Imposta di soggiorno. Dichiarazione dell’assessore al Bilancio, Sport e Fundraising del Comune di Rimini, Gianluca Brasini:

“Credo che la sollecitazione del Ministro al Turismo circa una futura revisione dell’imposta di soggiorno sia argomento interessante per una discussione finalmente aperta e ‘laica’ sul tema più generale dei rapporti tra Stato centrale e Enti locali.
Data di pubblicazione

L’imposta di soggiorno è già un’imposta di scopo, versata dai cosiddetti city users (la paga chi ne beneficia), e i cui proventi devono (non semplicemente ‘possono’) venire destinati a tutte le azioni che incentivano e migliorano l’attrattività delle città in chiave turistica. A Rimini, che ha introdotto questa misura nel 2012, i 7 milioni di euro all’anno di ricavi sono serviti via via a finanziare il Piano di salvaguardia di balneazione, la cura del verde, il restauro dei contenitori culturali, l’organizzazione di eventi e la loro sicurezza. E’ una quota equa di risorse che funge da straordinario moltiplicatore di ricchezza e benessere per la città e il territorio se si pensa che il turismo nella Riviera di Rimini genera un pil annuo di 4,6 miliardi di euro, occupa e dà lavoro a oltre 68 mila persone in 15.500 imprese che rappresentano il 45,5 per cento dell’intero comparto economico locale.

L’imposta di soggiorno, a Rimini, come nella località costiere romagnole, a Milano, Bologna, Firenze, Napoli o Venezia, ha lo scopo esclusivo di sostenere e alimentare i progetti e le iniziative che elevino la qualità della destinazione, con una concorrenza sempre più agguerrita fatta sugli asset della qualità ambientale, dell’arte, della cultura, dei servizi. Per questo le parole del ministro Centinaio non mi paiono così rivoluzionarie. A meno che, e qui confesso di aderire all’andreottiano ‘a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca’, la dichiarata svolta non sia solo la premessa affinché l’ormai unica leva di fiscalità a beneficio dei Comuni ad alta valenza turistica, in assenza di qualunque politica nazionale industriale e di investimenti sul turismo, venga assorbita in toto o in parte proprio dallo Stato per una successiva ‘ridistribuzione’. Fantascienza? Mica tanto. Con l’IMU così è avvenuto e così è: presentata come ‘modello nuovo fiammante di fiscalità popolare’ rispetto alla precedente ICI si è ridotta alla robusta ‘fiche’ presa unilateralmente per sé dallo Stato, a scapito degli Enti locali. Per quanto riguarda poi gli impegni a successive restituzioni… beh, proprio la vicenda IMU insegna tanto, visto che per i Comuni ‘il calcolo dei dadi’ non è mai tornato e sappiamo tutti la piega che stanno prendendo i finanziamenti agli Enti sul bando Periferie. Mia mamma avrebbe detto: dì, nin….qui manca il resto!

Se l’intenzione del Ministro è invece stata quella di richiamare semplicemente all’utilizzo specifico e originario dell’imposta di soggiorno, evitando qualsiasi stortura o deviazione altrove delle risorse, sono personalmente d’accordo. Avvertendo però che a Rimini si è fatto, si sta facendo e si farà in questo unico, esclusivo modo. Nella discussione aperta un anno fa nella maggioranza consiliare sulle modalità e sulla destinazione dell’imposta, anche nell’ipotesi di un futuro aggiornamento tariffario dopo 6 anni e un potenziamento della fidelizzazione del segmento famigliare attraverso esenzioni dal pagamento dopo alcuni giorni di soggiorno, resta ferma la barra sugli obiettivi: riqualificazione in zona turistica, completamento recupero contenitori culturali, eventi, nuova DMC. Non c’è altro..e auspichiamo che lo Stato centrale, adesso, non pretenda altro.”.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:43