I dati sulle previsioni di assunzione non stagionali delle imprese per il 2014, pubblicati questoggi dal Sole 24 Ore, confermano da una parte le difficoltà del nostro territorio a uscire dalla crisi economica e finanziaria, diventata evidente a partire dal 2010 e dallaltra come il comparto turistico sia qualcosa di più di una semplice ciambella di salvataggio per larea riminese. Il 48° posto della provincia di Rimini nelle performance imprenditoriali attese per lanno in corso, con una variazione in negativo rispetto al 2013 di 480 posti di lavoro, è laltra faccia dei risultati molto più confortanti, emersi dal Bollettino del lavoro del secondo trimestre 2014 (aprile/maggio/giugno), in cui gli avviamenti registrati in provincia di Rimini erano stati 42.794, con un aumento di quasi 3.500 assunzioni rispetto allo stesso periodo dellanno precedente (39.311 unità) per una crescita percentuale vicina al 9%. Soprattutto un significativo incremento delle assunzioni allinterno di alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, il cui numero sfiorava (+ 13% rispetto al 2013); nel periodo aprile-giugno 2014 gli avviamenti del settore ricettivo-ristorativo rappresentavano circa i due terzi (65,3%) del totale provinciale, confermando la centralità del turismo stagionale per lintero sistema produttivo riminese.
La ricerca del Sole conferma dunque questa dicotomia del mercato del lavoro riminese; in difficoltà sul fronte del lavoro non stagionale (segno di una crisi che, da quattro anni a questa parte, non accenna ad allentare il morso), in crescita invece su quello stagionale. Unanomalia per certi versi storica, il cui progressivo assorbimento- al di là del processo di destagionalizzazione in ambito turistico che va completato- chiama allappello anche una serie di politiche nazionali, ormai non più rinviabili, e relative al rapporto tra scuola e lavoro. LItalia è clamorosamente sotto media europea (4% contro 12%) per tirocini o stage scolastici in ambito lavorativo e aziendale; elemento questo che ha una responsabilità ben definita nei picchi di disoccupazione giovanile nazionale, al top purtroppo nel vecchio continente. Un problema generale che ha una sfumatura locale, essendo il territorio riminese storicamente tra i più refrattari ad assorbire nel proprio tessuto imprenditoriale i laureati. Questa a-sintonia tra scuola e lavoro diventa particolarmente problematica, in aree come la nostra ricche di piccole e medie imprese e dunque abbisognanti di ricerca e innovazione per restare competitive sul mercato. Se, come pare, il Governo intenderà mettere mano alla filiera scolastica e della formazione professionale- incentivandone la maggior sincronizzazione con un tessuto di imprese moderno, innovativo, qualitativamente alto- con ogni probabilità un territorio potrà trarne benefici occupazionali stabili, meglio equilibrando il rapporto tra non stagionali e stagionali. Contando, in parallelo, di condurre in porto come sistema Rimini quel processo di riqualificazione e ammodernamento del modello che dovrà sempre più essere orientato a un territorio che opera e lavora costantemente 12 mesi allanno.