L’organo giudicante ha rigettato le domande di accertamento negativo dei privati, conseguentemente dichiarando che sono dovute al Comune di Rimini le somme richieste a titolo di recupero delle somme derivanti dai maggiori oneri per l’acquisizione delle aree del Peep. Il Tribunale ha condannato i ricorrenti a rimborsare al Comune di Rimini le spese di lite, quantificate in 6.738 euro.
Queste cause rientrano nella più ampia partita che ha visto ad oggi oltre 650 le rinunce volontarie (su 817 cause inizialmente avviate), riguardanti le aree del V Peep, a fronte della compensazione delle spese di giudizio offerta dal Comune di Rimini (rinunciando cioè a richiedere le spese legali liquidate dal Tribunale).
Come si ricorderà, le rinunce volontarie arrivano a seguito delle prime sentenze del Tribunale di Rimini che davano ragione all’Amministrazione Comunale, rigettando e dichiarando inammissibili tutte le domande avanzate dai cittadini. Attraverso le sentenze il Tribunale ha riconosciuto dovute al Comune di Rimini le somme richieste a titolo di maggiori oneri d’esproprio per l’acquisizione delle aree del V Peep Ausa, legittimo il vincolo del prezzo massimo di cessione delle rispettive unità immobiliari ed inammissibile la domanda volta a riconoscere l’erroneità della quantificazione disposta dal Comune con riferimento alla proposta di corrispettivi per l’eliminazione dei vincoli di inalienabilità.
Con le sentenze depositate il 13 luglio 2018 si conferma questo orientamento.
Va infine detto che durante l’intero, tormentato percorso della vicenda, il Comune di Rimini ha avanzato più volte soluzioni migliorative dei pagamenti agli aventi diritto, riuscendo anche ad ottenere una ‘finestra’ legislativa per cui gli oneri si sarebbero ridotti fino al 75 per cento dell’importo originario. Una possibilità colta solamente dal 20 per cento degli aventi diritto, preferendo la restante parte (fino alle rinunce dell’ultimo anno e mezzo) percorrere la strada di cause davanti all’organo di Giustizia con i conseguenti esiti.