Davide Minghini fotografo in Rimini. Immagini dall’archivio,

7 maggio 2004 ore 17,45 sala della cineteca
Data di pubblicazione
Quarto appuntamento della rassegna “Libri da queste parti”. Venerdì 7 maggio Oriana Maroni e Nadia Bizzochi presenteranno il catalogo della mostra dedicata a Davide Minghini nello scorso autunno. Si tratta di molto più che un semplice catalogo. Bensì di un volume “autonomo” a tutti gli effetti, che presenta il fotografo Minghini come interprete del genius loci riminese. Il tutto scaturisce dall’esigenza di mostrare una parte rappresentativa dell’archivio fotografico Minghini depositato presso la biblioteca Gambalunga. La mostra, allestita al palazzo del Podestà, riscuote un grande successo. Il catalogo che l’accompagna risulta un libro assai bello; e degno di un iter autonomo. Per questo, qualche mese dopo l’occasione che l’ha generato, se n’è allestita una presentazione. Davide Minghini incarna e rappresenta, in quanto fotografo, la Rimini della ricostruzione, del boom economico e della vacanza di massa. Ma egli non dimentica mai il paesaggio della tradizione. Quello che Spallicci e “La piè” avevano fissato. Una Romagna arcaica legata ai tempi e ai modi di vita della società contadina. Una Romagna alla quale egli guarda con nostalgia e affetto. In Minghini, dunque, convivono modernità e tradizione. Come fotografo di cronaca del “Carlino” (unico quotidiano della città fino a non molti anni fa) è testimone della vita urbana tra l’inverno sonnacchioso della provincia e il turbine dell’estate metropolitana. Anche se alla Rimini estiva egli sembra preferire quella invernale. E’ un autodidatta ma nel suo studio si raccolgono scrittori di memorie cittadine insieme a artisti (Pasquini, Della Bartola, Pazzini…) e personaggi stravaganti come Elio Pasquini, detto E’ Nin, che aveva lavorato nel cinema all’epoca del passaggio dal muto al sonoro, divenendo poi un maestro della tecnica delle luci. Minghini sarà – lo testimonia lo stesso regista – il cicerone di Fellini durante il suo ritorno a Rimini negli anni Sessanta; e lo assisterà pure nella ricerca di volti per Amarcod. Del film ci ha lasciato una bella testimonianza fotografica relativa alle riprese delle celebrazioni del Natale di Roma. Il volume che riproduce un’ampia e suggestiva selezione di fotografie, raggruppate secondo un percorso tematico e interpretativo da Oriana Maroni, propone anche le belle foto sul set di Amarcord nonché una serie di importanti saggi che introducono il fecondo rapporto tra il fotografo Mingo (questo era il suo soprannome) e la sua Rimini.

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