Cattelan ha percepito il cambiamento di Rimini e per questo e in questo senso lha scelta. La forza dellarte è che consente ad ogni testa, ad ogni occhio, ad ogni cuore, insomma ad ognuno di noi di interpretare lopera stessa, di interpretare lopera ed il contesto che la ospita. In definitiva ognuno di noi ha un suo angolo di lettura. Niente come larte contemporanea, con le sue allusioni, visioni, metafore, il suo rompere codici estetici consolidati, sa esprimere il senso della modernità e dunque delle città in movimento. Il Duomo di Leon Battista Alberti non andò ad offendere, ricoprendola di simboli ambigui, la più antica Chiesa di San Francesco? Caravaggio non fu forse ripudiato dalla committenza quando dipinse una figura sacra prendendo a modello una prostituta morta affogata nel Tevere? Lo stesso teatro Galli non andò a rompere traumaticamente larmonia di una piazza darmi? Oggi giornalisti, fotografi, media, blogger di tutto il mondo, incuriositi dallopera di Cattelan, scoprono Rimini città romana (opere al ponte di Tiberio e allarco dAugusto); Rimini oggetto di un grande cantiere teatrale dopo 70 anni di nulla e di macerie, vera e propria zavorra per la nostra comunità; le contraddizioni e le ipocrisie di una città che esattamente 30 anni fa contestava ferocemente Tondelli per la sua descrizione di Rimini quale Nashville o Las Vegas italiana, salvo oggi rimpiangerlo perché allora eravamo il centro del mondo; di una città persino costretta a vivere con il peso di un machismo greve, rimpianto e anche tollerato (cerano anche i concorsi in cui si davano i punteggi alle donne ). Queste sono mie, personali suggestioni, tra le tante, nel caleidoscopio delle interpretazioni, nessuna delle quali definitiva. In questo senso chi sta a Rimini oggi è fortunato: perché nel mondo si parlerà di Rimini, e Rimini stessa dibatterà sul linguaggio dellarte, sulla irruzione dellarte contemporanea nella storia della città, nella sua carne viva. Si discuterà darte nel mondo e in Italia grazie a Rimini. In unItalia in cui si dibatte solo di calciomercato e rancori. Si discuterà di cultura e della sua potenza, con la leggerezza di un altro simbolo, questo tutto balneare, riminese: una cartolina. Cartoline appunto. E chi nella vita, andando in vacanza, non ha mai spedito una cartolina? Ce nerano e ce ne sono di tutti i tipi: hanno monumenti, paesaggi, bellezze, spesso ironiche, irriverenti, imbarazzanti, scherzose, ambigue, metaforiche. Oggi Rimini evoca, racconta i suoi paesaggi urbani, i suoi cambiamenti, con la semplicità, lironia e la forza di cartoline fatte da uno dei più grandi artisti del mondo.
Rimini non ha scelto Cattelan né Cattelan ha chiesto a Rimini. Ci siamo trovati, forse grazie alla curiosità e al coraggio reciproco. In un momento storico in cui la città cambia (no cemento, grandi motori culturali al posto di quelli immobiliari), Rimini ha incrociato il più discusso e controverso degli artisti mondiali che ha puntato il suo sguardo verso una città dalle mille interpretazioni e contraddizioni.
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