Consigliere comunale – fu eletto nel corso delle elezioni dell’aprile del 1995 nelle liste del Partito della Rifondazione comunista - e maestro di sport, come boxeur dilettante di valore prima, facendo parte della nazionale italiana di boxe tra gli anni ’50 e ’60, ma soprattutto come allenatore di quell’ondata di pugili riminesi e non che, sui ring di tutto il mondo, seppero raggiungere risultati straordinari portando gloria e lustro alla città, da Alfio Righetti ai fratelli Stecca senza dimenticare gli altri campioni d’assoluto valore che preparò e seguì sul ring come Francesco Damiani, Sumbu Kalambay, Giovanni Parisi, Luigi Minchillo, Luca Bergers e Herry Geyer.
“C’è tutta l’epopea della boxe nella storia di Elio Ghelfi – lo ricorda l’assessore allo sport Gian Luca Brasini - maestro e uomo di sport, allenatore di atleti e di anime tormentate sul ring e giù dal ring nella grande stagione del pugilato riminese e italiano. Rivivono nei ricordi di una generazione le riunioni affollate e fumose al palazzetto, quando la ‘nobile arte’ rivaleggiava e superava nella passione popolare perfino il calcio. Una nidiata di campioni tirata su a allenamenti, sudore e fine psicologia da Ghelfi, la cui impostazione tecnica era evidentissima nei ragazzi che via via salivano sul quadrato, mietendo successi a livello nazionale, europeo, mondiale e olimpico. Uomo riservato, lontano anni luce da una certa oleografia legata al mondo del quadrato, spesso eccessivo e oltre le righe, è stato sicuramente tra i più grandi e riconoscibili allenatori dell’intera vicenda mondiale della boxe nell’ultimo secolo. Per i suoi ragazzi è stato un punto di riferimento, prima di tutto umano, anche dopo il difficile passaggio dell’appendere i guantoni a un chiodo. Per Elio, appunto, erano i suoi ragazzi, i suoi figli, esaltandoli nelle imprese e a volte perdonandoli negli scarti di sport e di vita, ma restando sempre e comunque un approdo, per uno sfogo o un consiglio.
Rimini gli sarà eternamente grata per le emozioni, per la memoria di mitici combattimenti, di sfide al calor bianco salutate dalla presenza di migliaia di persone. Lui a bordo ring, con la salvietta sulla spalla, accanto al suo pugile, intorno una folla vociante nella nebbia di migliaia di sigarette. Questa l’immagine che ci porteremo sempre nel cuore, sapendo bene che però che se Elio Ghelfi era straordinario un passo dietro le corse, ancora più eccezionale restava quando i suoi atleti scendevano per sempre da quel ring, combattendo il match più complicato: la vita di tutti i giorni.
Ciao Elio, uomo di sport. Soprattutto uomo.”