“E’ un ringraziamento doveroso e sentito quello che oggi, a nome dell’intera città e di tutta la comunità riminese, desidero rivolgere al comandante provinciale dei Carabinieri Giuseppe Sportelli, agli uomini del Nucleo investigativo, alla Dda di Bologna e alla Procura che con un grande lavoro di squadra e con indagini efficaci e accurate hanno portato a termine una vasta operazione antimafia capace di sradicare l’attività criminosa di due clan intenzionati a mettere la mani su Rimini. E la risposta è arrivata forte e chiara: Rimini non dovrà essere terra di conquista.
L’operazione Hammer ha tolto anche gli ultimi veli davanti agli occhi di chi non voleva vedere: da anni andiamo ripetendo che sbagliava chi preferiva nascondere, minimizzare, negare il problema. Anche sul territorio riminese esiste, come in tutto il territorio italiano, il tema della penetrazione della criminalità organizzata (uno stadio più avanzato dell'infiltrazione) ed è necessario averne consapevolezza se si vuole tentare di respingerla. Ecco perché in questi ultimi anni abbiamo cercato di guardare in faccia il ‘nemico’: Rimini ha portato il tema nel dibattito pubblico, abbiamo siglato protocolli operativi, istituzioni, categorie e forze dell’ordine hanno lavorato anche sul piano dell’approfondimento, del confronto, per cercare di capire come rafforzare gli anticorpi verso questo virus pericoloso. E da tempo c'è, soprattutto, una straordinaria rete di giovani, di associazioni- a Rimini e in Emilia Romagna - che hanno dato e stanno dando un contributo decisivo a cambiare alla radice una cultura volta a non considerare la criminalità organizzata come un pericolo reale e presente. Solo muovendosi in maniera compatta e determinata, la società può essere in grado di reagire con efficacia.
L’operazione Hammer ha svelato i contorni più preoccupanti del radicamento della criminalità organizzata nella nostra realtà, ma ci ha confermato anche che chiunque provi ad impadronirsi del territorio non avrà vita facile. Rimini appartiene ai riminesi e non è terreno di spartizione. I riminesi sanno, e anche questa operazione lo dimostra, che lo Stato e le Istituzioni sono presenti. Si chiami oggi operazione Hammer o appena ieri operazione Calypso: due facce della stessa medaglia, il contrasto vincente a un'illegalità che vuole entrare in silenzio sottopelle. La più insidiosa.
C’è però di tutta questa vicenda un aspetto che non posso fare a meno di sottolineare. Riprendo le parole del procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, che ha evidenziato la difficoltà di collaborazione da parte della società civile nel segnalare sospetti o situazioni anomale. Faccio mio questo appello invitando chi avesse qualcosa da dire ad uscire dal silenzio, ad appoggiarsi e collaborare con lo Stato e le Istituzioni, avvalendosi anche dei canali associativi, degli sportelli di informazione: i cittadini devono sapere che c’è chi li può ascoltare. E’ necessario per difendere Rimini da coloro che sono convinti di poter mettere le mani sulla città: e hanno torto finché ci saranno istituzioni che operano e intervengono e una comunità solida, fatta da cittadini, associazioni, ordini professionali che non si chiudono gli occhi per paura o interesse”.