Lo scalo di Miramare sta uscendo dal tunnel, grazie anche al lavoro e alla collaborazione tra tutte le parti del tessuto istituzionale e socioeconomico riminese. Abbiamo sostenuto il Fellini nella fase di crisi per non farlo chiudere definitivamente; lo abbiamo sostenuto con la Conferenza permanente coordinata dal Prefetto, durante la gestione provvisoria del curatore; lo abbiamo sostenuto con la raccolta straordinaria di risorse, animata da attività economiche e istituzioni; lo abbiamo fatto chiedendo ad ENAC che il bando per la nuova gestione fosse portato avanti presto e bene; lo abbiamo fatto grazie al lavoro puntuale dei parlamentari Arlotti e Pizzolante affinché i livelli governativi fossero consapevoli della strategicità dellaeroporto nelle dinamiche di sviluppo locali; è stato fatto continuando a lavorare sui mercati internazionali, dalla Germania a Mosca, in sinergia con APT e operatori, per non spezzare mai quel filo, a un certo punto esilissimo, che teneva in vita le speranze per il Fellini. Lo abbiamo fatto anche con gli sviluppi delle note vicende in corso su Aeradria perché tutte le energie da spendere dovevano avere come obiettivo la resistenza e poi la riapertura dellaeroporto. Perché laeroporto, per Rimini, per tutto il territorio riminese, è parte decisiva dellofferta turistica che qui ha portato e porta benessere, lavoro, investimenti, non a una parte ma allintero tessuto comunitario.
Certo, non accadrà che dalla prossima settimana tutto tornerà come prima; occorrerà tempo per riprendere le redini di un mercato di per se stesso inafferrabile e legato a dinamiche interne (si pensi alla crisi della Russia in questo momento). Ma adesso laeroporto di Rimini è pronto a decollare nuovamente. Una buona notizia per (quasi) tutti. Non per chi ha scommesso e scommette per fini diversi sul crac di Miramare. Sia dentro che fuori i nostri confini amministrativi.
Questo perché in Italia esiste un sistema aeroportuale, paradossale e inquietante. Laeroporto di Ancona, di proprietà pubblica, paga le compagnie russe con 20 euro a passeggero e- è notizia di oggi- arriva allestremo di dire volate da noi che vi paghiamo, poi potete andare a Rimini che è vicina. E un ragionamento clamorosamente allopposto di chi vede laeroporto come linfrastruttura capace di generare sviluppo e indotto sul territorio dove è collocato. Dieci anni fa, con il Fellini precipitato a poco più di 200 mila presenze annue, il territorio decise di investire per rilanciare lo scalo e rilanciare lo sviluppo turistico soprattutto estero, avendo ormai un mercato esclusivamente italiano. Nei 6 anni successivi si è arrivati a sfiorare il milione di presenze annue, dando ossigeno e lavoro a migliaia di imprese grazie soprattutto agli arrivi dai Paesi ex sovietici. La domanda è, al di là di tutte le vicende che hanno e devono avere un loro corso e al di là di qualsiasi ombra polemica, perché da una parte, da tutte le parti, i contributi pubblici a un aeroporto sono un male e in altri, magari confinanti, sono un bene? Quanti enti pubblici in Italia sostengono con risorse finanziarie i loro scali? Lo fanno perché il costo è considerato non una spesa, ma un investimento che ha ricadute. Alcuni, paradossalmente, come Ancona lo fanno a tal punto che non interessa neppure se i turisti rimangono in città o nelle Marche per creare indotto. Da quelle parti si sostengono voli e aeroporto: pensare che a Rimini ciò sia avvenuto solo e attraverso una coazione a delinquere estesa a amministratori pubblici, privati, enti economici, oggi che lAereoporto riparte per limpegno di molti, è un paradosso italiano che preoccupa.