Un gesto che non appartiene a questa città, alla sua tradizione di inclusione ed accoglienza, e per questo ancora più difficile da interpretare. Non basta una manifestazione, ho pensato, non basta lo sdegno,
serve qualcosa di più forte, un segnale che venga da chi conosce bene quel luogo e lo apprezza. In maniera spontanea e naturale ho allora pensato alla nuova scuola elementare di Spadarolo, subito dietro al centro di
accoglienza, frequentata tutti i giorni da tanti piccoli e dalle loro famiglie. Ho preso il telefono e contattato le insegnanti, la direzione didattica e alcuni genitori.
L'idea era semplice, trovare un momento dove andare a trovare insieme ai più piccoli gli ospiti del centro e, magari, fare un girotondo simbolico a protezione pacifica di un luogo benvoluto da tutta la comunità. La risposta positiva, corale, partecipata e vissuta è stato il segnale che speravo di ricevere, ma che temevo potesse anche non arrivare. Anzi, qualcosa di ancora più importante. Le insegnanti mi hanno proposto di dedicare tutta la prossima settimana al tema dell'integrazione e dell'accoglienza, e di andare insieme venerdì mattina a portare i risultati dei laboratori e degli incontri ai ragazzi del centro di accoglienza.
Se una manifestazione vale tanto, questa risposta vale dieci volte di più, perchè impegna, responsabilizza e coinvolge i nostri figli, coloro che faranno la Rimini di domani, in momenti di vera e vissuta solidarietà. Non
solo un gesto, ma un vero e proprio percorso di approfondimento e studio fatto con la scuola. È la risposta più bella al becero clima di odio che troppo spesso si respira in Italia e, a tratti, si affaccia anche dalle
nostre parti.