Restano del tutto confermati gli obblighi vaccinali per l'accesso ai servizi educativi del Comune di Rimini. Ad oggi non c’è alcuna novità né soprattutto alcun passo indietro. In un quadro nazionale reso sempre più incerto dalla volontà del Governo di bloccare e rimandare l'obbligo vaccinale, la nostra posizione rimane ferma alla tutela della sanità di tutti i cittadini, soprattutto di quelli più esposti ai rischi e bisognosi della massima cura e prevenzione.
Rimane dunque valido, per la frequenza dei nidi e delle materne comunali, l'obbligo di essere in regola con le vaccinazioni previste dalle leggi, così come rimangono valide le 21 lettere già inviate alle famiglie per regolarizzare la posizione sanitaria dei propri figli per garantire loro la frequenza al prossimo anno scolastico. Nessun passo indietro su quanto di buono fatto fino ad oggi che, grazie al provvedimento introdotto dall'allora ministro Lorenzin, ha permesso a Rimini in meno di un anno di aumentare la propria copertura vaccinale di circa il 10%, ad un ritmo doppio rispetto alla media regionale.
Restiamo in attesa istituzionale ma non si capisce con quale logica il Governo si appresti a tornare indietro su questi che sono indiscutibili passi in avanti fatti su tutto il territorio nazionale. Peraltro con emendamenti inseriti oltretutto in un mare magnum, che nulla c’azzecca con la sanità, come quello del “Milelleproroghe”. Se ad inizio luglio era sostanzialmente rimasto inalterato il quadro generale, sostituendo di fatto la verifica di ufficio delle vaccinazioni con l'introduzione dell'autocertificazione, con gli emendamenti di questi giorni si va invece, nella sostanza anche se non ancora nella forma, ad eliminare l'obbligo stesso.
Non solo, trovo quanto meno inopportuno che una questione così decisiva per la sanità nazionale venga affrontata fuori tempo massimo per il calendario scolastico e senza nessun preliminare studio e validazione da parte della comunità scientifica. Una forzatura che confonde scuole, medici, famiglie ed enti locali, e che ha messo sul piede di guerra anche le Regioni che, in alcuni casi, hanno già paventato il ricorso alla Consulta e la possibilità di intervenire con proprie leggi regionali.
Spiace dover nuovamente far notare e sottolineare come queste forzature siano del tutto insensibili alle famiglie con bambini immunodepressi, che vedono in questa maniera violati i loro diritti civili basilari come quello della frequenza scolastica dei propri figli. Famiglie che avrebbero tutto il diritto di mandare i bimbi a scuola senza preoccupazioni e che invece, oltre al problema di dover affrontare gravi malattie, rischiano così di subire anche l'intollerabile onta di una assurda ghettizzazione in classi speciali.
Pensare che nel 2018 ci sia ancora bisogno di dover difendere questi diritti fondamentali che si pensava sanciti una volta per tutti dalla storia preoccupa e lascia l'amaro in bocca.
Non a caso in questo quadro confuso che alimenta un clima da conflitto sociale permanente, si inseriscono con rinnovato vigore le frange più estreme dei movimenti no vax, contribuendo ad inquinare quello che dovrebbe essere un sano e civile dibattito democratico con provocazioni e insulti, come quelli vergognosi rivolti al noto virologo Roberto Burioni, a cui va tutta la mia solidarietà.