Una cerimonia aperta da Gianni Ruzzier, in rappresentanza dell’Associazione Unione degli Istriani, in cui è intervenuto anche Simone Cristicchi che, con la sua esperienza teatrale, ha voluto sottolineare l’importanza di una memoria condivisa. Durante la commemorazione solenne sono intervenuti: Monica Palliaga dell’associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, il Prefetto di Rimini Alessandra Camporota, il Vicesindaco Gloria Lisi che ha portato il saluto e il pensiero Amministrazione comunale al “Giorno del Ricordo”. Momenti che hanno preceduto la deposizione vera e propria della corona d’allora ai piedi della “Biblioteca di Pietra” a cui oltre alle autorità civili e militari, ai rappresentanti delle associazioni degli esuli hanno partecipato in rappresentanza di tutti gli studenti riminesi i ragazzi del Marco Polo che hanno dato lettura di alcuni brani tratti dai testi di autori istriano - dalmati - giuliani, frutto del lavoro di ricerca e approfondimento su cui si sono impegnati durante l’anno scolastico.
Ricorda Simone Cristicchi: "Ci sono delle pagine di storia che sono ancora oggi purtroppo scomode che non si possono essere raccontare, che devono essere taciute, secondo alcune persone. Io credo che il futuro, e vedo questi splendidi ragazzi, non debba essere l’utopia della memoria condivisa, ma bisogna condividere e raccontare la storia in tutte le sue sfumature. Non può esistere una storia raccontata di colore rosso e una di colore nero, ma deve essere la storia di tutti.".
“Qui ogni giorno dell’anno spira un vento incessante malinconico - dichiara il Vicesindaco Gloria Lisi - che ci richiama alla nostra essenza di persone, davanti a una natura che passa oltre ai guasti, al dolore provocato agli uomini da altri uomini. Non a caso Rimini celebra la Giornata del Ricordo in questo posto. Il Comune di Rimini dedica le pagine di questo libro sulla pietra agli esuli istriani, fiumani, dalmati e alla vittime dei conflitti di confine e delle foibe. Una tragedia immane, vergognosa. Dobbiamo calarci in quel terribile contesto storico. Essere italiano, in quel frangente, difendere le proprie tradizioni, la propria cultura, la propria religione, la propria lingua era motivo di sospetto e di persecuzione. Cominciò allora il drammatico esodo verso l’Italia: uno stillicidio, durato un decennio. Paesi e città si spopolavano dalla secolare presenza italiana, sparivano lingua, dialetti e cultura millenaria, venivano smantellate reti familiari, sociali ed economiche. Circa duecentocinquantamila italiani profughi, che tutto avevano perduto, e che guardavano alla madrepatria con speranza e fiducia non sempre trovarono in Italia la comprensione e il sostegno dovuti. Quella ferita, oggi, è ferita di tutto il popolo italiano, che guarda a quelle vicende con la sofferenza, il dolore, la solidarietà e il rispetto dovuti alle vittime innocenti di una tragedia nazionale, per troppo tempo accantonata.”
La “Biblioteca di Pietra” è dovuta all’estro dell’artista riminese nato a Fiume Vittorio D’Augusta, presente come ogni anno alla cerimonia. Composta da trenta opere letterarie, il cui titolo e autore è ora inciso su targhe in ottone posizionate sui grandi blocchi di pietra del nuovo molo proprio in pietra d’Istria, è aperta da un leggio musicale che si protende verso il mare, per sottolineare con la semplicità e la leggerezza il rispetto dei luoghi.
Il programma della celebrazione promossa dal Comune di Rimini proseguirà questa sera al Teatro Galli, dove Simone Cristicchi porterà in scena il suo spettacolo (sold out) “Esodo Racconto per voce, parole e immagini”, scritto con Jan Bernas. Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante: il Magazzino n. 18. Al suo interno sono conservate sedie, armadi, materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, ogni bene comune nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero - davanti a una situazione dolorosa e complessa - di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane. Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia. Simone Cristicchi racconta questa pagina dolorosa della storia italiana attraverso una narrazione in prima persona, canzoni chitarra e voce e filmati d’epoca, riuscendo a toccare corde emotive profonde nel rievocare le tante, piccole e umili testimonianze di persone che hanno vissuto quella tragedia.