Se confermati, i tagli alla spesa previsti equivarrebbero alla chiusura degli Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Uno dei pochi progetti che negli anni ha garantito a Rimini un'accoglienza diffusa, effettiva -o comunque possibile -basata su una governance efficace, con la regia degli enti locali e della Prefettura, con il coinvolgimento di realtà del terzo settore ben presenti e radicate sul territorio. Un sistema rodato, riservato all’accoglienza dei richiedenti asilo e alla tutela dei rifugiati e degli stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitaria, che prevede l'inserimento attivo degli ospiti nelle comunità in cui sono inseriti, attraverso lo studio della lingua italiana, tirocini e periodi di lavori socialmente utili; in sintesi, una delle poche cose che hanno dimostrato di funzionare sul medio-lungo periodo in termini di accoglienza.
I tagli previsti da questa manovra al ribasso, significherebbero inoltre non solo la chiusura di queste strutture, ma anche lo scarico sul welfare territoriale di nuovi, insostenibili costi, legati in particolare ai richiedenti asilo vulnerabili e ai nuclei familiari con minori. A pensare male verrebbe il sospetto che a chi governa tornerebbero utili richiedenti asilo a spasso in strada senza far nulla, senza studiare, senza imparare un lavoro, invece che giovani integrati e attivi nei quartieri.
Grandi centri dove concentrare le persone con meno fondi per vitto e alloggi, senza azioni di socializzazione e integrazioni reali. L'esperienza riminese dello Sprar invece ha visto ragazzi arrivati giovanissimi in Italia oggi impegnati in esperienze lavorative socialmente utili. Inseriti nel progetto Sprar ancora da minori hanno potuto quindi seguire un percorso mirato, imparando prima di tutto la lingua e seguendo poi dei corsi di formazione professionale. Ragazzi che gradualmente entrando a far parte della comunità, dei quartieri in cui vivono. Attualmente a Rimini sono circa 38 gli adulti inseriti nei programmi Sprar e 16 i minori, che vanno sostanzialmente ad occupare quasi la totalità dei posti disponibili nel nostro Comune (40 per gli adulti e 18 per i minori).
Un giudizio negativo e preoccupato che condivido con quello di tanti altri territori e Amministrazioni con cui mi sono confrontata. La speranza è che il Governo torni indietro, magari ascoltando e valorizzando le tante positive esperienze locali portate avanti quotidianamente da tanti territori, compreso il nostro.