Con lui viene meno una personalità immensa, laccademia più rigorosa che sa incuriosirsi della contemporaneità che la ospita, in profondità, come è degli studiosi, ma con eleganza e leggerezza insieme. Lo ricordano con dolore oggi non solo le grandi istituzioni musicali che lo hanno avuto alla guida, ma le centinaia di musicisti e operatori musicali che da lui hanno imparato, nella musica come nella vita, dalle prime parti dei Berliner fino ai giovani talenti della Simon Bolivar e poi Orchestra giovanile venezuelana, rapiti dalla sua generosità dal suo umanesimo musicale verso gli ultimi della terra.
Conosceva bene, il Maestro, la Sagra Malatestiana e la sua importanza nel panorama degli eventi musicali, è stato più volte sul punto di accettare il nostro invito senza riuscirci allultimo, per i suoi tantissimi impegni a settembre, sempre più imprevedibili negli ultimi anni. A dire il vero non era entusiasta del nostro vecchio spazio per i concerti e avrebbe voluto esserci nel nuovo, di cui gli aveva certo parlato bene il Sovrintendente Cesare Mazzonis allora suo collaboratore allOrchestra Mozart. Di questo mi parlò in una lunga telefonata di tre anni fa quando ipotizzammo di portare a Rimini il suo Stabat Mater di Pergolesi, naturalmente la sua prima idea fu quella del Tempio Malatestiano di cui conservava la memoria che appartiene alla generazione di tutti i grandi della musica nellItalia dagli anni 50 in qua. Convenimmo sulla improponibilità, dato che avremmo dovuto programmare almeno 3 o 4 repliche, vista la capienza del Tempio e la domanda che si sarebbe scatenata. Ci demmo appuntamento al nuovo Auditorium Palacongressi, con quel nostro senso di impotenza e di frustrazione per linadeguatezza degli spazi, ma anche lemozione per avere direttamente da lui la fondata certezza di un incontro della città di Rimini con un mito della musica nel nuovo auditorium. Ce lo promise non solo per formalità. E vero che non aveva mai diretto alla Sagra, ma, come mi disse, di noi aveva avuto testimonianza da centinaia delle sue creature musicali, da lui amorevolmente allevate e accudite, perché è vero che Rimini ha accolto più e più volte lo spirito del suo insegnamento, ospitando, tranne la Mozart e Lucerna, tutte le orchestre che da lui discendono, la European Community Youth Orchestra, la Chamber Orchestra of Europe, la Gustav Mahler Jugendorchester, la Mahler Chamber Orchestra. Per non dire dei suoi più affini collaboratori come Daniel Harding, Franz Welser Most, Jan Marin, lo stesso Riccardo Chailly e perché no un giovanissimo Roberto Abbado in una edizione di Aterforum del 1978 al Tempio Malatestiano.
A lui, come uno dei grandi vecchi della storia della musica che ci lascia, dovremo guardare non solo per la memoria di un passato sublime, ma quando ci interrogheremo sulle curiosità del nuovo.