Lo ricorda la Prefettura in una nota rivolta ai Comuni e alle varie forze dell’ordine, nella quale evidenzia “i rischi per la salute e l’incolumità delle persone in occasione delle varie accensioni”, “gli incendi sia di immobili che di vegetazione arbustiva e vegetale” e “la combustione di rifiuti di ogni genere”.
“Tale criticità, negli ultimi anni, è stata determinata dall’applicazione delle norme sulla qualità dell’aria per la riduzione delle polveri sottili e dell’anidride carbonica in atmosfera che si traducono in ordinanze regionali e comunali che, spesso, hanno vigenza in periodi temporali che comprendono la data del 18 marzo e che vietano l’accensione dei roghi delle fogheracce” aggiunge la Prefettura, evidenziando: “In questo contesto la Regione Emilia-Romagna ha emanato recentemente delibere in materia di qualità dell'aria con cui ha vietato l’accensione di fuochi in gran parte dei comuni della pianura e della fascia collinare della provincia e la situazione pandemica, tutt’ora emergenziale, ha fatto sì che siano state adottate forti restrizioni (per la riduzione del rischio di contagio e di diffusione del Covid-19 e delle sue varianti) che resteranno vigenti almeno fino al 31/03/2021” come da Dpcm in vigore.
“In tale scenario - conclude la nota del Prefetto - si ritiene che non sia autorizzabile alcun tipo di “fogheraccia”, né pubblica, né privata in quanto, non essendo possibili assembramenti, i roghi perderebbero il loro valore evocativo e tradizionale e la loro stessa ragione d’essere; anche i cosiddetti abbruciamenti effettuati dagli agricoltori e legittimi in quanto ritenuti pratica agricola tradizionale, in molti comuni sarebbero vietati".