Così il Sindaco Andrea Gnassi, e la Vicesindaco Gloria Lisi, al taglio del nastro di questa mattina del nuovo centro a bassa soglia di via De Warthema. Una struttura completamente rinnovata grazie ad un progetto di investimento triennale in grado di dare una risposta notturna e diurna fino a 40 persone senza fissa dimora. Si tratta dell’ultimo di una corposa serie di servizi e strutture che nel Comune e nel Distretto di Rimini vengono attivati ogni anno grazie ad un investimento di più di 2 milioni di euro.
Secondo l’ultimo Rapporto sulle povertà della Caritas di Rimini, sono circa 2.500 le famiglie in povertà nei 25 Comuni della provincia di Rimini. Uno scenario che, per quanto riguarda il Comune di Rimini, viene affrontato con diversi servizi, strutture e risorse programmate dal piano per le povertà e i piani sociali di distretto. Ultimo arrivato, in ordine di tempo,è proprio il nuovo centro a bassa soglia realizzato nelle strutture della ex stamperia ed anagrafe comunale di via De Warthema, la cui gestione è stata affidata, tramite istruttoria pubblica, all’associazione di volontariato Rumori sinistri, fino al 31 dicembre 2021. Il centro si aggiunge ai due centri già presenti alla Capanna di Betlemme e alla Caritas.
Il progetto di via De Warthema
Il Centro di accoglienza a bassa soglia è stato realizzato in co – progettazione con soggetti del terzo settore, tenendo conto delle “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia”. A Rimini in questi ultimi anni, a ridosso del centro storico, si è sviluppata un’esperienza unica di accoglienza degna delle persone senza fissa dimora, Casa Don Andrea Gallo per l’autonomia (128 le persone accolte dal 24 dicembre 2015 al 31 dicembre 2018, 284 quelle incontrate per un colloquio o attività di primo contatto). L’amministrazione comunale ha riconosciuto questa progettualità che sovverte l’idea dei dormitori come risposta ai bisogni abitativi delle persone senza fissa dimora e ha già in parte materializzato quelle che sono molte delle azioni suggerite nelle Linee di indirizzo ministeriali per il contrasto della grave emarginazione adulta in Italia. Il progetto è è finanziato nell’ambito del Piano regionale povertà per gli interventi e servizi a favore delle persone in condizione di povertà estrema e senza dimora, per gli anni 2019 - 2020 - 2121.
Lo spazio dedicato all’Accoglienza
Lo spazio destinato al progetto di accoglienza è composto da una cucina (con anticamera e bagno), un salone ampio per lo spazio diurno, due camere per gli ospiti della struttura (donne e uomini), un ufficio/camera operatore con un bagno, un guardaroba solidale, bagni e servizi doccia differenziati per le donne e per gli uomini, ripostigli.
Le dimensioni della struttura consentono di accogliere un numero fisso di 35/37 persone (fino un max di 40 in particolari condizioni), al fine di garantire non solo uno spazio per il letto, ma la mobilità al suo interno e per creare uno spazio vitale fra persone non appartenenti al medesimo nucleo familiare oltre a garantire un minimo di intimità e privacy alle persone.
Obiettivo del progetto non sarà dunque solo quello di fornire un ricovero notturno, ma anche quello di promuovere l’inclusione sociale attraverso progetti complementari; l’attivazione di relazioni tra gli altri spazi e le altre associazioni del quartiere e dell’intero territorio riminese; l’offerta di attività sociali, culturali e sportive a cui dedicarsi per una propria crescita personale e un miglioramento complessivo della condizione di vita verso la piena dignità personale.
Gestione del Centro di prima accoglienza per senza fissa dimora
Accoglienza notturna
Le strutture di accoglienza notturna sono tra i servizi per persone senza dimora i più richiesti e allo stesso tempo i meno diffusi come dimostrano i dati Istat secondo i quali meno della metà delle persone che vivono in strada riesce a trovare accoglienza per la notte nel momento in cui la cerca.
Risulta evidente come la risposta emergenziale del dormitorio, così come il servizio mensa o docce slegato da un progetto di inclusione e vita degna, protratta nel lungo periodo sia predittiva di una regressione del livello di “capacitazioni” e di “funzionamenti” della persona e come progressivamente la inducano a rinunciare ad un percorso progettuale di uscita dalla propria condizione di senza dimora e autonomia.
Per questo l’obiettivo del centro a bassa soglia è radicalmente diversa, ovvero quella di garantire a tutte le persone accolte, una sistemazione alloggiativa stabile e non istituzionalizzante, attraverso un’accoglienza iniziale di tre mesi, tempo necessario per poi sviluppare un progetto individualizzato in cui la durata dell’accoglienza è una variabile ed è legata alla persona. Tra le principali attività:
- Accoglienza notturna di 37 persone all’interno della casa: per situazioni di emergenza legate a particolari condizioni climatiche si aggiungerebbero 3 posti in un’area dedicata. I tre mesi iniziali di accoglienza, osservazione ed inclusione serviranno alla costruzione di un progetto individualizzato.
- Servizio di colazione e pasti per gli/le abitanti della struttura: un momento importante e di condivisione attraverso un’organizzazione programmata con turni di attivazione degli/delle abitanti.
- Servizio di pulizia degli spazi e della propria postazione personale: organizzato anche questo dagli abitanti
- Servizio docce ed igiene personale (spazi RISERVATI solo agli/alle abitanti della struttura).
Attività diurna
Le attività principali e gli interventi di cura dello spazio diurno sono obbligatorie per tutti gli abitanti (pulizie interno ed esterno dello spazio, preparazione colazione e pasti). Altre attività integrative come i corsi di cucina, l’orto sociale, la formazione sono a partecipazione volontaria e vengono indirizzate alla persona in chiave propedeutica e preliminare alla strutturazione di un percorso di aiuto di più lungo periodo, solo dopo i primi tre mesi di accoglienza e dopo una attenta osservazione e lettura dei bisogni.
Durante il tempo di permanenza nella struttura le persone saranno supportate, mediante l’attivazione di alcuni interventi quali:
· percorsi di inclusione sociale e di capacitazione individuale e di gruppo
· accoglienza e accompagnamento all’uso della struttura fornendo indicazioni sulle regole di convivenza, sulle possibilità di essere parte attiva al funzionamento del progetto stesso e promuovendo ogni iniziativa che può essere utile al consolidamento delle relazioni interne;
· promozione delle relazioni esterne alla struttura in collaborazione con i servizi territoriali;
· promozione delle relazioni esterne alla struttura che tengano conto del contesto di quartiere nella quale è inserito;
· sostegno in percorsi di crescita individuali attraverso l’ascolto, l’informazione, l’orientamento e l’accompagnamento ai servizi già strutturati;
Sono previsti monitoraggi per la verifica dello stato di avanzamento del progetto e la verifica del raggiungimento dei risultati attesi.
Le attività dello spazio diurno saranno così articolate:
- attivazione percorsi di inclusione sociale e di capacitazione individuale e di gruppo;
- coinvolgimento degli e delle abitanti nelle piccole attività quotidiane per la gestione del centro con il supporto delle operatrici e di volontari;
- équipes che operano sulla grave marginalità e sull’abitare.
Povertà: i principali progetti del Comune di Rimini
Progetto Albergo Sociale
E’ un progetto che viene realizzato sul territorio comunale dal 2012, in co – progettazione con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Nella struttura sono stati ospitati 50 nuclei familiari di composizione differenziata per un totale di 87 persone.
Il progetto prevede che, all’ìnterno di una struttura alberghiera, una quota compresa tra le 6 e le 8 stanze venga riservata ad utenti inviati dal Comune di Rimini per far fronte ai bisogni di coloro che si trovano in una condizione di disagio abitativo.
Tre mesi viene considerato un tempo utile per la risoluzione delle problematiche che hanno determinato la transitoria condizione di fragilità. In questo lasso di tempo i nuclei vengono supportati da operatori professionali in costante rete con i Servizi Sociali Comunali e Ausl. Dall’avvio del progetto le stanze messe a disposizione del Comune di Rimini sono state sempre occupate da una differenziata tipologia di utenza (persone sole, nuclei familiari composti da padre - madre e minori, papà separati, anziani, madri sole).
Unità di strada senza fissa dimora
Sono equipe multidisciplinari di cui fanno parte alcune associazioni della rete del terzo settore riminese, come l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas, la Croce Rossa e Rumori sinistri, coerentemente con il principio di sussidiarietà orizzontale. Il progetto è finalizzato al monitoraggio delle persone senza fissa dimora presenti sul territorio e alla mappatura dei luoghi del disagio con l’obiettivo di:
· Attivare interventi a bassa soglia per il primo soccorso
· Ridurre la grave marginalità
· Consolidare la rete dei soggetti pubblici e privati che a vario titolo si occupano di senza fissa dimora;
Questo è reso possibile grazie a quattro uscite settimanali delle unità di strada che portano con se generi di prima necessità, coperte e alimenti, a volte accompagnati da un medico. I casi più gravi vengono segnalati alle strutture di assistenza medica.
Più in generale, sono più di 120 i posti letto per la prima accoglienza messi a disposizione dal sistema riminese pubblico e privato per il sostegno dei senza fissa dimora e delle persone più deboli che si trovano a fronteggiare le difficoltà della stagione invernale.
Housing First
Sul territorio del Comune di Rimini il progetto Housing First è partito con un primo progetto nel 2013 poi ampliato nel 2018. Le persone inserite dal 2013 ad oggi sono state 21; attualmente sono 19, di cui quattro hanno meno di 50 anni, due hanno più di 65 anni, le restanti un’età compresa tra i 50 e i 65 anni. In tutti i casi si tratta di persone con molti anni in strada alle spalle, solo quattro erano già in carico ai servizi sociali.
Gli appartamenti messi a disposizione sono 12 e in 6 di questi sono previste co-abitazioni. Il progetto è finalizzato alla sperimentazione di percorsi di autonomia abitativa per persone sole con problematiche di disagio psico – sociale che presentano gravi difficoltà affettivo/relazionali. Particolare attenzione è rivolta agli ultracinquantenni con problematiche di salute fisica o psichica.
Gli inserimenti avvengono nell’ambito della predisposizione di progetti di sostegno individualizzati e sono accompagnati da un intenso lavoro sociale e psicologico da parte di un’equipe in capo al soggetto del terzo settore, alla quale viene attribuita funzione strategica per la buona riuscita della sperimentazione e per promuovere l’autonomia delle persone. La fase di aggancio ed inserimento è portata avanti dagli operatori attraverso vari colloqui, visite agli appartamenti, momenti di conoscenza tra coloro a cui viene proposta una coabitazione. La fase di aggancio, soprattutto quando si propongono co-abitazioni richiede tempi lunghi.
Un progetto che si affianca ai tanti altri messi in campo per l’emergenza casa, ma con caratteristiche del tutto uniche e peculiari, che invertono i canoni più tradizionali dell’assistenza; prima la casa, appunto, e poi il percorso di inserimento sociale, relazionale, lavorativo.
Emporio Solidale
un progetto di comunità della città per la città, pensato per aiutare concretamente le persone nel bisogno primario del cibo, creando un centro funzionale di raccolta e distribuzione di beni di prima necessità. Un progetto pensato anche per attivare il territorio, imprese e cittadini in un processo di aiuto e collaborazione che si realizza grazie all’impegno di tutti.
Dal 2016 sono stati riempiti 3.449 carrelli della spesa solidali per 1.883 persone, 475 famiglie, 583 under 16.
Progetti distrettuali Rimini nord
Oltre ai progetti già citati, si aggiungono quelli di livello distrettuale, in grande parte cofinanziati da fondi regionali e nazionali. Si tratta di interventi anche molto diversi tra loro; si va delle mense dei poveri al potenziamento degli sportelli sociali, dal reddito di inclusione e solidarietà a sostegno della povertà, progetti di inclusione e sostegno al reddito, all’abitare e al sostegno alle famiglie e alla genitorialità. In particolare si segnalano:
Centro Operativo Caritas
- Centro di Ascolto
- Dormitorio di prima accoglienza fino ad un massimo di 15 giorni (8 posti reparto donne e 17 posti reparto uomini);
- Seconda accoglienza (21 posti)
- Distribuzione gratuita di vestiti, biancheria e doccia calda;
- Mensa a pranzo (mensa serale riservata alle persone in seconda accoglienza) ;
L’ampliamento del progetto nel 2019 ha previsto l’attivazione di n. 15 posti di prima accoglienza; 628 le presenze del dormitorio nel 2018.
Progetto Michel Roland (Capanna di Betlemme)dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
- Realizzazione di servizi di pronta accoglienza per l’accompagnamento, il reinserimento sociale e l'avviamento verso l'autonomia delle persone che sono in situazioni di estrema povertà e senza dimora (14 posti M e 4 F);
- accoglienza abitativa per i senza dimora che prevedano tempi di ospitalità medi e lunghi (fino ad un anno).
Dal 1 gennaio 2019 al 30/08/2019 sono transitati circa 400 uomini e 40 donne; sono attualmente accolte 30 persone fisse in progetti di lungo periodo, di cui 2 sono donne.
Progetto Opera di Sant’Antonio per i Poveri
Mensa serale quotidiana (doppio turno). Servizio docce, distribuzione medicinali, pacchi viveri. Dai dati dell’Osservatorio Caritas risulta che nel 2018 sono stati distribuiti 44.628 pasti.
Infine i progetti relativi agli ambulatori medici come “Nessuno escluso”, ha come proponente la Caritas di Rimini. Le persone, per lo più senza fissa dimora, viste nel 2018 risultano essere 266. L’ambulatorio collabora con l’ambulatorio Anteas e il poliambulatorio La Filigrana, progetto realizzato dall’Associazione la Filigrana, finalizzato ad affrontare in particolare il disagio psicologico delle persone senza dimora.
Si segnala inoltre il progetto Noi Insieme dell’Istituto per la famiglia a favore di persone in condizione di povertà. Il progetto intercetta con interventi vari (tra cui un servizio di mensa) circa 400 famiglie.