Il percorso di integrazione di IEG e Bologna Fiere per realizzare un soggetto fieristico in grado di giocare da protagonista sul piano internazionale è una grande e innovativa operazione strategica non solo di Rimini-Bologna, ma è l’unica del sistema Italia in campo fieristico. Il Covid è piombato sul mercato fieristico mondiale con la forza e gli effetti di un gigantesco meteorite. Ancora adesso, e non si sa ancora per quanto tempo, viaggi, voli, fiere saranno forzate allo ‘stand and still’ come e più delle manifestazioni sportive e dell’intrattenimento che viveva e contava su grandi flussi di pubblico. Se pensiamo ai numeri di Riminiwellness, Sigep e gli altri appuntamenti del calendario di IEG siamo ai livelli di eventi sportivi mondiali. La crisi e le difficoltà sono vere, evidenti e rendono il quadro estremamente preoccupante e incerto. Condivido in questo senso i timori espressi dal sindaco di Bologna che chiede sostegno e assicurazioni per il settore, così come sostegno e assicurazioni sono state e sono garantite ad altri comparti dell’economia in bilico causa lockdown. Prendo atto che, a tutt’oggi, ufficialmente, il Governo ha destinato all’intero settore nazionale fieristico - a cospetto di altri paesi come Germania, Inghilterra, Usa, ecc. - un fondo complessivo, e sottolineo complessivo, di 63 milioni di euro per compensare le perdite avute finora. Lo giudichiamo del tutto insufficiente, anche alla luce della lettera firmata dai Presidenti di regione di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia in cui si chiedeva la costituzione di un Fondo pari a 800 milioni di euro. Verrebbe, se la questione non fosse così seria, di usare l’ironia. Per un sistema fieristico come il nostro che si è pagato sul campo con la redditività gli investimenti e i mutui fatti (ce la siamo fatta e pagati da soli), 63 milioni sono risibili. Sono la scelta, cioè, di non sostenere il sistema fieristico.
L’incontro della prossima settimana servirà a mettere a punto una strategia comune: il Governo deve avere più attenzione verso realtà industriali come la nostra alle prese con un programma di sviluppo particolarmente innovativo. Questi progetti dovrebbero essere premiati e sostenuti adeguatamente. Occorre un segnale forte da parte dell’Autorità centrale , condiviso anche dalla Regione Emilia Romagna che, sul fronte del sostegno a progetti innovativi, ha sempre speso il proprio impegno. Per quanto riguarda il processo di fusione mi permetto di dire questo: se ne parla da anni e da anni è condivisa l’idea di compattare e unire le forze. Abbiamo ragioni industriali vere e non chiacchiere. Gli approfondimenti in corso delineeranno se ci sono e quali sono le condizioni. L’esigenza e l’urgenza è lì e non solo da febbraio 2020. Io credo che essere pronti su questo aspetto, di cui a trarre vantaggio saranno i territori, si debba andare avanti e non rallentare. Anzi priprio il Covid mette ancora più in evidenza le ragioni industriali dell’integrazione tra queste due realtà. Se noi diciamo 'andiamo avanti' è chiaro che dobbiamo avere un Paese dietro che ci dia una mano seria.