Ogni volta che si parla di nuovi diritti o di diritti di terza generazione - e in questo caso è la magistratura che sollecita la politica - c'è chi interviene in modo greve, duro, rancoroso. Ecco allora la foto in questione, in cui un bimbo sembra essere in balia di coppie omosessuali dall'aspetto temibile e soprattutto rispondenti ai peggiori clichè del peggiore dei mondi possibili. Barbe lunghe,muscoli, tatuaggi, sguardi torvi per insinuare rozzamente che chi sta fuori dai modelli a loro dire naturali, non sia proprio raccomandabile. Ma il nostro Paese la pensa davvero in questo modo? Certo, circolano gli stereotipi d' immagine e lessicali, purtroppo, ma credo/voglio sperare che la gran parte della nostra società sia molto più avanti, viva liberamente la propria vita affettiva e sessuale, senza più la paura di subire, in qualche modo, conseguenze negative dalle proprie scelte.
La cosa passa allora anche da un semplice manifesto: l' uso spregiudicato e strumentale di immagini e stereotipi e l' uso di un lessico offensivo e violento può essere spesso ‘anticamera culturale’ per ogni tipo di violenza che ancora registriamo nei confronti delle donne, degli omosessuali e di chiunque venga considerato in qualche modo "deviante". 
Abbiamo già seminato troppa paura in questi anni, abbiamo creato un livello di percezione dell' insicurezza ben superiore alla realtà. Un Paese moderno, invece, coltiva le differenze, le coglie, registra i mutamenti e non ne ha paura. E questo non è un capriccio.