Dichiarazione dell'Assessore Biagini

Mi trovo d’accordo con l’analisi fatta quest’oggi sul ‘Corriere di Rimini’  dall’On. Giuseppe Chicchi: v’è un’ondata emozionale progressiva- registrata nel nostro piccolo anche dall’Osservatorio provinciale sulla Sicurezza- che porta a sovrapporre la presenza degli stranieri alle problematiche dell’ordine pubblico.
Data di pubblicazione

Si chiama pregiudizio ma è qualcosa che da tempo è fuoriuscito dalla sfera individuale per diventare fatto politico e sociale; ricordo che l’esito recente di alcune elezioni in grandi democrazie europee si è deciso proprio sulla capacità di cavalcare (invero demagogicamente) questo sentiment caotico e chiuso.

Il centrosinistra deve evitare di parlare alla ‘pancia’ e agli istinti (che sfiorano la discriminazione, e forse uno strisciante razzismo) dettati dalla paura; quello lo fa- comunque male- il centrodestra italiano. Non possiamo però non chiederci quale siano le radici di tale pregiudizio, a meno che non prendercela nell’ordine con il destino cinico e baro, con il carattere degli italiani, con le tivù di Berlusconi.

Come l’Onorevole Chicchi sa meglio di me, nel discorso di Walter Veltroni ‘Fare un’Italia nuova’ l’incipit dedicato al tema della sicurezza è testualmente il seguente: “Cominciamo con l’essere chiari: nessuno scrolli le spalle o definisca razzista un padre che si preoccupa di una figlia in un quartiere che non riconosce più.”. In un passaggio successivo il candidato leader del PD aggiunge: “Integrazione e legalità, multiculturalità e sicurezza, vivono insieme. Insieme stanno. Insieme cadono. Chi viene da lontano per scappare dalla fame e dalla guerra non può che essere almeno accolto da un Occidente egoista e avido. Ma per chi ruba ai cittadini quel bene prezioso che è la serenità c’è solo una risposta, ed è la severità e la fermezza con cui pretendere che rispetti la legge e che paghi il giusto prezzo quando questo non accade, quale che sia la sua nazionalità. Chi viene qui per fare male agli altri o per sfruttare donne o bambini deve essere assicurato alla giustizia, senza se e senza ma.”. Sono parole che sottoscrivo anche nelle virgole ma, da diessino sin dalla nascita, non posso non registrare come queste stese parole fossero impensabili ancora 5 anni fa per un qualsivoglia esponente del centrosinistra, a qualsiasi livello. A meno di non farsi poi etichettare come ‘sceriffo rosso’, ‘falce e manganello’ e facezie simili. Fuori dai denti: per molto tempo anche il partito in cui milito ha sottovalutato le spie accese su sicurezza e ordine pubblico per abbracciare un solidarismo carente perché non riempito da quei valori e da quei comportamenti che sono alla base di una seria integrazione. Valori e comportamenti che poi alla fine si riducono a un concetto: le regole valgono per tutti, il rispetto dei diritti e dei doveri fa il buon cittadino, non importa se italiano o straniero.

Se la probabile futura guida del Partito Democratico si sente in obbligo di fare di questa regola semplice uno dei passaggi fondamentali del suo discorso programmatico significa che in passato ciò non sempre è avvenuto. Non si devono ricercare colpevoli perché cambiano i tempi e dunque le opinioni: oggi nel Paese la sicurezza (e la percezione della stessa) è sentita come problematica prioritaria e dunque sarebbe un po’ sciocco- per un ministro, un parlamentare o un sindaco- tornare ad esempio ad affermare (è accaduto anni fa) che una quota di microcriminalità è fisiologica e dunque va sopportata.

Credo che Veltroni abbia coraggiosamente esplicitato una strada che già tantissimi esponenti di centrosinistra, pur con fatica, dubbi e persino ambiguità, intendevano percorrere da tempo. Non è tollerabile che agli strumenti dell’integrazione non si accompagni il rispetto del contesto e delle persone che lì risiedono; non è pensabile per chiunque, da qualunque luogo esso provenga, che all’affermazione dei diritti non corrispondano le responsabilità date dai doveri. Diciamocelo pur piano, ma proprio l’ applicazione a singhiozzo o svogliata di tale principio, fondante ad ogni latitudine la convivenza democratica, ha contribuito (come il destino, le tivù di Berlusconi e di un centrodestra attaccato come la cozza allo scoglio a concetti sofisticati di solidarietà come ‘affondiamo le barche dei clandestini’, ‘prendiamo le impronte dei piedi degli extracomunitari’, ‘fora di bal’, ‘calci nel sedere’) ad alimentare il famoso pregiudizio. Che va rimosso, anche se sarà impresa ardua visto che l’intera Europa pare essere convalescente di un’analoga malattia.

Ma bisogna anche avere la capacità di separare il pregiudizio dato dalla discriminazione e dal razzismo volontario o involontario dai segnali reali di disagio che emergono sul territorio.

Ci sono fenomeni di criminalità diffusa che magari non planano sui palcoscenici nazionali ma che sono mutati sino al punto di avere perso le originarie caratteristiche ‘sociali’. La prostituzione in strada, i borseggiatori, le risse, l’abusivismo commerciale, i truffatori delle tre campanelle non sono più fenomeni autonomi, spontanei, ma pezzi di uno stesso quadro nel quale tutte le città si ritrovano con sempre maggiore disagio e timore. E per la qualità di vita stessa di città come Rimini- straordinarie per solidarietà, apertura e capacità di accoglienza- occorre affermare le regole della convivenza, anche attraverso il contrasto quotidiano di tutti quegli atti che contribuiscono a diminuire la soglia della legalità. Come afferma l’Onorevole Chicchi ci sono già strumenti per farlo, però forse non bastano perché riferiti a un contesto che non è più quello attuale. Soprattutto va preso di petto il problema nella sua interezza, evitando di entrare in quel ‘relativismo delle priorità’ per cui è meglio non perseguire i reati apparentemente piccoli ma semmai le grandi organizzazioni criminali internazionali.

Ritorno dunque alle parole di Walter Veltroni e mi auguro che- anche grazie al prezioso apporto dell’Onorevole Chicchi- il Governo italiano metta in campo una imponente azione materiale e culturale (fatta di risorse economiche e umane, progetti di solidarietà e organici adeguati di forze dell’ordine, impegno sul versante delle scuole e dell’informazione radiotelevisiva) capace di ribadire che ‘integrazione e legalità, multiculturalità e sicurezza, vivono insieme’. Sarebbe il modo migliore di evitare giudizi a priori dei giornali nazionali su fotografie, proteste del cittadino perché sotto casa ha visto passare ‘una brutta faccia’ e perfino chiose raffinate di chi- stringi stringi- ti dice che meglio sarebbe occuparsi di qualcos’altro nel nome una cosa chiamata appunto pregiudizio.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:13