Il Comune di Rimini dichiara il lutto cittadino per la scomparsa di don Oreste Benzi

La morte di don Oreste Benzi lascia un dolore profondo e un altrettanto grande vuoto nell’intera Città di Rimini. Dichiarato dalla Giunta nella giornata di lunedì 5 novembre 2007 il lutto cittadino, con l’esposizione della bandiera comunale listata a lutto nella giornata di svolgimento delle esequie funebri. Dichiarazione del Sindaco di Rimini Alberto Ravaioli:“Ogni singolo istante della vita di don Oreste Benzi è stato un invito al coraggio. Soprattutto il coraggio della fede che si fa quotidianamente pratica, azione nella realtà. continua a leggere la dichiarazione del Sindaco
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In pochi come lui hanno saputo infondere serena passione alla parola evangelica a riecheggiare la sua originaria forza “scandalosa”. Perché don Oreste Benzi è stato un uomo di chiesa costantemente e volontariamente dalla parte del non conveniente; che, per una società fatua, è in sostanza il più debole, la persona che soffre non solo a migliaia di chilometri di distanza ma dietro quell’angolo a cui i nostri occhi sono ogni giorno assuefatti.

Ciò spiega l’irrompere del sacerdote nella cronaca, nella storia di Rimini, dell’Italia, del mondo. Un missionario nei luoghi del benessere, a ricordare a tutti noi ostinatamente l’esistenza dei senza casa, dei senza diritti, degli sfruttati, degli emarginati, dei senza speranza.

Non sarebbe giusto riconoscere nell’interventismo di fede di don Oreste un semplice geniusloci, un generico addentellato alle peculiarità della nostra terra. E’ stato un grande riminese nel senso che è stato grande universalmente. Don Oreste è l’umanità a cui tutto il mondo tende, l’esempio ascoltato da capi di governo e istituzioni, il sacerdote che testimonia Dio là dove non è opportuno andare, la santità che “si sporca le mani” con il secolo e i suoi moderni strumenti di comunicazione. Per questo l’uomo che ci ha lasciato questa mattina va riconosciuto nello stretto gruppo di persone che ha cambiato il corso della storia di una società intera.

Rimini è stata la sua casa, il suo conforto, il seme della sua meravigliosa creatura chiamata Comunità Papa Giovanni XXIII, nata perché “la famiglia è la casa di tutti”. Rimini ne ha accompagnato con passione, affetto, orgoglio, ammirazione e discrezione il suo lungo cammino terreno e ora ne saluta l’addio. Non ci sono rimpianti ma serenità. Soprattutto la consapevolezza che ogni scelta della nostra vita vada fatta senza paura; come direbbe don Oreste “con coraggio”. “.

Pubblichiamo di seguito le motivazioni del conferimento del Sigismondo d’Oro 2004 a don Oreste Benzi:

“Per avere creato una Comunità, presente ormai in tutto il mondo e per questo capace di veicolare un’immagine positiva e non convenzionale della città di Rimini, che dà risposte alle persone più deboli e in difficoltà con lo strumento della condivisione; Per avere formato ai valori dell’educazione, della solidarietà e dell’amore per il prossimo tante generazioni di riminesi; Per avere testimoniato con la propria esperienza di vita la capacità della fede di essere presente quotidianamente laddove più forte è il dolore e il disagio.”

BIOGRAFIA

Don Oreste Benzi nasce a San Clemente il 7 settembre 1925, settimo di nove figli. All’età di dodici anni entra in Seminario a Rimini e viene ordinato Sacerdote il 29 giugno 1949. Nominato cappellano della parrocchia San Nicolò a Rimini, nell’ottobre 1950 viene chiamato in Seminario quale insegnante e nominato vice assistente della Gioventù Cattolica di Rimini. Ritiene fondamentale realizzare attività che favoriscano un “incontro simpatico con Cristo” per coinvolgere la maggior parte di adolescenti che hanno incontri decisivi per la loro formazione con tutti ad eccezione che con Cristo.

In questo progetto rientra anche la costruzione di una casa alpina ad Alba di Canazei (TN) per soggiorni di adolescenti, realizzata dal 1958 al 1961 grazie anche ad una ricerca di fondi condotta personalmente porta a porta negli Stati Uniti d’America. Al 1953 al 1969 è direttore spirituale nel Seminario di Rimini per i giovani nella fascia di età dai 12 ai 17 anni; insegnante di religione alla scuola Agraria San Giovanni Bosco e poi nei licei Giulio Cesare e Serpieri di Rimini e Volta di Riccione, riesce a sperimentare innovazioni sul piano educativo. La vita di don Oreste, spesa fra la parrocchia La Resurrezione di Rimini e la Comunità Papa Giovanni XXIII, si indirizza in maniera sempre più precisa al servizio dei poveri.

Dall’incontro con i giovani portatori di deficit psichico, grazie anche alla disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, don Benzi guida l’apertura della prima Casa famiglia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII a Coriano (RN) il 3 luglio 1973. Accanto alla condivisione diretta di vita, un aspetto fondamentale della spiritualità di don Benzi è costituito dalla rimozione delle cause che provocano emarginazione e ingiustizia. Don Oreste si pone a fianco dei “senza casa” riminesi, inizia battaglie per la deistituzionalizzazione e per l’inserimento lavorativo dei disabili, per dare ai bambini in difficoltà una famiglia invece dell’istituto, per riconoscere dignità agli zingari. Con il passare degli anni si affrontano nuove emergenze: tossicodipendenti (sono circa 450 i ragazzi in programma terapeutico in Italia e all’estero), barboni (la Capanna di Betlemme – avviata nel 1987 a San Martino Montelabbate (RN) - è la prima struttura di accoglienza a bassa soglia), Paesi in via di sviluppo (l’Associazione è al momento presente con case famiglia e progetti di sviluppo in 17 Paesi stranieri), la solitudine e l’abbandono dei giovani (iniziano le serate in discoteca per parlare di Dio).

Dal 1991 don Benzi si avvicina “sulla strada” ad una delle grandi povertà dei nostri tempi, profondendo un forte impegno personale per liberare le “nuove schiave del sesso” e denunciare il silenzio delle istituzioni. Sono numerosissimi gli incontri con i principali esponenti dei Governi italiani, con parlamentari e rappresentanti delle istituzioni italiane e straniere. Fra tutti, commoventi i colloqui con Papa Giovanni Paolo II insieme ad ex prostitute liberate dall’Associazione. Il 24 ottobre 1998, con grande gioia e commozione, riceve dalle mani del Cardinal J.F.Stafford il decreto del Pontificio Consiglio per i Laici che riconosce la Comunità Papa Giovanni XXIII come “Associazione internazionale privata di fedeli laici di diritto pontificio”. Autore di numerosi libri di grande successo editoriale (ricordiamo fra gli altri Con questa tonaca lisa, Scatechismo, Prostitute, Trasgredite, Ho scoperto perché Dio sta zitto ed il recente Gesù è una cosa seria, tutti pubblicati da Mondadori), direttore del mensile Sempre e collaboratore di quotidiani e settimanali, viene spesso chiamato a portare la propria esperienza a trasmissioni televisive nazionali.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:12