Il Volo. La ballata dei picchettini

A trent’anni dalla tragedia della nave Elisabetta Montanari, nella quale morirono 13 operai a seguito di un incendio, uno spettacolo che tratta della dignità dell’uomo in relazione al lavoro. Domenica 19 marzo, ore 21 – Teatro degli Atti, Rimini
Data di pubblicazione

Era il 13 marzo del 1987 quando nella stiva numero 2 della nave Elisabetta Montanari si scatenò un incendio, le cui esalazioni causarono la morte per asfissia di 13 operai. L’imbarcazione era una nave cisterna adibita al trasporto di gas GPL, ferma in un cantiere di manutenzione nel porto di Ravenna. Risale invece al marzo del 1947 la morte sul lavoro di Domenico Mazzotti, ricordato con una lapide alla vecchia darsena di Ravenna. Tragedie poco conosciute o dimenticate, ora raccontate dal Teatro delle Albe ne “Il volo – La ballata dei picchettini”, uno spettacolo che mescola linguaggi narrativi e sonori e che sarà proposto al Teatro degli Atti domenica 19 marzo (ore 21) nell’ambito della sezione Tracce D Contemporaneo. Sul palco Tahar Lamri e Luigi Dadina, narratori di una "Conferenza sul Marzo" in musiche e rumori, che racconta di fabbrica, porti, lavoro, incidenti, cormorani, nebbia, semafori in cammino e morti che continuano a parlare.

Picchettino è una parola che si trova su pochi vocabolari (a parte la declinazione del verbo picchettare), e nemmeno interrogando Internet si trovano risposte esaurienti; secondo l’INAIL si tratta della qualifica professionale classificata con il numero 709. Così inizia il libro di Rudi Ghedini, dedicato alla tragedia della Mecnavi. Era il venerdì 13 marzo del 1987, l’evento fu scatenato da un incendio nella stiva numero 2, le esalazioni della combustione causarono la morte per asfissia dei 13 operai impegnati nel cantiere di manutenzione. L’imbarcazione, appartenente al compartimento marittimo di Trieste, era una nave cisterna di fabbricazione norvegese adibita al trasporto di gas GPL. Da alcuni giorni era stata tirata in secco in un bacino di carenaggio del porto di Ravenna. Gli eventi agghiaccianti dell’Elisabetta Montanari si condensano nello spazio dei doppifondi della nave, dove i picchettini lavorano usando palette, spazzole e raschietti, stracci. Tra i morti un cassintegrato, tre giovani al primo giorno di lavoro, un uomo al suo ultimo giorno di lavoro. I responsabili del cantiere corsero a casa dei dipendenti per recuperarne libretti, per tentare di metterli in regola.

Storie vere che Tahar Lamri e Luigi Dadina, nati rispettivamente il 24 e il 25 dicembre del 1958, il primo ad Algeri, il secondo a Ravenna, hanno deciso di raccontare nella “Conferenza sul Marzo” per ripercorre la tragedia della Mecnavi, concentrandosi sulla dignità dell’essere umano in relazione al lavoro. Con loro sul palco tre musicisti, Francesco Giampaoli e Diego Pasini rispettivamente al basso e percussioni e Lanfranco-Moder-Vicari, a interpretare un rap che assume un ruolo centrale nella tessitura drammaturgica di questa ‘conferenza’ che vede attori e musicisti, dietro a un lungo tavolo, ognuno coi propri strumenti, ognuno col suo vero nome.

 

Lo spettacolo è presentato in collaborazione con Cgil Rimini.

 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:50