Lotta alla prostituzione: la dichiarazione del sindaco di Rimini Andrea Gnassi

"I provvedimenti della Autorità Giudiziaria vanno rispettati e applicati. Sempre. Ma sarei un ipocrita se tentassi di nascondere le perplessità e, per certi versi, il disorientamento nei confronti degli orientamenti recentemente assunti. E questo per tre ordini di motivi
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Il primo: il fenomeno della prostituzione è radicalmente cambiato. E non lo dico io ma le analisi di pressoché tutti gli operatori della pubblica sicurezza. Non siamo di fronte a donne che in piena libertà decidono di vendere il proprio corpo, ma a veri e propri racket gestiti dalla criminalità, per i quali lo sfruttamento della persona si accompagna in qualche caso a riduzione in schiavitù. La conseguenza prima di questa spietata filosofia criminogena è che l' "attività" di prostituzione si manifesta con l'occupazione 'militare' di vere e proprie parti della città. Là dove le famiglie vivono. I sintomi sono devastanti: atti osceni in luogo pubblico, minacce ai residenti, degrado urbano, arroganza e violenza, inibizione alla fruizione dei luoghi. Se non è un problema di ordine pubblico questo, mi chiedo francamente cosa lo sia. L'impossibilità a tutti i livelli di trovare una soluzione e uno sbocco sta già facendo emergere tentazioni esasperanti di 'giustizia fai da te' modello ronde. Risposte sbagliate a un problema vero, al cui contrasto devono pensare gli Enti locali lasciati soli, nonostante per Costituzione e legge toccherebbe a tutti e tre i poteri dello Stato occuparsi senza perdere tempo della cosa.

Di fronte oggettivamente alle lacune della legislazione nazionale, ci siamo impegnati nel mettere in campo nuovi strumenti giuridici che, superando i limiti delle vecchie ordinanze, potessero mettere a disposizione delle forze dell'ordine strumenti per rendere più incisiva ed efficace l'azione quotidiana di contrasto a un fenomeno odioso. Ci siamo mossi su un crinale sottile per definire una strategia operativa concreta davanti a un fenomeno di pazzesche proporzioni. Lo sapevamo ma eravamo certi che, con la collaborazione di tutti i soggetti in qualche modo coinvolti, l'obiettivo facesse fare alla forma un passo in avanti. E' già accaduto in passato e accadrà anche in futuro: ogni conquista di legge è frutto di un mutamento della pubblica opinione che infonde coraggio.
Dal confronto, dalla collaborazione e dall'apporto di tutte le istituzioni presenti nel Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza è nata quell'ordinanza contingibile e urgente grazie alla quale in queste prime settimane d'applicazione Polizia, Carabinieri, Polizia municipale hanno denunciato all'Autorità giudiziaria decine e decine di prostitute. Un provvedimento - certo né unico, né risolutorio - ma che è stato capace di tenere sotto pressione e contrastare la prostituzione e restituire al vivere civile alcune zone della città degradate, che oggi la Procura ritiene non applicabile.
Ora si ritiene non applicabile il provvedimento, cancellando di fatto uno strumento normativo utile al contrasto della prostituzione quale fenomeno inerente all'ordine pubblico, fenomeno che crea oggettivamente allarme sociale e problemi di sicurezza nella popolazione. Ne prendiamo atto e ci adeguiamo e come noi farà il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza.
Tra pochi mesi, con la recrudescenza estiva del fenomeno, ci troveremo ancora una volta disarmati e impotenti davanti all'arroganza dei criminali e dall'altra parte le giuste, sacrosante proteste d'interi quartieri. Sarà dura spiegare le ragioni che distinguono sicurezza urbana e sicurezza pubblica.
Ci auguriamo che la pur proficua collaborazione tra tutti gli organi dello Stato possa continuare avvalendosi di tutte le azioni e strumenti necessari ".

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:08