie di motivi, di seguito sintetizzati.

Come si può leggere dai lavori parlamentari preparatori al D. L. 93 del 27/05/08, dalla circolare ANCI del 03/06/08, dalla Risoluzione n. 12 del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 05/06/08, nonché da tutti gli articoli di stampa specializzata il caso di specie non e' paragonabile tout court con gli altri casi di assimilazione all'abitazione principale previsti dal Regolamento Comunale dell' ICI e per i quali è previsto il rimborso del minor gettito alle casse comunali da parte dello Stato.

Una delle ragioni più ripetute è che, per gli altri casi, la possibilità di trattarli come l'abitazione principale, e' contenuta in fonti di normazione primaria, mentre per le abitazioni locate a chi le utilizza come abitazione principale, la fonte di normazione primaria (D.L. 437/96, art. 4) consente al Comune di stabilire solo un'aliquota ridotta. Questo e' esattamente il caso del Comune di Rimini, il quale esprime questa volontà, ossia concedere l'aliquota agevolata del 6 per mille, sia nell'annuale delibera di definizione delle aliquote, che nel Regolamento Comunale dell'ICI, dove, infatti, viene ribadito, che l'agevolazione è concessa ai soli effetti dell'aliquota.

Tra l'altro, uno degli intenti del Consiglio Comunale era quello di far emergere gli "affitti in nero", ma ancor più importante è la ratio della norma di esenzione ICI, creata allo scopo di favorire il piccolo proprietario dell'abitazione di residenza. Non e' plausibile che si voglia mettere sullo stesso piano chi possiede l'unica casa dove vive ( che non produce reddito), con chi, proprietario di appartamenti locati, ne trae un cospicuo guadagno.

Pertanto e' vero il contrario di ciò che sostiene il Consigliere Giudici: affermare che, allo stato attuale di norma e dottrina, le abitazione locate possono godere dell'esenzione ICI, sperando poi che questo minor gettito verrà rimborsato dallo Stato, è pura demagogia.