Chi si occupa di comunicazione sociale per le associazioni di volontariato, chi della manutenzione delle oasi naturalistiche o della cura degli animali, chi dell’organizzazione e promozione di eventi o di iniziative ricreative, chi si occupa di assistenza alle pratiche burocratiche e chi invece di insegnare baseball e danza: sono un centinaio i potenziali beneficiari dei Progetti utili alla collettività (Puc), programmi personalizzati rivolti nello specifico ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza che abbiano sottoscritto un Patto per il Lavoro o un Patto per l'Inclusione Sociale.
Nello specifico sono circa 2.900 nell’ambito territoriale di cui Rimini è comune capofila le persone destinatarie del reddito di cittadinanza e coinvolte (ad eccezione degli esenti e degli esclusi) in percorsi di accompagnamento curati in parte dai centri per l’impiego, in parte dai Servizi sociali del Comune, a cui sono affidati i soggetti più fragili. Al Comune spetta il compito di attivare con le persone coinvolte un Patto per l'Inclusione Sociale, che in alcuni casi prevede la definizione di Progetti utili alla collettività (Puc) rivolti a chi, pur ricevendo il reddito di cittadinanza, non può svolgere attività lavorative a chiamata.
I PUC sono stati mappati in collaborazione con Volontarimini andando a individuare i bisogni e le esigenze della comunità e incrociandole con le opportunità che le risposte a tali bisogni offrono in termini di empowerment delle persone coinvolte, in coerenza con le competenze professionali e le propensioni individuali. Ad oggi sono 35 i progetti attivati per l’Ambito territoriale in cui ricade Rimini, con il coinvolgimento di 34 realtà del territorio tra organizzazioni di Volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperative e associazioni sportive dilettantistiche, dando risposta a 104 persone. Nello specifico 23 progetti saranno attivati nel Comune di Rimini, 4 a Santarcangelo di Romagna, 3 a Verucchio, 1 nei comuni di Bellaria Igea Marina, Casteldelci, Poggio Torriana, Sant'Agata Feltria, Pennabilli. Questi ‘percorsi di servizio’ non vanno a sostituire le figure professionali, ma consentiranno di andare a potenziare i servizi attraverso attività complementari, a supporto e integrazione rispetto a quelle ordinariamente svolte dai Comuni e dagli Enti pubblici coinvolti. Le attività devono essere svolte per almeno 8 ore settimanali (aumentabili fino a 16) e dovranno rispondere ad uno specifico obiettivo da raggiungere in un intervallo di tempo definito.
“Possiamo finalmente partire con questa rete di progetti diffusi sul territorio - è il commento di Gloria Lisi, assessore alla protezione sociale del Comune di Rimini – 35 progetti ora in grado di rispondere ad oltre un centinaio di riminesi. Rimini aveva giocato d’anticipo e già da tempo aveva stretto le collaborazioni con i diversi soggetti coinvolti, a partire da Volontarimini, per creare progetti mirati che rispondessero al duplice obiettivo di rafforzare l’autonomia dei soggetti coinvolti e potenziare i servizi alla collettività. Ora, dopo lo stop dettato dall’emergenza sanitaria, possiamo attivare questi percorsi di servizio: ne monitoreremo lo sviluppo per valutare potenzialità e criticità, ma stiamo già lavorando per creare nuove opportunità a beneficio di chi ora è inattivo e in generale della comunità”.