La consegna venerdì 6 dicembre al cinema Fulgor
Nel 1952 esce Lo sceicco bianco, il primo film di cui Federico Fellini porta la piena responsabilità. Aveva già firmato Luci del varietà ma a quattro mani con Alberto Lattuada. Massimo Mida, sulle pagine di “Cinema”, saluta questo esordio titolando: “Fellini, Diogene del cinema”. Nello stesso Daniel Keel fonda a Zurigo Diogenes, che diventerà una delle più autorevoli case editrici europee. Passeranno quasi vent’anni prima che i due si incontreranno: galeotto fu il libro che Fellini dedicò al mondo del circo e che accompagnò l’uscita de I clowns. A Keel quel libro piacque molto e lo scrisse a Fellini, che contraccambiò la gentilezza invitando l’editore sul set del film “Roma” a cui stava lavorando in quei giorni. Era il 1971, l’inizio di un fecondo sodalizio professionale e di una lunga amicizia, che poi si allargò al figlio di Daniel Keel, Philipp, a cui Fellini fece da padrino.
Sarà proprio Philipp Keel, che ha raccolto l’eredità del padre alla guida di Diogenes, a ritirare il premio “Un felliniano nel mondo”, istituito nell’ambito di Amarcort film festival e promosso assieme al Fellini Museum del Comune di Rimini.
Quest’anno, però, il premio raddoppia: sul palco del cinema Fulgor, venerdì 6 dicembre alle ore 21, con Philipp Keel ci sarà infatti anche Stéphane Marti, presidente della Fondazione Fellini per il cinema di Sion.
Dopo Milo Manara, Nicola Piovani e Giorgio Cavazzano, solo per citare gli ultimi insigniti, a ricevere il premio saranno due istituzioni che hanno sostenuto e continuano a sostenere la diffusione della conoscenza del cinema del regista nel mondo.
“Il Fellini Museum è nato con un’ambizione forte – sottolinea l’assessore alla cultura Michele Lari - quella di poter alimentare la conoscenza dell’arte e della poetica del Maestro anche fuori dai confini del Paese, evitando l’approccio didattico o ‘museale’ nel senso più tradizionale del termine, per cercare invece linguaggi nuovi e soprattutto voci differenti capaci di offrire inedite chiavi di lettura e nuovi orizzonti di approfondimento rispetto all’articolato e caleidoscopico universo felliniano. Il senso di valorizzare con il premio 'Un felliniano nel mondo' due istituzioni culturali di altissimo profilo come Diogenes e la Fondazione di Sion sta proprio in questa volontà: continuare ad essere curiosi, continuare a parlare e raccontare Fellini aprendosi al mondo”.
La Fondazione Fellini per il cinema di Sion
Costituita nel 2001 intorno alla collezione di Gérald Morin, assistente regista di Fellini negli anni Settanta, oggi la Fondazione, dopo numerose acquisizioni e donazioni, dispone di un patrimonio che comprende 15.000 documenti originali, di cui 9.000 relativi alla sola opera di Fellini. Oltre ad allestire mostre all’interno del proprio spazio ed esporre la propria collezione in importanti musei e nei principali festival, la Fondazione svolge un’attività editoriale, di ricerca e di formazione. Associare il patrimonio cinematografico all'arte contemporanea è un aspetto fondamentale delle sue attività: diversi artisti contemporanei sono stati invitati a presentare le loro opere e creazioni in relazione a Fellini: Maurice Béjart, David Lynch, Pedro Almodovar.
Nel 2019 la Fondazione Fellini e il Comune di Rimini hanno firmato un Protocollo d'intesa che ha portato a una serie di collaborazioni per mostre in Svizzera e al Fellini Museum. In occasione del Centenario della nascita di Fellini la Fondazione ha presentato in anteprima mondiale diverse mostre, tra cui Fellini’s Oniric Obsessions, dedicata al suo film incompiuto Il “Viaggio di G. Mastorna” e realizzata in collaborazione con la Jakob and Philipp Keel Collection di Zurigo.
“Il conferimento di questo Premio internazionale alla Fondazione Fellini ci commuove in particolare perché proviene dalla città natale di Federico Fellini– commenta Stéphane Marti, presidente della Fondazione Fellini per il cinema di Sion - Non appena abbiamo firmato l'Accordo culturale con il Comune di Rimini e l’allestimento della mostra di David Lynch in omaggio al Maestro a Castel Sismondo nel 2019, ci siamo resi conto di quanto questi luoghi sarebbero stati una seconda casa per la nostra istituzione. Dopo venticinque anni di passione e assiduità a fare vivere tale patrimonio, mi domando che significa oggi tutta questa energia per l’opera di Fellini? La risposta è semplice. L'opera di Fellini è italiana, e in questo senso proviene dal Paese che sarà sempre l'immaginazione dell'Europa. Ma di più l'opera di Fellini è globale al livello culturale e totale al livello estetico. Dunque, è sempre attuale. Ecco perché, le nostre mostre hanno aperto così tante porte in Europa, in Asia e in America. Tuttavia, la raccolta di una collezione e l’impegno incondizionato non costruiscono una fondazione. Lo sviluppo della fondazione è stato reso possibile dal sostegno della Città di Sion, del Patriziato di Sion, dello Stato Vallese, della Loterie Romande Valais e del Colleggio des Creusets, con il quale portiamo avanti una serie di programmi educativi”.
La casa editrice Diogenes
Su suggerimento della moglie Anna, a cui le sceneggiature di Fellini ricordavano i racconti di Cechov, Daniel Keel edita la sceneggiatura del film Roma, di cui aveva assistito la lavorazione. E’ la prima di una serie di pubblicazioni unica al mondo dedicata a un regista. Il catalogo felliniano di Diogenes, oltre a comprendere le sceneggiature di tutti i film, impresa che in Italia a nessuno è riuscita (la meritoria e ancora oggi insuperata operazione editoriale di Cappelli, con la collana curata da Renzo Renzi “Dal soggetto al film” arriva infatti fino al Casanova), annovera alcuni testi sotto certi aspetti pionieristici, come quelli sulla produzione grafica di Fellini. Nel 1976 viene pubblicato Fellini’s Zeichnungen, una raccolta di 180 disegni con la prefazione dell’illustratore surrealista Roland Topor e nello stesso anno vede la luce Fellinis Filme, di cui Gremese curerà la versione italiana dal titolo Federico Fellini: le quattrocento più belle fotografie dei quindici film e mezzo di Federico Fellini. La prefazione è dello scrittore Georges Simenon, il creatore del commissario Maigret, che con Fellini intratterrà per oltre vent’anni una corrispondenza epistolare che sarà proprio Diogenes a pubblicare per la prima volta nel 1997.
Un altro volume di materiali inediti, oggi imprescindibile nella comprensione del processo creativo del regista è Fellini’s faces del 1981, un estratto degli oltre 60mila ritratti fotografici che Fellini conservava gelosamente nel suo studio di Cinecittà, meticolosamente catalogati e consultati all’inizio delle riprese di ogni film come un oracolo.
Dell’editore zurighese vanno segnalate infine altre due pubblicazioni felliniane: il primo soggetto del film Giulietta degli spiriti del 1989 (pubblicato in italiano nel 1994 per le edizioni del Melangolo) e la lettera che Fellini invia a Dino De Laurentiis con il trattamento del “Viaggio di G. Mastorna”, il reperto più rilevante oggi disponibile sul film mai fatto più famoso della storia del cinema, edito poi in Italia nel 1995 da Bompiani.