Fa un errore strategico enorme chi pensa che il futuro di un territorio come il nostro passi da quelle che, al di là delle formule e delle denominazioni, possono essere a tutti gli effetti riconversioni in condomini o in strutture standardizzate degli alberghi tradizionali. Per il nostro contesto, per quelle che sono le nostre caratteristiche, una misura del genere porterebbe con sé un enorme rischio speculativo: spero di sbagliarmi, ma non ne sarei così sicuro.
Questo per rimarcare la delicatezza del dibattito parlamentare in corso sullo Sblocca Italia. Il testo licenziato dalle commissioni parlamentari prima del passaggio in aula contiene ancora articoli che introducono la possibilità di variare la destinazione duso delle strutture ricettive in residenziale, in particolare promuovendo la formula dei cosiddetti condhotel, strutture ricettive che uniscono il servizio degli alberghi alla tipologia degli alloggi residenziali.
E un passaggio spinoso perché tutti i nostri programmi in essere sulla riqualificazione della zona turistica si incardinano sulla necessità di mantenere impresa e non residenziale, unimpresa che però deve contare su norme e incentivi per la riqualificazione. La possibilità di legge di cambiare destinazione duso, anche parziale, agli alberghi, se non adeguatamente analizzata nel suo impatto, potrebbe avere effetti negativi a catena, fino a mettere in discussione questo caposaldo.
Certo, chi conosce i mercati, i trend, le evoluzioni sa che la formula dei condhotel è da valutare. Ad oggi si sono è affermata in alcuni contesti metropolitani per dare ospitalità a chi vi lavora dal lunedì al venerdì. Nel contesto riminese a cosa e a chi servirebbe una formula del genere?
Ma un provvedimento calato dallalto, così come scaturito dalle commissioni parlamentari, potrebbe rivelarsi un colpo durissimo per il nostro turismo, con il risultato di determinare una perdita di imprese. Perché non valutare tali misure nellambito dei progetti più ampi di riqualificazione urbana? Che fine hanno fatto gli impegni, più volte espressi negli ultimi 10 anni, di agevolare il passaggio dallaffitto alla proprietà delle strutture ricettive, magari prevedendo defiscalizzazioni sulla vendita, precondizione per un nuovo impulso ai necessari investimenti? Che fine ha fatto la stessa proposta, avanzata dalla Riviera romagnola, di potere avere sostegno normativo per accorpare più alberghi, liberando anche spazi per servizi utilizzabili dalle strutture ricettive stesse? La politica industriale che serve a un settore strategico si riduce tutta a un favore alle lobby?
Lo Sblocca Italia è fatto da tante cose buone, e non si lo si può rovinare con inserimenti che più che alla logica paiono rispondere ai desiderata di precise lobby, magari anche locali. Attenzione a queste pressioni che non hanno certo come priorità il rilancio del comparto ricettivo, ma il proprio interesse. Facciamo allora che si chiami Sblocca Italia e non Tana libera tutti.