Dichiarazione del sindaco di Rimini, Andrea Gnassi:

“All’indomani della presentazione delle liste per le elezioni del 12 ottobre 2014, vale la pena spendere una riflessione sulle prospettive e i problemi che si apriranno per la ‘nuova e riformata’ Provincia di Rimini.
Data di pubblicazione

Ente di secondo livello, e dunque non più elettivo, svuotato di competenze amministrative e di risorse finanziarie, ma nonostante ciò confermato nella sua strategica importanza in uno scacchiere regionale su cui pare torni a soffiare impetuoso il vento del ‘centralismo metropolitano’. Inutile nascondersi: i prossimi tre anni saranno quelli in cui si determineranno i nuovi assetti territoriali in relazione alle parti della società e dell’economia che più hanno e avranno incidenza su presente e futuro dei cittadini dell’Emilia Romagna. E con Bologna, per convenzione Dotta e da oggi  Metropolitana per decreto, che palesemente ‘picchia duro’, l’area riminese ha quasi l’obbligo di giocarsi questa partita con un inedito slancio di comunità, superando campanilismi, corporativismi ideologici e personalismi. Su questi stessi presupposti ho aderito alla richiesta di candidarmi avanzata dai Sindaci del centro sinistra e dal gruppo dirigente del PD.

E in questo senso il primo quadro d’insieme che emerge dalla composizione delle liste e dalle dichiarazioni del sindaco di Bellaria Igea Marina e capolista di ‘Il Buon Governo in Provincia’, Enzo Ceccarelli, e del sindaco di Coriano, Domenica Spinelli, rappresentano una chiara e positiva consapevolezza che attraversa sostanzialmente tutti gli schieramenti: la ‘nuova’ Provincia ha l’intenzione di misurarsi come territorio omogeneo e non come somma (o sottrazione…) di singoli interessi comunali con il campo largo regionale.

Su questi stessi presupposti ho aderito alla richiesta di candidarmi avanzata dai Sindaci del centro sinistra e dal gruppo dirigente del PD.

Non è più tempo di contentini o promesse che finiscono in cocenti delusioni; Rimini, e più in generale la Romagna, mette sul tavolo esperienze innovative di governo di settori strategici della società attraverso le cosiddette ‘aree vaste’ che non possono essere derubricate a ‘fenomeni locali’ dall’Emilia e da Bologna.

La riorganizzazione sinergica dei servizi primari (sanità, trasporti, acque) attraverso un processo di riconoscimento e condivisione delle eccellenze è un metro di misura che si chiede debba essere regionale. L’alternativa è un centralismo metropolitano muscolare che può avere la tentazione di volta in volta di piegare o indebolire i diversi territori regionali ancor di più se questi si propongono divisi. Una prospettiva questa per noi riminesi con debole presente e nessun futuro.

La Provincia di Rimini, non si sa ancora con quali competenze e risorse, ha dunque un compito politico fondamentale e alcuni asset prioritari d’intervento: l’accessibilità/mobilità/rigenerazione urbana del territorio; i servizi sanitari; l’edilizia scolastica la piattaforma dell’ospitalità.

Il metodo di governo, a mio avviso, è stato già ben esemplificato dal percorso di avvicinamento alla presentazione delle liste e dalle intenzioni espresse dalla quasi totalità dei sindaci: fare del sistema riminese un protagonista forte e che si presenta unito invece che in mini campanili, che siano essi politici o territoriali.

C’è la piena volontà di condividere, collaborare, discutere al di là degli steccati, perché la competizione non è tra Comuni limitrofi ma tra sistemi territoriali”.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:02