Rispetteremo le decisioni del nuovo Governo che tutelano la salute di chi contrae il virus e la tenuta della rete ospedaliera continuamente a rischio stress. Ma nondimeno, come segnalano gli stessi scienziati, si deve tenere conto dell'impatto devastante sul fronte economico di una guerra che giusto tra pochi giorni compie un anno dal suo primo 'colpo di cannone'. Sbaglia chi offre un quadro sfrangiato del mondo economico, in particolare del turismo in crisi ben oltre tutti gli altri settori industriali, rappresentato come ribelle e recalcitrante al tema della salute. Non è così, nella sostanza. Dare una visione di prospettiva, concordare linee guida certe, In altre parole, evitare per le festività pasquali ormai alle porte il pasticcio comunicativo combinato con l'annuncio dello stop agli impianti sciistici a poche ore dalla ipotetica riapertura. Capiamo le difficoltà del nuovo Governo, non dimentichiamo il contesto di difficile gestione di una pandemia sanitaria ancora attiva, ma quello che francamente lascia sconcertati gli operatori economici e i lavoratori è lo stato di permanente incertezza, contro ogni pianificazione comunicata per tempo. Una preoccupazione reale a circa 50 giorni dalle festività pasquali e della ormai prossima stagione estiva. Tutti gli operatori turistici, i ristoratori, i titolari di attività economiche, sono infatti già al lavoro per prepararsi alla Pasqua e offrire ai propri clienti una vacanza ed una esperienza sicura. Chi sta adeguando i propri locali per ottemperare al necessario distanziamento sociale, chi sfruttando al meglio le possibilità date dal piano “Rimini Open Space”, chi programmando la pubblicità. I nostri imprenditori sono pronti a riaprire e c’è anche chi, come da dna romagnolo, sfida la crisi investendo su nuove attività. Quello che va assolutamente evitato è che questo dinamismo vada disatteso per superficialità. Rimini non potrebbe accettare acriticamente una doccia fredda come quella appena caduta sugli operatori commerciali e turistici della montagna, che si erano già preparati con investimenti e assunzioni alla riapertura - seguendo peraltro le linee guida concordate - e che invece si sono ritrovate dalla sera alla mattina con un improvviso divieto . In poche ore, tutto vano, investimenti, lavoro, prenotazioni. Certo, la situazione sanitaria non consente di allentare la presa, ma al rigore delle norme serve accompagnare anche una rapidità da parte del governo nel dare una visione di prospettiva e comunicarla per tempo. Quello che va evitato è il repentino cambio di programma, l’improvviso dietrofront, l’incertezza di qualsiasi programmazione. Ci dicano pure come distanziare i tavoli, quali orari rispettare, che calendario seguire. Rimini farà la sua parte in questo senso. Riaprire le porte di bar e ristoranti già in primavera, con la Pasqua ormai prossima, sarebbe un messaggio concreto di speranza e fiducia, il segnale migliore di una comunità che sa come si fa a rialzarsi con il proprio lavoro. Dipenderà dalla situazione epidemiologica, ovvio. Ma il modo e la programmazione delle decisioni a livello centrale non sono elementi secondari. Il caso montagna di questi giorni mette in luce che diventa consistente anche il problema del metodo".
"Bisogna essere molto chiari: la salute viene prima di ogni questione. E anche nel seguire il per certi versi imbarazzante dibattito di donne e uomini di scienza in merito a 'lockdown sì / lockdown no' bisogna tenere fermo il timone: non siamo per nulla fuori dalla tempesta Covid, tra varianti virulente e una campagna vaccinale che ancora non è decollata come tutti avremmo voluto.
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