Evasione tributi e concorrenza sleale, la dichiarazione dell’assessore Gian Luca Brasini:

“Qualche giorno fa il Comune di Rimini è stato premiato a Bologna come eccellenza del Premio Innovazione Smau per l’attività che l’Amministrazione sta portando avanti nel contrasto all’evasione fiscale. Un impegno condotto attraverso una serie di strumenti innovativi propri delle smart communities e di cui si è dibattuto in un talk show alla presenza di numerosi rappresentanti delle amministrazioni locali ma anche davanti a tante personalità dell’imprenditoria. Un settore, quello della piccola e media imprenditoria in particolare, che anche se può apparire paradossale, dell’evasione fiscale è vittima.
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Mi spiego meglio.

Quando si parla di evasione fiscale si pensa immediatamente a due imprescindibili effetti che questo subdolo fenomeno produce: da una parte si sottraggono indebitamente somme e risorse alla collettività, con ciò che ne consegue in termini di minori possibilità di investimento da parte degli enti locali per garantire i servizi e un basso regime fiscale. Dall’altra parte si palesa una condizione di grave illegalità, con evasori che spesso accedono a condizioni agevolate e sgravi nell’usufruire di prestazioni pubbliche, andando a privare altri cittadini che ne avrebbero diritto a pieno titolo. Solo questi due aspetti dovrebbero bastare a fare della lotta all’evasione fiscale una delle priorità non solo degli enti locali, ma dello Stato. C’è però un ulteriore pesante danno che l’evasione fiscale comporta e riguarda proprio il settore delle piccole e medie imprese. Uno degli effetti che però troppo spesso viene colpevolmente trascurato è il virus che l’evasione immette nel tessuto economico di una società, innescando quel meccanismo di concorrenza sleale altamente penalizzante per i tantissimi imprenditori che, spesso facendo fronte a non pochi sacrifici, conducono la propria attività nel rispetto delle leggi, versando fino all’ultimo contributo.

Un esempio fra tutti.

Un albergo a tre stelle annuale, di circa 150 posti letto. Avrebbe dovuto riversare in media 15.000 euro all’anno di imposta di soggiorno pagata dai clienti e versare 13.000 euro di TARI, con un prezzo alla camera di circa 80 euro. Non versando tali importi quindi l’imprenditore in questione può contare su un “autofinanziamento” ottenuto sulle spalle della comunità di 28mila euro.

Con il ‘risparmio’ ottenuto (e senza considerare eventuali altre “economie” legate al mancato rispetto dei contratti di lavoro o delle normative igienico-sanitarie) l’imprenditore può permettersi di mettere in vendita le stesse camere alla metà del prezzo, cioè a 35 o 40 euro invece che 80, viziando ovviamente il mercato e con un grave danno per i concorrenti che non possono permettersi di applicare tariffe così ridotte. Effetto non secondario è che così facendo si squalifica l’offerta complessiva.

Può sembrare un caso estremo, ma non lo è.

Al netto delle situazioni di inadempienza legate a difficoltà drammatiche, è evidente cosa comporta nelle dinamiche di mercato questo ‘vantaggio’ costruito ai danni dell’imprenditoria locale. Proprio in questo senso si è mossa l’iniziativa legislativa, di cui Rimini è stato tra i promotori e recepita in una proposta di legge approvata dalla Camera, che consente ai comuni di subordinare il rilascio di licenze per negozi, esercizi ed altre attività produttive alla regolarità dei versamenti dei tributi locali.

Ecco perché il Comune di Rimini continuerà, in sinergia con gli enti competenti, a condurre con forza la sua lotta all’evasione fiscale: è una questione prima di tutto morale, ma può essere anche un antidoto a quello che rappresenta un vero e proprio veleno per la nostra economia.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:40