Il Sindaco presenta le linee di Mandato

Il Sindaco Andrea Gnassi ha presentato ieri sera in Consiglio comunale le Linee programmatiche di Mandato che - ha detto nella sua relazione - "di tutto han bisogno fuorché di un dibattito che avvenga come un rito in adempimento della legge. E' necessario invece - ha proseguito - un confronto aperto e profondo per indicare per Rimini le strategie per garantirsi un futuro di crescita e sviluppo nei prossimi anni". Il dibattito sulle linee programmatiche prenderà avvio nella prossima seduta del Consiglio comunale.
Data di pubblicazione

1.     Premessa

nel preparare la presente comunicazione non posso nascondere di avere provato stati d’animo diversi a volte contrastanti. Dall’ emozione ed entusiasmo di chi si trova a dover proporre le basi programmatiche per il governo della nostra Città per i prossimi 5 anni, alla preoccupazione dovuta al contesto internazionale e nazionale in cui l’azione di governo per Rimini si troverà a svolgersi.

Valutare il contesto internazionale e nazionale è però il primo atto di coerenza che dobbiamo fare in funzione del ruolo, del rango e del “terreno di gioco”  che immaginiamo per Rimini.

Non è voler calciare la palla in tribuna, o voler volare alto per non affrontare le questioni di tutti i giorni.

Siamo invece convinti che non sia possibile ragionare su Rimini senza collocarla nello scenario internazionale e nazionale.  

A me piace guardare alla nostra città come un puntino sull’asse dell’Adriatico in uno stivale a mollo che è l’Italia, uno stivale a mollo nel Mediterraneo. Non si tratta di una suggestione retorica, si tratta intanto di avere la consapevolezza che il nostro ambito di relazione, di connessione quotidiana, di relazioni economiche, di comunicazione, di scenari competitivi, è il mondo, l’Europa, il Mediterraneo.

2.     Qual è il contesto internazionale

Da ormai 10 - 15 anni quando si parla di contesto internazionale il riferimento, che prima era sostanzialmente quello occidentale mediterraneo, è appunto quello mondiale.

Si è passati dal concetto teorico del “battito d’ala della farfalla che causa l’uragano dall’altra parte del mondo” al fatto pratico che la massa immobiliare, le case invendute negli Stati Uniti con il meccanismo dei subprime,  ha messo in ginocchio ormai da tre anni l’economia mondiale.

·        Una crisi che parte come crisi finanziaria

·        che è diventata crisi economica

·        sta diventando crisi degli Stati e con essi dell’Europa fino a mettere a rischio l’Euro

A Rimini, nella classe dirigente, in questo Consiglio Comunale, può apparire ancora parlare d’altro, o volare alto o non atterrare sui problemi concreti di Viserba, Miramare o S.Giustina, l’inquadrare i nostri temi, i temi riminesi, in uno scenario internazionale?

C’è qualcuno in questa società riminese che può pensare di guardare ai problemi sotto casa senza fare riferimento alle crisi strutturali dell’economia che si è aperta dal 2008 in poi?

Non è così. Non può essere così.

Non ci può essere confronto serio.

L’assalto della finanza con un clic al computer sui fondi sovrani degli Stati, l’assalto della speculazione sul debito che parte da NY, come da Londra, Francoforte, l’Oriente o il Sud America, cambia la vita di un quartiere di Rimini.

Assalto finanziario vuol dire manovra lacrime e sangue in 48 ore, la manovra vuol dire taglio secco ai Comuni di risorse e conferma del patto di stabilità che non ti fa sbloccare Via Roma.

Ci vuole una nuova stagione capace di aprire una nuova strategia di crescita.

Una strategia europea, un’Europa istituzionale e politica e non una forzata aggregazione di Stati con velocità diverse di crescita e necessità di far rientrare i conti di un paese in crisi con provvedimenti che forse non sono neanche strutturali.

Dentro un’Europa così, c’è un problema Italia. L’Italia in 15 anni è il paese che è cresciuto meno, almeno nell’Europa a 15. Ha perso 8 punti di PIL.

Anche la Regione è in questa crisi. Perdendo meno dell’Italia, il 5%, ma perdendo.

Parlare di un Paese, il nostro, che deve avere una  strategia e direzione di marcia dentro la Comunità europea, non è parlare d’altro. Ci serve per indicare per Rimini le strategie per  garantirsi un futuro di crescita e sviluppo nei prossimi anni.

La Germania ha scelto una direzione. La Germania, che non è un paese mediterraneo, ha scelto ad esempio il “sole” e il “turismo”. La decisione di uscita dal nucleare nel 2022 farà sì che in quella data, cioè tra 10 anni, in quel paese vi siano milioni di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e tanta energia da fonti sostenibili, addirittura di più di quanto preveda Kyoto per ogni paese.

La Germania ha segnato un +14% di turismo a fronte della difficoltà evidente di Spagna, Francia, Italia.

Con un Sistema Paese, un vettore Lufthansa, due grandi hub nazionali, Francoforte e Monaco, un sistema solido di aeroporti regionali, la Germania è diventata leader nei flussi di traffico incoming e outgoing verso l’Oriente.

E’ il paese che investendo sulla logistica e i sistemi “sta vendendo” l’Italia ai cinesi che, arrivati a Francoforte e Monaco, lì pernottano e da lì si spostano in Europa, Italia compresa e da lì ripartono.

Cosa c’entra con noi? Quando parliamo di mercati target, lavoro, economia, turismo, ricapitalizzazione di Aeradria, se non ragioniamo dentro questo scenario, il Fellini potrà solo resistere e mai rilanciarsi.

E’ dentro questo scenario che l’Italia, l’Emilia Romagna, noi Rimini, territorio più dinamico di altri, siamo chiamati a confrontarci.

Rispetto al passato, alle legislature precedenti, noi vogliamo praticare un primo cambiamento.

Un ruolo più forte dentro il Sistema Italia, dentro le reti dell’Emilia Romagna, del nostro territorio, di Rimini.

Un ruolo più forte di Rimini che, proprio per la sua vocazione naturale a stare nelle relazioni del mondo, vuole ricollocare questa città.

Il rilancio economico riminese in un quadro nazionale e internazionale di questo tipo passa attraverso il coraggio di costruire sistemi e là dove possibile esserne i capofila, proprio nel momento in cui sono più forti le tentazioni di ritiro campanilistico di fronte a scenari economici e competitivi inediti.

Chiederemo a Bologna come  e se vuole essere capitale, capoluogo dell’Emilia Romagna. Per noi lo sarà nella misura in cui le scelte e le funzioni che Bologna intende esercitare sono utili per tutta la regione e siano rispettose degli investimenti e delle vocazioni dei territori.

Sul sistema fieristico siamo pronti. Su quello aeroportuale anche. Su quello universitario investiremo nel sistema multicampus. Da Bologna aspettiamo una risposta, altrimenti, dato che il mondo è veloce, e Rimini non può aspettare, i sistemi li costruiremo con altri.

Solo così avremo una strategia, che al di là di cosa farà il Governo centrale, ci permetterà di affrontare scenari di crisi.

Una crisi inoltre che vede lo Stato che ospita la prima economia del mondo, gli USA, confrontarsi in questi giorni con il concetto di default.

Una crisi che tutti definiscono strutturale e non ciclica e che quindi interrogatutti sul modo in cui fino a qui si è generato valore, ovvero sul modello di sviluppo.

Un contesto internazionale che rende macroscopica la debolezza prima politica che economica di molti Stati sovrani occidentali per non aver ancora praticato una via d’uscita dal modello di sviluppo consumistico-quantitativo (banalizzando legato al petrolio per chi ce l’ha e al mattone per tutti), che dal dopoguerra ad oggi ha garantito la generazione di valore.

3.     Il contesto nazionale

Il contesto nazionale, sia in virtù dall’aver praticato quel modello di sviluppo, sia in virtù della sopraggiunta globalizzazione, non è diverso. Negli ultimi anni poi anche in Italia la finanziarizzazione della rendita immobiliare ha finito per  inchiodare la crescita del Paese: più rendita immobiliare e finanza, meno credito e liquidità per la rendita d’impresa.  E’ successo così che, oltre al vasto sistema produttivo legato all’edilizia, sia entrato in crisi anche la restante parte produttiva del Sistema Paese.

La differenza per l’Italia è che questa crisi si trova ad incidere su un Sistema Paese già in difficoltà, dove la crescita degli anni pre crisi era la metà della media Europea.

Inoltre, il livello di crisi della rappresentanza, e quindi di autoreferenzialità, è così elevato che è dai tempi dell’ingresso nell’Euro che in Italia non vi è una politica nazionale in grado di dare una direzione di marcia e un orizzonte a questo nostro meraviglioso Paese.

Ed è per questo che alla fine, pur essendo (o essendo stati) la 7ma economia mondiale, ci troviamo oggi a dover fare una manovra economica che, al di la di come ce la vogliono vendere, è una manovra economica che ci dice che siamo messi come la Grecia.

Una manovra economica che non “scommette” un Euro sulle possibilità di crescita dell’Italia. Una manovra economica che non “scommette” un Euro sulle comunità locali. Una manovra economica che, come unanimemente riconosciuto, colpisce le famiglie.

Lo dico a 360 gradi, oggi la nostra consapevolezza è di fare i conti con uno scenario radicalmente e drammaticamente nuovo. Lo dico ai colleghi Consiglieri, ai candidati Sindaco che ora siedono qui. Qualche mese fa, in campagna elettorale erano chiari i problemi di risorse e finanza. Ma nei nostri confronti e dibattiti eravamo dentro un’Italia dove “la crisi non c’è stata come in altri paesi”. Un’Italia del “siamo già fuori dalla crisi”, l’Italia dei proclami del tipo “il federalismo darà nuove leve e risorse ai Comuni”. Come in un brutto risveglio, dalla sera alla mattina, il Paese si è ritrovato a metà tra la Grecia e l’Argentina.

Il Presidente Giorgio Napolitano ha richiamato e di fatto imposto a Governo e Opposizione, nell’interesse superiore che il nostro Paese non venisse affossato dalle speculazioni finanziarie, che approvassero in via straordinaria e breve la manovra economica.

La nostra legislatura riminese, il nostro mandato amministrativo sta qui dentro: dentro al fatto che il Paese ha poco tempo per rientrare al di sotto del 100% nel rapporto PIL/debito e poco tempo per agire per la crescita e lo sviluppo.

La presentazione delle Linee Programmatiche di Mandato del Sindaco e della Coalizione di Centro-Sinistra che ha vinto le elezioni, l’unica cosa di cui non ha bisogno è che avvenga come un rito in adempimento della legge.

Non abbiamo bisogno di una presentazione rituale con un elenco dettagliato.

Il cambio di scenario di questa settimana è di quelli che cambiano la storia della Repubblica. Facciamo i conti con i buchi che la prima Repubblica ha lasciato alla seconda e a quella di oggi.

Lo dico a scanso di equivoci. C’è un Paese, destra, sinistra, centro, maggioranza, opposizione, che non ha mai fatto i conti col  rientro del debito pubblico. “Tanto è lì. Da sempre. Qualcosa si troverà per galleggiare”.

Oggi è scoppiato il bubbone. La falla del debito non permette all’Italia di galleggiare. Questa è la verità. E se la responsabilità nel decidere a chi far pagare è del Governo, la responsabilità del buco, si sia onesti, è di tanti.

Verranno modificati per sempre i profili e i contenuti dei rapporti tra Enti Locali e Stato centrale. I comuni ad oggi non hanno un dato certo su cui basare la programmazione.

I tagli ci sono. Gli strumenti del Federalismo per dare ai comuni strumenti per agire no.

Si è parlato dei comuni virtuosi. Quello che c’è oggi è che a tagli certi, certa è la morsa del Patto di Stabilità che non ti dà la possibilità di spendere per fare opere.

Sapendo di camminare su di un crinale molto sottile, dobbiamo trovare energie e consenso per varare azioni  e misure che stimolino la crescita e ricerchino risorse per le priorità che Rimini si darà.

Le Linee di Programma che oggi presentiamo vanno rivisitate e ridefinite in relazione alle strategie di attuazione in sede di predisposizione del piano economico, di sviluppo e di bilancio, perché siano accompagnate da modalità di effettiva fattibilità.

Impiegheremo questi mesi, dall’estate all’autunno, per una ridefinizione delle Linee programmatiche e delle priorità. In relazione al quadro nazionale, agli strumenti e alle risorse che verranno dati definitivamente ai comuni. E questo per rispondere concretamente al fatto che abbiamo anche ritardi (e questo è ancora un linguaggio di verità) infrastrutturali cinquantennali riminesi, dal sistema fognario alla viabilità, alla riqualificazione urbana.

Io mi auguro e auspico che potremo farlo insieme, Maggioranza, Opposizione, Giunta e Consiglio.

Non si tratta, da parte mia, di volerla buttare in politica, questa è esclusivamente la realtà. Una realtà che con questa finanziaria arriva nelle tasche delle comunità locali e delle famiglie.

Quando andava di moda dire che le famiglie non arrivano alla 4ta settimana del mese si parlava di quoziente famigliare e invece oggi si pensa di togliere le detrazioni per i figli a carico nel 2013.

Che dire poi della manovra sulle aliquote irpef che alla fine penalizzerà i redditi più bassi.

Oppure alla introduzione dei Ticket (per ora sterilizzati dalla Regione)

Per quanto riguarda gli Enti Locali la punizione è rappresentata dai tagli.

Per Rimini i tagli hanno inciso per 6 Milioni di Euro nel bilancio 2011 incideranno per 12 Milioni di Euro nei bilanci 2012 e 2013. Se a questi tagli aggiungiamo le risorse che non arriveranno per i tagli del Governo alle Regioni, di fatto le risorse di meno per il Comune di Rimini vanno dai 12 milioni a cifre ancora non quantificabili. Il Comune di Bologna calcola che avrà 50 milioni in meno.

La manovra certo l’hanno voluta l’Europa e i mercati. Ma il chi paga è stato scelto dal Governo che ha fatto questa manovra e non altre.

Come cittadino sono preoccupato per il mio Paese. La preoccupazione deriva dal vedere che il mio Paese non sceglie una direzione di marcia, gioca in difesa (come la Grecia appunto). Come sindaco di Rimini invece chiedo, per la nostra comunità, che questo nostro meraviglioso Paese si dia una meta, si dia una direzione, faccia una scelta, decida che Paese essere nel nuovo modello di sviluppo che la crisi ci impone di individuare.

Come la Germania ad esempio che ha scelto il sole e il turismo.

E’ evidente che una direzione di marcia possono darla a questo Paese il risveglio civile e comunitario che parte dalle città. C’è un nuovo clima italiano che rimette al centro le potenzialità e la voglia di rimettersi in  moto delle città italiane, da Torino a Bologna a Trieste a Milano.

Noi qui, in questo Consiglio Comunale, tutti siamo credibili perché, anche se su opzioni diverse, abbiamo messo le nostre facce, i nostri nomi e cognomi e i riminesi ci hanno scelto. Noi qui siamo credibili perché rispondiamo quasi in tempo reale di quello che facciamo a chi ci ha eletto.

Penso che lo sforzo che dobbiamo fare tutti è quello di aumentare la nostra credibilità accettando di metterla a disposizione per la realizzazione di un disegno complessivo organico di città, che ci aiuti ad attraversare la crisi e ci faccia RI-costruire Rimini su nuove basi.

Una legislatura che parte sulle ali di quella speranza di cambiamento che è stata sottolineata dalla partecipazione dei cittadini alla campagna elettorale prima, alle elezioni amministrative poi, alle elezioni referendarie in ultima istanza.

Libertà, rinnovamento, approccio innovativo nei rapporti tra Comune e cittadini, la tecnologia ad accorciare la filiera della comunicazione: diventa strategico in tale contesto che questo Consiglio sia la sede del confronto nel merito delle questioni e dei problemi della nostra città e sia in grado di individuare le soluzioni migliori per i Riminesi e soprattutto praticarle.

Perderemmo un occasione importante se ci attardassimo solo a rappresentare per 5 anni gli equilibri politici che sono stati fissati dalle elezioni.

Faccio mie le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Non dobbiamo avere paura di unirci su obiettivi comuni".

E aggiungo: non restiamo più indietro della Città che vogliamo rappresentare.

Ritengo che nessuno sia depositario della verità assoluta.

Con un confronto leale, trasparente, di merito si possono trovare soluzioni ai bisogni di una società complessa, veloce, che cambia. Pur nella differenza di visioni, pur nell’eterogeneità delle proposte, quello che in questo luogo non deve mai mancare è la dialettica.

Facciamo sì, come è in fondo nel carattere di questa città che spesso le parole non si attaccano mai alla città stessa, facciamo sì che le parole del Vescovo Lambiasi non rimangano un’evocazione: passare dall’ostilità all’ospitalità significa anche saper vedere nelle parole, nelle proposte degli altri non un nemico sempre e a priori ma un contributo. Su cui si può non essere d’accordo, ma su cui si deve essere disponibili a confrontarsi.

Se ad ogni proposta dovrà seguire il confronto, dobbiamo essere consapevoli che l’obbiettivo del confronto è quello alla fine di fare la scelta. Le scelte in questa città non dovranno più generare nemici.

La classe politica avrà una montagna da scalare, ma quando vuole può fare seriamente.

Dovremo difendere i servizi sociali in primis. Ci dovremo confrontare con interessi consolidati.

Ma quando c’è una politica forte e una direzione di marcia chiara, gli interessi consolidati trovano interlocutori solidi e si adeguano e ridimensionano le loro aspettative.

Nel costruire il nuovo modello sarà importante conquistare anche i Riminesi parlando con loro, come ho detto più volte, con parole di verità.

La prima cosa che dovremo loro chiedere è di sentirsi cittadini di tutta la Città. Dovremo poi chiedere di essere disponibili a comprendere che la Città che dovremo costruire insieme non avrà lo scatto del centometrista ma il passo costante del maratoneta. Quindi Discutiamo, ascoltiamoci, ma anche decidiamo: priorità, risorse per risolverle, strumenti. Perché saremo valutati sì per la nostra capacità di discutere e non solo polemizzare, ma soprattutto per la capacità di decidere e quindi di fare.

4.     Com’è Rimini Oggi

Rimini, ovviamente, non è stata avulsa dalla storia del nostro Paese degli ultimi 50 anni. Anzi in alcuni casi, per la propria capacità di precorrere i tempi, si può dire che Rimini abbia bruciato alcune tappe interpretando il modello di sviluppo del dopoguerra di cui prima ho parlato.

Questa capacità di “precorrere” di Rimini è stata una delle caratteristiche che ha garantito la creazione di benessere diffuso della nostra città.

La nostra gente, con la stessa intraprendenza che ha impiegato per lasciarsi alle spalle, fuggire, dallo ZERO lasciato dai 386 bombardamenti, ha affrontato e colto le opportunità offerte dal modello consumistico-quantitativo.

Una intraprendenza talmente protesa a cogliere il vento della crescita rappresentata dal turismo che è finita nei fatti per plasmare la città, i suoi servizi, le sue dinamiche sociali, sacrificando un approccio integrato.

Una intraprendenza ed un modello che tutta la città ha voluto e interpretato proprio perché ha garantito un benessere diffuso certificato più dalle statistiche sui beni di consumo e meno dalle statistiche dei redditi.

La Riminiche fin qui abbiamo conosciuto, insomma, è una città dentro la quale ci sono stati tutti. Una Città in cui è cresciuta la ricchezza diffusa ma che oggi ci restituisce tutti i limiti che il modello di sviluppo porta con sè.

Ce li restituisce in termini di qualità urbana e di conseguenza in termini di qualità e coesione sociale. Questo è il legame che per me va stretto.

Rimini la Città Fratturata

La nostra è una città fratturata, se guardassimo una cartina di Rimini vedremmo che la città balneare, sotto la ferrovia,  non dialoga con il resto del corpo urbano e con i luoghi dell’identità storica della città.

C’è poi un tessuto urbano,  fuori dal Centro storico, che, per come è avvenuta la crescita della città, non è collegato naturalmente, anche dal punto di vista della mobilità (specie quella protetta ciclo-pedonale), con la cerchia delle mura malatestiane.

C’è infine l’altra grande frattura costituita dalla SS16.

Questo tipo di fratturazione urbana determina anche una sconnessione/frattura  “sociale”.

Questo modo di crescere della città, per strati successivi schiacciati verso la spiaggia che non comunicano, ha anche dei riflessi sulle relazioni che i cittadini costruiscono tra loro e con la città.

Ad esempio un Riminese che abita a Lagomaggio, ai Padulli, alla Grotta Rossa, al Peep non dice vado in centro, dice vado in città come se i luoghi identitari, le “radici” della città non fossero anche le sue.

Non voglio qui fare un trattato di sociologia, ma è facile capire che, se un cittadino che abita in uno di questi quartieri avverte il resto di Rimini come luogo “altro” rispetto a dove lui conduce la propria vita difficilmente avvertirà come SUA o a suo favore ogni iniziativa che esuli dal contesto che lui ritiene essere il suo riferimento territoriale e sociale principale.

Paradossalmente:

·        abbiamo il TRC che concretamente metterà in relazione e farà sentire l’abitante di quel luogo addirittura cittadino di una città, non solo malatestiana, ma della costa romagnola

·        abbiamo il TRC che avrà stazioni che diventeranno piazze urbane che riqualificano l’asse degradato della ferrovia, mettendo in collegamento urbano la parte sotto la ferrovia con quella sopra

·        dall’altra parte, c’è il rischio che se non saremo in grado di proporre e conquistare i nostri cittadini ad una nuova vision mettendola bene a fuoco, spiegandola, vengano invece percepiti solo gli aspetti negativi, generando una maggiore fratturazione e conflittualità sociale.

L’altra grossa frattura, ho detto, è costituita dalla SS16.  Il forese,  altro dal luogo urbano, altro dalla città balneare,  anch’esso scarsamente connesso con i luoghi identitari della città e quindi inibito alla costruzione delle relazioni tra cittadini e cittadini e tra cittadini e città. 

Rimini la Città Frazionata

L’ho detto molte volte in campagna elettorale, il termine frazione riferito all’organizzazione del Comune non mi piace. Nel tempo questo termine ha assunto sempre più il significato di “meno dell’intero” e sempre meno quello di “parte dell’intero”. Oggi una frazione non è intesa come tessera del mosaico della città. E’ tessera e basta.

Questo concetto di frazione affermatosi nel tempo è anch’esso prodotto del nostro modello di sviluppo condizionato dalla vocazione turistica.

Abbiamo frazioni che erano bastanti a sé stesse. Traduco: c’era un mondo dove i due terzi dell’economia riminese giravano attorno al turismo balneare stagionalizzato.

Era il tempo in cui nel turismo il mercato veniva definito da chi poteva immettere nel mercato stesso l’offerta più organizzata e quantitativa.

“Abbiamo 1500 alberghi, centinaia di stabilimenti balneari, nessuno ha un’offerta come la nostra, la mettiamo sul mercato e siamo leader”. Con questa offerta Rimini in effetti conquistava il mercato. Qualcuno la ricorda come la scuola riminese del turismo del “du vot chi vaga?”.

In quest’offerta una frazione come Miramare con qualche centinaio di strutture ricettive faceva la sua parte conquistando la sua fetta di mercato.

Ogni frazione non aveva bisogno di avere una funzione,  bastava a sé stessa. Cioè quella frazione di  Miramare , sotto la ferrovia, se la giocava tutto sommato da sola. E ciò in un meccanismo economico dove nel turismo era l’offerta a fare il mercato.

Oggi la città è:

·        destagionalizzata;

·        il turismo si confronta con uno scenario competitivo estremamente aggressivo fatto da migliaia di destinazioni concorrenti .

Nel turismo è avvenuto quello che in economia individuano come una trasformazione di scenario strutturale. Non è più l’offerta che fa il mercato ma la domanda. Paradossalmente tutto può diventare meta, oggetto di turismo.

Sono i cittadini che decidono grazie ad internet, i voli low cost. Sono i cittadini che scelgono la località, quell’albergo e lo scelgono perché è un kinderheim, perché è un bike hotel e per 100 altre ragioni.

Oggi dunque alla domanda “du vot chi vaga?” non è scontata la risposta “ i vin da me”.

La conseguenza è che alle frazioni non è più bastante essere autosufficienti in termini di proposta turistica quantitativa, oggi occorre che le frazioni abbiano una funzione NELLA Città e una connessione stretta CON la città più complessiva.

Una funzione che riqualifica l’area urbana e l’offerta turistica. Una funzione come quella che il programma assegna a Miramare come polo del wellness tra Rimini e Riccione.

Rimini e la qualità urbana

Tra gli acciacchi che ci vengono oggi restituiti dai 40 anni di sviluppo consumistico-quantitativo c’è quello della qualità urbana. Qualità urbana non intesa come tema architettonico, di arredo, di ornato, o di standard, anch’essi importanti, ma qualità urbana come precondizione per l’instaurarsi delle relazioni sociali e quindi di coesione  e qualità sociale della comunità.

Nell’utilizzo e nella trasformazione del territorio, soprattutto negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito alla realizzazione di alcuni pezzi di città che non possiamo certo dire che hanno interpretato la modernità. Non siamo stati in grado di precorrere in questi casi, ma nemmeno di stare al passo con i tempi correnti.

Certo molte volte questi pezzi di città sono nati come contropartita di opere necessarie alla città (105) oppure per dare una risposta ad una domanda fondamentale come quella della casa (Viserba). Resto convinto che si poteva fare meglio se la risposta, oltre ad essere conseguenza della domanda, avesse dovuto essere coerente con un’idea di città circolare e compatta. E’ stata la mancanza di questa idea di riferimento che ha reso possibile realizzare i nuovi insediamenti dove precari sono, ad esempio, i collegamenti, non già con il centro storico della città, ma persino i collegamenti ciclopedonali con la frazione a mare.

La risposta data a tanti cittadini che chiedevano casa rischia di essere una risposta a tanti singoli bisogni essenziali, cui Rimini ha risposto certo, ma che non riesce nel tempo a tradursi in luogo di coesione sociale. Un luogo fisico dove dormire , ma meno luogo dove abitare o luogo promotore di relazioni e quindi di coesione sociale e identità comunitaria.

Rimini la Città e le sue infrastrutture

Qui dobbiamo sottolineare con un certo orgoglio alcuni fattori estremamente positivi. Il dinamismo e la capacità di precorrere dei riminesi e, in questo caso, preminentemente della sua classe dirigente politica ma non solo, ci consegna alcune infrastrutture di livello Europeo. In primis, la Nuova Fiera e il Nuovo Palacongressi (faccio notare che l’aggettivo nuovo in entrambi i casi ci segnala che ne abbiamo già fatti due). Il centro Agroalimentare. E’ in corso di realizzazione la terza corsia dell’autostrada con alcuni interventi anche nella viabilità urbana. Tra luglio e settembre partiranno i lavori del TRC. L’aeroporto si sta consolidando e crescendo, ma soprattutto è pronto per know out e management ad essere un player nel mercato dei voli che tutte le proiezioni danno in espansione.

Il lavoro compiuto per le strutture che ospitano l’Università, compiuto da UNIRIMINI e Comune, ci mette nelle condizioni di considerare l’università stessa come volano irrinunciabile per una città del terzo millennio.

Dentro la necessità di cambiamento e innovazione Rimini deve saper ritrovare anche l’orgoglio e la consapevolezza di ciò che è e ciò che ha proprio per dare più solidità al cambiamento di sestessa.

Abbiamo alcuni punti di debolezza, concentrati nei servizi a rete, quali sono le rete fognaria, il Trasporto Pubblico Locale, la rete della mobilità.

Sul fronte delle nuove tecnologie è ancora tutto da esplorare il tema dell’accesso alla rete da parte dei cittadini.

Rimini e la rappresentanza

Anche a Rimini, come nel resto d’Italia, dobbiamo fare i conti con una crisi importante dei meccanismi della rappresentanza, che non riguarda solo la politica. Nessun corpo politico associativo organizzato può dare lezioni ad un altro. Succede così che i soggetti che per lungo tempo rappresentavano e mediavano i vari interessi (nel senso più alto del termine) oggi segnino delle difficoltà nell’azione di composizione degli stessi.

Occorre inoltre segnalare che sempre più la rappresentanza è in gran parte sbilanciata su aspetti di settore, per non dire rappresentanza corporativa di interessi ristretti e scarsamente orientata in una visione di città generale e viene pertanto demandata quasi esclusivamente alla sede istituzionale.

Anche qui il modello per il quale le varie organizzazioni sindacali o di categoria rappresentavano una  “rete”, i cui nodi erano costituiti da riferimenti politici istituzionali, mostra la corda. Ho potuto toccare personalmente questa crisi, in campagna elettorale, quando ad esempio parlando con gli imprenditori sulla crisi del credito oppure sulla difficoltà a districarsi tra gli adempimenti burocratici questi lamentavano la loro solitudine.

C’è una nuova catena di rapporti tra i cittadini, quella che passa dal web ad esempio. Quella che aggrega i borghi storici, i gruppi di acquisto solidale. E chi ha fatto i conti fino in fondo con 127 Paesi rappresentati a Rimini? Con una città che per la sua identità non può che essere e voler essere sicura e multietnica? Una fetta importante di popolazione avrà più di 65 anni nei prossimi 10 anni. E 586 famiglie riminesi  si rivolgono alla Caritas.

Chi rappresenta cosa e come è un tema che deve interrogare non solo il Consiglio Comunale ma i soggetti delle rappresentanze, i luoghi del “potere”, le banche.

Questo è un tema fondamentale su cui tutta la classe dirigente, quella diffusa, deve riflettere. Non credo sia possibile affrontare la sfida che abbiamo di fronte dentro le condizioni in cui siamo se, come ho detto prima, non siamo in grado di conquistare il tema di una nuova vicinanza alla vita  e agli interessi dei riminesi.

Non lo dico io, lo dice la storia di questa città.

Risorgere da 386 bombardamenti e diventare Rimini, mantenendo certo punti di vista diversi, non è cosa che può accadere se la comunità, le forze politiche, sociali, economiche non investono sul sentimento di condivisione degli obiettivi di fondo, di un terreno minimo di bene comune, sul  guardare, per rappresentarla, a una nuova società.


5.     Rimini la Città che vogliamo essere

Quando mi sono riferito al contesto nazionale, ricorderete, mi sono segnatamente lamentato di due questioni:

·   Il fatto che il nostro Paese, a differenza di altri, non avesse una direzione di marcia basata su un’idea forte di Paese;

·   Il fatto che il Governo centrale non consideri le comunità locali come un elemento fondamentale per l’uscita dalla crisi.

Siccome sono abituato ad essere coerente, prima di affrontare le cose da fare intendo esporre l’idea di Città che intendiamo perseguire e con la quale intendiamo contribuire al superamento della crisi da parte del nostro straordinario Paese.

Nel fare questo non accetto farmi sovrastare dalla “precarietà” determinata dalla strutturale incertezza dei trasferimenti pubblici o dalle norme di funzionamento degli Enti Locali che il Governo ormai emana al ritmo di una ogni 6mesi.

Hanno ormai perso di senso i piani triennali delle Opere pubbliche o i piani occupazionali e di incremento dei servizi. Da una parte con i tagli dall’altra con gli interventi su tetto di spesa e turn over, ogni scelta fatta dal Comune oggi potrebbe essere illegittima il mese dopo.

Non possiamo accettare che questa mancanza di prospettive e di programmazione che riguarda lo Stato trascini anche noi in un tunnel di cui non si vede il fondo.

Avere un ‘idea di Rimini e del ruolo che vogliamo giochi farà sì che il poco o tanto che potremo fare, che ci lasceranno fare, risponda ad un disegno strategico.

5.1.  Dalla Rappresentanza alla Partecipazione

Ho detto che sarà importante in questa fase difficile conquistare all’idea dell’innovazione in primo luogo i Riminesi, che dovranno essere attori di questa fase.

In una fase storica con le caratteristiche di cui ho fin qui parlato, abbiamo bisogno di più dell’ importante consenso che abbiamo avuto con le elezioni, di meccanismi che favoriscano la partecipazione.

Per questo oggi diventa importante che dalla rappresentanza/delega si arrivi alla partecipazione diretta.

Dove la partecipazione non è intesa solamente come la possibilità di “decidere la soluzione, ma anche come la responsabilità di essere parte della soluzione.

Lo scarto che oggi esiste tra complessità e diffusione dei problemi e penuria di risorse per la loro soluzione non consente più di pensare a soluzioni di sola risposta pubblica e istituzionale.

Dopo tanto discutere di sussidiarietà occorre cominciare a praticarla.

Quindi la sfida della partecipazione non la risolviamo solo trovando una soluzione all’ eliminazione dei Consigli di Quartiere.

La sfida della partecipazione la vinciamo se riusciamo a suscitare e a valorizzare un nuovo civismo attraverso non tanto o solo il coinvolgimento dei cittadini, ma piuttosto il loro diretto impegno nella soluzioni ai problemi.

In questo ragionamento ci stanno allora le reti di volontariato civico, ma anche una diversa organizzazione del Welfare, che deve necessariamente passare dal Welfare Comunale al Welfare di Comunità.

5.2.  Casa comune

Pur nella generalizzata crisi del rapporto tra cittadini ed istituzioni non c’è dubbio che il Comune è l’istituzione verso cui i cittadini hanno maggiori aspettative che alle volte, va detto, sfociano in pretese. Nel Comune i cittadini vedono l’avamposto dello Stato, o meglio ancora vedono il primo luogo comune a tutti. Da come il Comune interpreta se stesso dipende pertanto il suo ruolo, la sua funzione e quindi il rapporto con la cittadinanza.

L’idea che ho proposto in campagna elettorale di fare del Comune, anche fisicamente, nell’utilizzo dei suoi spazi MENO PALAZZO e PIU’ CASA COMUNE ha suscitato interesse attenzione e in alcuni casi entusiasmo.

Mi interessa sottolineare che questo tema di come il Comune interpreta il proprio ruolo è direttamente collegato con il tema della partecipazione. Avere un Comune più aperto e permeabile è la condizione irrinunciabile per attivare e valorizzare il civismo. Avere una rinascita del civismo è una condizione indispensabile perché il Comune possa esercitare fino in fondo la sua funzione.

Per quanto riguarda le imprese queste chiedono prima di tutto certezza e semplificazione. Ora, va detto che una parte di semplificazione attiene alla competenza dello Stato. Sfido chiunque a dimostrare che dopo il rogo di norme fatto dal Ministro Calderoli per le nostre aziende è diventato tutto più certo e più facile.

Ci sono però delle competenze esclusive del Comune sul quale ci sono ampi margini di miglioramento in termini di semplificazione o unicità e lunghezza dei procedimenti, ma soprattutto possiamo migliorare sul tema della certezza in particolar modo in campo urbanistico edilizio e su questo ci riteniamo impegnati partendo dal confronto con le organizzazioni di settore.

L’obbiettivo è quello di superare la necessità di commissioni, paritetiche o no che siano, che devono dire cosa volevamo dire, su norme che abbiamo scritto a Rimini.

Le nuove tecnologie che ormai hanno un larga diffusione sono il cavallo di troia per avere informazioni, consapevolezza dei contenuti, ma anche pratiche e risposte che girano e arrivano, anziché far girare i cittadini da casa al Palazzo.

Decisivo è il tema della riorganizzazione e riassetto della macchina comunale. Come da programma elettorale nei primi sei mesi di mandato avvieremo una analisi tecnica sul tema della migliore connessione tra servizi comunali e città.

Una verifica volta anche a valorizzare il lavoro dei dirigenti, legando l’indennità di rendimento al raggiungimento degli obiettivi fissati a inizio anno e alla soddisfazione dei cittadini per i singoli servizi da testare attraverso iniziative periodiche di customer satisfaction.

L’organizzazione della macchina comunale dovrà essere coerente con gli obiettivi della nuova direzione di marcia delineata dal programma di mandato.

Circolarità delle informazioni, delle prassi di lavoro, approccio integrato dovranno contraddistinguere la nuova modalità di lavoro. La conferenza dei dirigenti dovrà essere un luogo codificato per la direzione e attuato costantemente al pari dei lavori della Giunta.

5.3.  Il Piano Strategico e la Pianificazione territoriale

La forte complessità del contesto è dovuta  al carattere strutturale della crisi che la porta ad essere crisi di sistema. E’ evidente che se le cose stanno così, nel delineare la Città che vogliamo essere, occorre agire negli elementi costitutivi. Occorre, in sintesi, passare da una attività, seppur aggiornata, di gestione del modello attuale ad una programmazione strategica prima e all’attuazione poi di un  nuovo modello di sviluppo.

Di questo c’è bisogno! Per fare questo occorre che la classe dirigente diffusa della nostra città trovi elementi di coesione. Per fare questo occorre partire trovando il massimo di coesione possibile. Rimini da ormai più di un anno si è dotata di uno strumento importante: il Piano Strategico. Per la prima volta, la nostra città ha un documento che delinea una strategia fondata su un approccio integrato ai temi della città. Per la prima volta i temi e la direzione di marcia sono il frutto non della contrapposizione politica ma di un percorso partecipativo concreto. Per la prima volta Rimini ha un documento di tale rilievo approvato all’unanimità.

Ci sono pertanto le condizioni, per lo meno di visione e programmatorie, per avviare la costruzione della città che vogliamo essere.

Noi scommettiamo sul Piano Strategico perché il Piano Strategico è uno strumento di governance europeo di società complesse. Ovviamente adesso c’è una sfida che è la seconda fase. La  sfida che il processo del Piano Strategico si incroci con la Pianificazione territoriale (il PSC e il RUE e poi il POC), affinchè l’uno e l’altro si cimentino e atterrino sul problema e le soluzioni per Santa Giustina, Via Pascoli, ecc.

Sarà importante che nella seconda fase del Piano Strategico, quella attuativa, i soggetti promotori del Piano: Comune, Provincia, Camera di Commercio, Fondazione proseguano la stretta collaborazione mantenendo la tensione ideale che fin qui ha animato il Piano.

Passare da una città frazionata e fratturata ad una città coesa e circolare. Il centro storico che si apre all’anello dei borghi. L’anello più largo del tessuto urbano che trova percorsi protetti per il centro e i borghi stessi, i borghi con una cerniera di parcheggi. L’anello più largo ancora che passa dalle frazioni individuando per esse delle funzioni: Miramare il polo del wellness, Viserba la  regina delle acque, l’area Nord con funzioni e vocazioni dedicate al movimento e allo sport.

E’ evidente che oggi fondamento delle Linee programmatiche sarà rendere sempre più interconnesse le coordinate del Piano Strategico e gli strumenti della Pianificazione territoriale.

La giunta a questo fine ha già deciso di prolungare il tempo per la presentazione delle osservazioni al PSC adottato fino alla fine di ottobre.

Abbiamo deciso di fare questo sia per venire incontro alle richieste che provenivano dalla Comunità (l’atto è complesso e quindi è giusto che ci sia il tempo di valutarlo) ma sopratutto per consentire a questa Amministrazione di valutare le potenzialità e le coerenze del PSC con l’idea di città e comunità che ho qui delineato.

La stessa verifica vogliamo fare con i Piani Particolareggiati (30) e i circa 200 permessi di costruire ancora in corso di istruttoria alla data di adozione del PSC.

Guardate se non partiamo da questa verifica ogni ragionamento che fin qui ho condotto è esercizio retorico. Non c’è nessuna volontà dilatoria.

Ho appreso infine con soddisfazione che sono decorsi i termini per la presentazione del ricorso avverso alla adozione  del PSC senza che il PdL presentasse ricorso come aveva annunciato.

Lo valuto come una scelta di un nuovo approccio, pur nelle differenze, su questa importante partita.

5.4.  La qualità urbana come fattore di coesione sociale e sviluppo economico

La qualità urbana è un tema complesso e ha implicazioni diverse a seconda della scala a cui si intende affrontare. Così come più o meno liberi e quindi più o meno efficaci sono i margini di intervento a seconda che si ricerchi la qualità urbana sull’esistente o sul pianificato.

Come amministrazione vogliamo assumere la qualità urbana come lente di lettura  della nostra attività. Lo faremo con la pianificazione e i relativi piani attuativi, lo faremo con la programmazione possibile (date le risorse) delle opere pubbliche; lo faremo con la programmazione della rete dei servizi sul territorio.

Ma soprattutto lo faremo avendo a riferimento l’idea di Città alla quale ogni atto dovrà comunque conformarsi.

Non vogliamo più, come pure è successo, che le risposte che daremo siano superate prima di venire alla luce.

Durante la campagna elettorale, più volte ho citato esperienze europee e questo ha fatto sì che qualcuno ironizzasse. Da ultimo anche qualche quotidiano forse per semplificazione o per essere più realista del Re mi ricordava “che non si sdoppiano le fogne pensando a Friburgo”.

In campagna elettorale ho citato Friburgo (certo molte volte), ma se il 5 agosto la 3za Commissione consiliare analizzerà il primo piano stralcio OPERATIVO per intervenire sul sistema fognario ciò avverrà per l’impulso di questa Amministrazione che ha come riferimento le esperienze europee. Nessuna contraddizione quindi. Molta sana ambizione che non ha chi invece, ironizzando su Friburgo, la vede una meta irraggiungibile.

Se qualche anno fa si fosse stati meno semplici, supponenti o più ambiziosi forse oggi avremmo qualche problema in meno.

Sono convinto che l’ingrediente segreto di Rimini stia nell’impasto tra ambizione europea e provincialismo a misura d’uomo. Rimini è la più europea delle città della miglior provincia italiana. E’ l’inglese che si mischia al dialetto di più di una scena memorabile dei film di Fellini. In tal senso Rimini, che è modello nel mondo in diversi settori, può mutuare misure e progetti che altrove hanno portato a sensibili miglioramenti della qualità di vita urbana e sociale. Mi parrebbe un eccesso di presunzione, e forse di celato timore, il non prendere in considerazione l’adattabilità di buoni programmi al contesto riminese. La città cui Rimini non dovrebbe mai somigliare sarebbe appunto quella che pensa di essere autosufficiente e che scambia l’arroganza per orgoglio. E soprattutto non tiene in alcun conto i suoi cittadini.

Dalla Città fratturata alla città Circolare, dalle frazioni alle funzioni

Occorre ricomporre le fratture. Occorre ricomporle non per avere un disegno più armonico della città, per chi la vede atterrando all’aeroporto.

Rimini puntino sull’asse dell’Adriatico visto dall’alto e non più tagliato dalla frattura orizzontale del muro della ferrovia e da quella della Statale 16. Una città coesa e armonica che, vista dall’alto, si sviluppa per centri e anelli concentrici.

Appunto si diceva quello identitario e storico del centro storico e delle mura malatestiane. Un centro che si allarga ai borghi, dove con progetti di finanza si costruirà una cerniera di parcheggi. L’anello più largo che passa per Miramare, risale da Viserba a Torre Pedrera, individuando funzioni per le frazioni, passa per la campagna connessa, con l’abbattimento di valichi stradali, con il resto della città.

Si tratta quindi di rendere la nostra città più vivibile e fruibile dai nostri cittadini. Si tratta di ricomporre le fratture, perché così un luogo della città può usufruire del valore aggiunto rappresentato da un altro luogo della città.

Lo si deve fare realizzando  percorsi di mobilità leggera, ciclopedonale che colleghino il centro con quell’ 80% del territorio urbanizzato che oggi non ha questo tipo di collegamenti.

Provate a pensare come inciderebbe una cosa simile per la popolazione che abita a mare della statale, per non dire del forese.

Poter andare in sicurezza con un bambino a vivere il proprio centro storico quanto contribuirebbe a far superare quella frattura anche identitaria, come ho detto prima (vado in città), che c’è dentro la nostra città.

A questa idea di città circolare dovranno essere coerenti inoltre i progetti di riqualificazione urbana che ci troveremo ad analizzare, compresi quelli del lungomare, che dovranno garantire che vi sia la connessione alla marina dei corridoi urbani ciclopedonali che partono dal forese passando per il V° Peep, il Palacongressi, l’Arco, sottopassando Via Roma e arrivano al mare, oppure da piazzale Kennedy risalgono, Boscovich, porto canale, banchina con un asse ciclopedonale che tocca il Ponte di Tiberio, risale verso la Valmarecchia e quindi, in un’idea di città non più fratturata, svoltano sull’Ausa incontrando l’Ina Casa, i Padulli, la Grotta Rossa.

Con questo ma anche con altri obiettivi, imposteremo e valuteremo gli strumenti di pianificazione e attuazione urbanistica.

Stiamo lavorando con Anas e Società Autostrade perché i cantieri della terza corsia diventino un’opportunità più che un’ulteriore disagio per i riminesi.

Stiamo proponendo soluzioni di attraversamento monte-mare per Via Covignano e Grotta Rossa. Ereditiamo cantieri aperti e problemi non affrontati.

Abbiamo bisogno di rifunzionalizzare parti della città per costruire una città più forte. Il primo ragionamento in questo campo lo possiamo condurre per  quello che è l’anello più largo della città circolare, quello che assegna funzioni alle frazioni.

Già oggi è possibile individuare alcune funzioni forti  in base alla programmazione esistente. Un paio di esempi. Partiamo da Miramare con il polo del benessere tra Rimini e Riccione. Li troviamo l’investimento privato sulla Colonia Novarese che, messa in relazione con la talassoterapia, dà a Miramare le funzioni appropriate ad un luogo che compete in quella sfida turistica che, dicevamo, non può più fondarsi su una rendita di posizione attendista sintetizzata da “du vot chi vaga?”

Quella frazione assume su di sè una funzione di attrazione per il turismo dei prossimi vent’anni. Ma lo saprà fare solo se non ragioniamo esclusivamente di indici di edificabilità, cambi di destinazione d’uso. Il tema del benessere sarà vincente se andando alla radice di questa funzione sapremo valorizzarne l’intensità, la profondità, la storia. Su questa idea dovremo orientare e coinvolgere gli interlocutori privati. Così sarà nel progetto di finanza per il nuovo lungomare  di Miramare su cui procederemo.

Dobbiamo far capire che solo esaltando le funzione e la storia dei luoghi, venendo fuori dallo stereotipo “riviera adriatica” che si è affermata in questi ultimi 50 anni vinciamo la sfida della competizione. Ecco allora che al di là di indici, volumi, destinazioni, la differenza per Miramare la fa il fatto che la talassoterapia nasce con il primo stabilimento privilegiato dei bagni marittimi  nel 1843, si fonda su quell’idea il primo flusso turistico  legato al benessere per mezzo della cura dello iodio del mare.

Ma continuando sulle funzioni che l’anello potrebbe assegnare alle frazioni di questa città che dal centro si sviluppa per anelli, per Torre Pedrera e Viserba le funzioni che si possono immaginare sono quelle connesse a una infrastrutturazione di tipo sportivo che, rigenerando l’identità di un luogo, lo fa anche sentire incluso in una città. Ma non solo, se si fa questo tipo di scelta, anche in questo caso ci si predispone per stare nel mercato del turismo rivolgendosi alle 700 mila associazioni sportive che ci sono in bacini turisticamente rilevanti per noi che sono quelli del centro e nord Europa al quale oggi non siamo in grado di fare nessuna proposta pur candidandoci ad essere la città del movimento e del benessere.

Centro storico

Potrà sembrare una contraddizione, ma interpretare la modernità per il nostro Centro storico malatestiano, e la sua “cintura” il primo anello, vuol dire fare qualche passo indietro.

In primo luogo il Centro storico va allargato ai Borghi storici S. Giovanni, S. Andrea, Marina e San Giuliano. In secondo luogo, va dotato di una serie di servizi a partire dai parcheggi costruendo il centro commerciale naturale in grado di rispondere alla concorrenza della grande distribuzione soprattutto per mezzo di funzioni che il centro storico allargato ha e che nella grande distribuzione non si trovano.

Il secondo passo indietro è quello di riportare un'altra funzione nel centro storico: la VITA, i residenti. Ponendo rimedio al vuoto creato con la migrazione di funzioni importanti, cinema, AUSL, Tribunale.

E questo processo va favorito con la possibilità di rivedere le norme perché consentano che parte del patrimonio immobiliare  possa essere trasformato, a parità di volumi, in linea con quelle che sono le esigenze abitative di oggi, ad esempio con il frazionamento degli appartamenti.

Così si coniuga l’esigenza di riqualificazione con quella di riportare una funzione abitativa in Centro, con la ripartenza dell’edilizia non sul consumo del territorio ma sulla riqualificazione.

Rimini da Città sul mare a Città di mare

Sul mare Rimini ha costruito la propria fortuna. Ma anche qui la spinta dovuta all’industria turistica ha nel tempo fatto perdere a Rimini la caratteristica della Città di mare.

 L’idea della nuova direzione di Rimini è quella di una città che recuperi socialità, qualità urbana e ambientale, l’idea stessa del mare come risorsa e come valore aggiunto del territorio, avviando in concreto progetti e percorsi verso la separazione della rete fognaria secondo quanto prevedono gli atti recentemente approvati dal Consiglio Comunale di Rimini. Considerata la naturale vocazione turistica della nostra città, l’obiettivo primario è attuare quegli interventi che di più tutelano la balneazione. Come sapete, il prossimo 5 agosto il Piano elaborato dal Gestore, in coerenza con gli atti fin qui prodotti, inizierà l’iter consigliare.

Fin dalla Campagna elettorale ho affermato che questa è una priorità, così come l’ho detto in questi primi due mesi di mandato. Nel presentare oggi le linee di mandato intendo ufficializzare questo orientamento.

Da città sul mare a città di mare, significa riprendersi la cultura del mare incrociando il risanamento ambientale, la cultura della risorsa mare con la riqualificazione di tutti gli assi del lungomare e della risorsa fondamentale dell’arenile, a partire da una visione integrata e strategica della città e non da interventi  al di fuori di questa.

I progetti di finanza di riqualificazione dei lungomare avverranno dentro questa logica.

Così come il ragionamento sulle risorse in un quadro di confronto con la società riminese, con gli imprenditori circa gli strumenti da utilizzare. Su questo, lo dico chiaramente, tra poco ci sarà il tempo del “vedo” se e chi intende scommettere realmente sulla riqualificazione del prodotto turistico. In altre realtà vicine, che non hanno fatto investimenti come i nostri in altri campi, quel momento del “vedo” ha portato alla realizzazione dei lungomare.

Rimini deve riconquistare il suo mare, al quale troppo spesso ha voltato le spalle conclusa la stagione. Lavorare sui tratti identitari della nostra città, significa valorizzare la risorsa mare e le importanti funzioni della pesca e della marineria con il suo mercato ittico, identità di un borgo storico che ha una lunga tradizione marinara. In questo senso credo sia opportuno pensare alla riqualificazione complessiva dell’area del Porto, delle priorità della Rimini del futuro. Tre le funzioni principali legate l’una all’altra: la funzione identitaria (la palata luogo del passato/presente/futuro dei riminesi), la funzione commerciale caratteristica con prospettive di attrattività turistica (il mercato del pesce appena pescato), la funzione artigianale (spazi adeguati alla cantieristica e ai maestri d’ascia). Strettamente connessa alla riqualificazione dell’area portuale è prevista la ristrutturazione e l’abbellimento di Piazzale Fellini, uno dei più significativi luoghi simbolo della marina e della storia del turismo balneare riminese

5.5.  Qualità sociale Welfare – di comunità

Anche qui dobbiamo avere il coraggio di discutere guardando la società riminese di oggi per trovare gli strumenti più adeguati oggi, per fare politiche di Stato Sociale.

A Rimini oggi sono rappresentate 127 nazionalità contro le 45 del 1991.

I cittadini immigrati rappresentano quasi il 14% della popolazione totale.

Di questo 14% solo il 4% è rappresentato da cittadini provenienti da San Marino, nel 1991 i San Marinesi costituivano il 50% degli immigrati riminesi.

L’incidenza della popolazione anziana si sta progressivamente alzando e conseguentemente la domanda di assistenza

Anche sul fronte dell’Handicap assistiamo a un aumento del bisogno.

Per contro la media di composizione dei nuclei famigliari è al di sotto delle 3 unità e, come abbiamo detto prima, il fronte delle risorse pubbliche è drammatico.

Appare evidente che, assunta la coesione e protezione sociale come valore dal quale non vogliamo prescindere, occorre  ripensare agli strumenti per garantirli.

Non è una discussione quella del nuovo welfare che compiremo solo a Rimini visto che il modello del welfare in cui siamo incardinati è un modello regionale.

Certo è, questa la mia opinione, che se non siamo disponibili a questa discussione sugli strumenti alla fine il rischio è che non riusciamo a cogliere gli obiettivi. Evitiamo corto circuiti tra il fine e il mezzo.

L’asse portante del ragionamento che il Sistema Emiliano Romagnolo sta conducendo è quello di passare da Welfare Comunale al Welfare di Comunità fondato su un sistema integrato regolato dagli accreditamenti pubblici. Su questo asse e in questo contesto territoriale credo che Rimini possa affrontare serenamente la discussione.

Reciprocità, cooperazione, sussidiarietà, mutualità nei servizi alle persone non sono, non possono essere tabù, ma principi che si traducono in servizi che solo il pubblico non può più dare.

Una ricognizione delle strutture e del patrimonio pubblico comporterà una nuova missione dell’Asp Valloni, che potrà diventare un braccio operativo con cui l’Amministrazione proverà a rispondere ai nuovi bisogni. Sul fronte dei bisogni sociali, la nostra regione la nostra terra, Rimini, per rinnovare il valore della coesione e qualità sociale come cardine che alimenta sviluppo lavoro economia, la nostra comunità è chiamata a sperimentare modalità e pratiche nuove. Un esempio è sulla casa. Laddove tra previsioni del PSC e censimento del patrimonio comunale  è possibile sperimentare forme e azioni per rispondere al bisogno fondamentale della casa, come l’autocostruzione e il cohousing.

5.6.  Formazione – Univeristà

Il riferimento alle esperienze Europee ci deve far riporre grossa attenzione al tema della formazione delle giovani generazioni.

In questo ambito l’Amministrazione Comunale ha poche competenze se non di accompagnamento e supporto logistico. Competenze che intendiamo svolgere al meglio delle nostre possibilità. Con particolare riguardo ai temi di edilizia scolastica. Va segnalato che per il progressivo ritiro  da parte dello Stato dalle sue competenze al ruolo di accompagnamento si è aggiunto un ruolo di supplenza  di sempre più difficile adempimento. 

Inoltre sempre in tema di edilizia scolastica l’aumento del limite di alunni per classe sta comportando la necessità, non preventivata, di intervenire nei plessi scolastici, così come sta generando tensioni per la soppressione di classi.

La ricognizione dello stato dell’arte che abbiamo avviato ci dovrà consentire di ordinare tra le priorità d’intervento dell’Amministrazione quella sulle scuole e sull’edilizia scolastica.

Proprio in questi giorni si sta giocando una partita importante, nell’ambito della riorganizzazione Universitaria conseguente alla Riforma Gelmini, perché vengano riconosciuti a Rimini i dipartimenti coerenti con la vocazione della città e aggiungo con l’idea di città che ci stiamo apprestando ad impostare.

Ci riferiamo ad Economia (11ma a livello nazionale) e al Dipartimento che si occupa di scienze motorie, movimento, benessere, farmacia, wellness, stili di vita. Pienamente coerente con  l’idea di una città che sceglie di essere oltre alla città del movimento e dello sport  anche una città che interpreta l’evoluzione persino degli stili dei costumi e dei modi di consumare. L’Università è per noi un attore fondamentale nel percorso di costruzione della nuova città.

L’impegno profuso in queste settimane continuerà nel rapporto con la Regione, con il Rettore e con l’Università al fine del pieno radicamento di centri di ricerca e dipartimenti nella sede di Rimini.

Imprescindibile nell’ambito dello sviluppo del multi campus perseguire l’obiettivo dell’autonomia gestionale, funzionale e di ricerca delle sedi romagnole.

5.7.  Cultura

Il peso specifico culturale di Rimini è enorme ed è riferito a tutte le epoche e a tutte le arti. Va detto che, per il combinato disposto della fratturazione della città con la sua stagionalizzazione, solo in un tempo relativamente recente si è cominciato a guardare con l’attenzione che merita a questo peso  specifico.

La promozione e la costante valorizzazione di questo patrimonio sarà un elemento che qualificherà questa amministrazione.

Ai cospicui interventi quali il recupero e ricostruzione del Galli, del Fulgor, affiancheremo attività di promozione delle produzioni artistiche che diano nuova vitalità ai nostri contenitori culturali.

Sull’esperienza delle capitali europee vorremmo promuovere una museo “Site Specific”: luoghi diversi della città diventano contenitori temporanei in rete per ospitare e produrre atti e eventi artistici (dalle piazze a luoghi pubblici e privati, università e spazi diversi). 

Per quanto riguarda  i contenitori consolidati Biblioteca Gambalunga, Domus del Chirurgo, Museo della Città e, in futuro, Casa del Cinema, ex Macello, cinema Astoria, compongono i lati di una rete culturale fortemente orientata alla contemporaneità e in dialogo (non in competizione) con gli interventi compiuti o in essere sulla Rimini antica. Verranno sviluppate azioni per rilanciare Rimini come laboratorio della creatività.

Un particolare riferimento va fatto su Federico Fellini. In sinergia con la nuova Fondazione Fellini e l’Istituto Valloni, l’obiettivo sarà quello di inaugurare la nuova Casa del Cinema entro il 2013, anno del ventesimo anniversario della scomparsa del Maestro. Va lanciato il tema della ‘smusealizzazione’ della figura di Fellini attraverso un programma che miri a portare nella città i segni della sua vita e delle sue opere e soprattutto della sua eredità culturale ispirata alla libertà e all’apertura alle più innovative contaminazioni culturali e sociali. In questo senso parallelo corre il progetto di fare di Rimini un luogo favorevole per la realizzazione di film, fiction, spettacoli attraverso l’istituzione di una “Film Commission Rimini” (sportello che agevoli iter burocratici e accoglienza per produzioni), che promuova i luoghi e le eccellenze del territorio. Prioritaria per questa Amministrazione sarà il recupero di una frattura consumatasi nella città tra istituzioni e produttori di cultura. Un momento aperto di confronto e riflessione, una chiamata civica all’impegno della cultura e dei suoi mondi per un suo contributo alla Rimini del Terzo Millennio, sarà un’azione concreta che svolgeremo nei prossimi mesi.

5.8.  Nuova Economia

Non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito. Se vogliamo che il nuovo modello sia credibile deve essere in grado di generare lavoro e economia. Per quanto riguarda una delle matrici principali della nostra economia, il turismo, ho già delineato, anche se in sintesi visto che siamo alle linee di mandato, quelle che potranno essere le linee di intervento proposte che vanno dalla pianificazione alla creazione della città circolare, alla riqualificazione dei lungomare, al supporto dell’università, del Palas e della Fiera e via discorrendo.

 Ma c’è dell’altra economia che gira a Rimini che dobbiamo cercare di orientare e impiegare nella costruzione della nuova città.

Vedete quando incontro i sindacati mi dicono “Sindaco se non riparte l’edilizia stiamo tutti fermi” oppure quando incontro gli artigiani mi fanno presente che fanno quel lavoro da una vita e che non saprebbero che altro fare. Certo la soluzione più facile potrebbe essere continuiamo come prima, ma sappiamo tutti che non è la soluzione. L’edilizia non è ferma per il PSC.

Allora ripeto dobbiamo orientare la capacità di lavoro e di impresa che c’è a Rimini.

E anche qui faccio un esempio. Se noi diciamo che è fondamentale riportare la vita in Centro storico e che per farlo è corretto che il nuovo PSC preveda la ristrutturazione-frazionamento degli alloggi, abbiamo creato una opportunità per l’edilizia che RI.parte su una nuova idea di città senza per forza aggiungerne un pezzo mettendo in campo nuovo territorio. Riparte al riparo dai meccanismi speculativi che hanno messo in crisi la finanza mondiale.

Diventa importante definire un’idea di città su cui poi orientare i fatti costituiti dall’azione amministrativa, la conseguente azione del mondo del lavoro e dell’impresa con l’obiettivo di consolidare le relazioni tra i cittadini e con esse la coesione sociale.

Ma ci sono altre possibilità di nuova economia e nuovo lavoro, che è quella che riguarda filiere non esplorate o in via di espansione. Quella che più trova coerenza con il modello di città che vogliamo costruire è quella relativa alla Green Economy. Che non si risolve con 4 pannelli solari come magari qualcuno crede, nè tanto meno è argomento da naif alternativi. L’incrocio tra il costo e la disponibilità di combustibili fossili con la richiesta di energia e le condizioni ambientali, non del mondo, ma delle nostre città (vedi sforamenti qualità dell’aria) portano questa questione ad una estrema concretezza. Anche qui, mi viene un esempio, evitiamo di avere su questi temi lo stesso atteggiamento di sufficienza che c’era 20 anni fa sulla raccolta differenziata salvo poi scoprire che oggi non sappiamo dove mettere i rifiuti e dover investire somme ingenti per appunto organizzare la raccolta.

L’Amministrazione Comunale giocherà in questo campo della nuova economia più ruoli:

sarà essa stessa motore di nuova economia sia con gli atti di pianificazione sia come committente. A questo ultimo proposito è utile sapere che il Comune di Rimini sta già predisponendo un piano di riqualificazione energetica dei propri edifici per un importo complessivo di 12 milioni di Euro.

5.9.  Sicurezza

Purtroppo anche in questo campo dovremo colmare un deficit che è dello Stato. La storia recente, ma anche il dibattito di questi giorni dimostra come l’intervento dello Stato a cui compete l’ordine pubblico non è all’altezza delle dimensioni e la complessità riminese. E non mi riferisco alla fluttuazione estiva. La nostra Questura non è delle dimensioni e dell’organico che Rimini richiede.

Su questo fronte l’impegno di questa amministrazione non è fin qui mancato e non mancherà. E’ vero esiste un problema di ricostruzione di un rapporto più stretto con il Corpo della PM e su questo stiamo lavorando e cercando le soluzioni possibili per quanto riguarda il contenzioso.

Per quanto invece concerne l’attività di tutti i giorni credo che ad oggi il rapporto del Corpo di PM con la città sia un rapporto positivo. Sono attivi presidi mobili e fissi nei punti di maggiore aggregazione (spiaggia compresa) a tutela della sicurezza e del decoro, un servizio quotidiano di vigilanza lungo arterie viarie di penetrazione negli orari di entrata (7.30/8.30) e uscita (17.30/18.30) dalle attività lavorative, servizi settimanali specifici per il contrasto di sentite problematiche di ordine pubblico (guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, prostituzione ecc.).

Ma la sicurezza della città si costruisce anche sull’attività di prevenzione e con una azione per affermare la cultura diffusa della legalità in ambito economico e lavorativo. Ciò in sistematica concertazione con gli Organi di Polizia e gli Enti locali, attraverso il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Sottoscrizione del protocollo della legalità.  Il Comune orienterà il lavoro del suo sportello unico anche per conoscere le dinamiche di mercato e gestionali delle strutture e delle diverse attività produttive(caratteristiche della gestione: proprietaria/locazione/affittanza; provenienze territoriali e nazionalità nuovi proprietari o affittuari/gestori; accentuato turnover gestionale per alberghi e r.t.a.; distribuzione delle strutture “critiche” in base alla classificazione, etc.).. Qui si incardina anche la possibilità di individuare azioni concrete per rispondere ai temi dei diritti della legalità e della sicurezza del lavoro.

La sicurezza però va costruita anche in modo attivo, con il presidio dei luoghi della città fatto dalle iniziative di aggregazione dei cittadini, soprattutto per i luoghi come i parchi. Questo è un settore in cui dobbiamo coinvolgere le associazioni di volontariato.

6.     Risorse

Sulle risorse, l’ho detto all’inizio, ad oggi non siamo in grado di sapere quali sono le condizioni in cui dovremo stilare il nostro bilancio.

Da qui ad Ottobre quando cominceremo la sessione di bilancio dovremo condurre una analisi serrata di tutte le opportunità in campo, senza pregiudiziale alcuna. Il contributo di tutto il Consiglio sarà per me decisivo.

Dalla dismissione di patrimonio immobiliare alla dismissione di quote azionarie. Dalla possibilità di introdurre contributi di scopo, al coinvolgimento delle partite IVA, dalla tassa di soggiorno finalizzata a specifici interventi e scopi condivisi. Dai progetti di finanza al coinvolgimento dei privati, al nuovo ruolo che i tanti soggetti impegnati nel sociale possono svolgere nel fornire servizi pubblici. Oppure verificando anche forme come quelle proposte in questo Consiglio del 5 per mille da destinarsi al Comune.

In una situazione straordinaria si può agire solo con mezzi straordinari che potremo decidere tutti insieme. Lo faremo con la consapevolezza che se ai riminesi si propongono obiettivi chiari e precisi, la comunità riminese risponde perché in gioco, al di là delle polemiche e dei punti di vista dei singoli, in gioco c’è la città di tutti.


Siamo una città che ha avuto molte ragioni, forti bisogni e necessità per tenersi unita, per investire nella condivisione e anche nella fratellanza.

Risorgere dalla guerra e diventare Rimini, non è cosa, mantenendo certo punti di vista diversi, non è cosa che può accadere se la comunità, le forze politiche, sociali, economiche non investono sul sentimento di condivisione degli obiettivi di fondo, di un terreno minimo di bene comune.

Anche quando sembra impossibile, quando la crisi sociale, economica e finanziaria è inedita e tremenda. Anche quando sembra prevalere, anzi prevale, il sentimento di diffidenza di ogni riminese sulle opinione dell’altro.

Quel sentimento di antagonismo costante che porta ad avere paura nel condividere progetti comuni. Il Presidente Napolitano ha detto: “Non dobbiamo avere paura di esser uniti su temi importanti”.

Ecco proprio quando ci troviamo di fronte a crisi economica, sociale, finanziaria, ad un sentimento di ostilità e diffidenza verso le azioni e le opinioni di altri e, proprio quando appaiono compromessi  costumi e moralità anche della politica, la via d'uscita non può che essere mettere in comune le risorse del civismo, del territorio. La politica si prenda questo pezzo di responsabilità. 

Abbiamo il coraggio di non dividerci, di unirci su due o tre questioni importanti. Ce lo chiede Rimini, ce lo chiedono i riminesi,  qualsiasi partito  abbiano votato o non votato.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:09