La dichiarazione del Sindaco di Rimini, Andrea Gnassi
Data di pubblicazione

"Che sia un mero atto formale o meno, appare evidente come la mossa del Governo Monti di recepire in legge di Stato le indicazioni comunitarie sul demanio marittimo rappresenti nella sostanza uno spartiacque con il quale da ora in poi si devono fare i conti.

L'amministrazione centrale si è data 15 mesi di tempo per adottare un decreto legislativo che faccia propri gli elementi del libero mercato richiesti dall'Europa, introducendo aspetti di fruizione che oggettivamente incideranno sensibilmente sul modello canonico della spiaggia italiana. E Rimini non può sfuggire a quello che più che un dibattito diventa un'ipotesi concreta di lavoro.

Siamo davanti a un periodo che porterà cambiamenti epocali nel modo di fare e offrire turismo, e in tal senso la spiaggia non fa eccezione. Partiamo da un fatto: il modello riminese è fortunato perché fino ad ora ha saputo tenere in equilibrio le diverse componenti, vale a dire le esigenze degli ospiti, la tutela delle imprese e una forte caratterizzazione nazionale e internazionale. Lo stesso equilibrio deve essere ricercato allorché di fronte si parano nuove sfide: non ha senso trasportare il passato nel futuro, ma ha senso alzare l'asticella e perseguire uno schema innovativo che sappia tenere assieme le mutate istanze e abitudini della clientela, la volontà degli operatori di approntare un'offerta che sia in linea con un mondo che cambia, l'esigenza/opportunità di essere ancora una volta apripista piuttosto che rimorchio.

Senza volere anticipare una discussione, che comunque andrà fatta in tempi rapidi e senza perdersi in chiacchiere, va detto che - al di là della nuova legge - si debba ragionare da subito di una spiaggia aperta a nuove funzioni. Ci sono località che sull'emozione del sole che sale e che scende hanno costruito una suggestione diventata offerta turistica: benessere diffuso, accoglienza, wellness, termale, rinaturalizzazione, ristorazione in una giornata 'lunga' in cui è lo scenario marino a fare la differenza rispetto ai luoghi di ritrovo in una grande città.

Tutto questo 12 mesi all'anno, in relazione con i vettori dello sviluppo di una Rimini che ha investito sul Palacongressi, sulla Fiera, sull'aeroporto, e dunque non può lasciarsi sfuggire l'occasione di presentarsi nel suo vestito migliore e caratteristico al visitatore. E' chiaro che tutto ciò andrà fatto senza decisioni verticistiche ma partendo da una relazione vera con gli operatori.

Siamo alle soglie della possibilità di fare un salto di ciclo, innestare un' "altra grande opera" che ha come obiettivo rifare, riqualificare spiaggia e lungomare. Questo è un tipico terreno dove dalla crisi può emergere una grande opportunità.

Sono sicuro che Rimini, come nella sua storia migliore, può partire da chi ci crede. Chi lo vorrà, chi investe sulla prospettiva non rimarrà seduto su rendite di posizione e interessi corporativi. Non ce lo possiamo permettere perché non da chance per il futuro.

Ci sono tanti problemi - la sicurezza specie notturna, il rispetto dell'ambiente, la particolarità di una spiaggia come quella riminese frammentata in tante componenti - ma è altrettanto vero che sta a noi pensare a un'organizzazione che tenga conto dell'evoluzione delle abitudini e del gusto collettivi. Dovremo essere noi ad adattarci alle istanze del mercato, della riqualificazione ambientale e non pensare che accada viceversa. Perché è chiaro che questa volta, se non saremo pronti a decidere, sarà in ogni caso il cliente a farlo. ".

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:08