Sono persone nate e cresciute da noi, che sono andate all’asilo e a scuola con i nostri figli e figlie o che lavorano nella nostra città.
Persone che partecipano al presente e al futuro del nostro paese e che, con questo, è giusto che condividano diritti e doveri. Per questo penso che lo Ius soli è una regola ragionevole,perché è impossibile pensare che non debba essere regolato ciò che ormai è vita di ogni giorno. Dare cittadinanza è certo aprire a una nuova condizione chi si sente ancora fuori posto, ma anche chiamarlo a una piena responsabilità, a una più consapevole partecipazione, alla presa di coscienza che il diritto di essere italiano pretende il dovere di legge, costume, civiltà, cultura di chi ti dà l’onore e la gioia di esserlo.
Personalmente, e come Amministrazione comunale, abbiamo sempre sostenuto questa necessità, concedendo ad esempio la cittadinanza onoraria per i minori stranieri nati in Italia e residenti a Rimini (0-18 anni) nell’ambito dell’iniziativa “Rimini sono anch’io!”, che ha visto coinvolte circa 400 famiglie. Un'esperienza nata diversi anni fa proprio per stimolare il dibattito nazionale sul tema dello “ius soli”. Oggi come allora ribadisco che una piena cittadinanza passa dal diritto-dovere di sentirsi parte attiva della propria comunità.
Per questo, lo ripeto, lo Ius soli è un necessario atto di onestà che dovrebbe andare oltre gli steccati ideologici, oltre le contrapposizioni di parte, prendendo atto di ciò che è semplicemente la realtà che ci circonda tutti i giorni, a Rimini come nel resto dell’Italia.